Pensioni: illustrate le linee del governo, ma la riforma sembra in alto mare
Anche nel 2023 si andrà avanti nella discussione, annosa, della riforma del sistema pensionistico. Nessun governo, neppure quello di Mario Draghi, è riuscito ad affrontare seriamente il problema, che pure è urgente visto che si tratta di uno dei punti fondamentali inseriti nel Pnrr Italia, su espressa richiesta della Commissione Ue.
La ministra del Lavoro, Marina Calderone, annuncia di aver inserito la riforma nelle linee programmatiche del suo dicastero, illustrate in audizione al Senato. I punti di partenza fondamentali riguardano gli obiettivi di Governo sulle pensioni e il metodo alla base della riforma, che parte da quanto discusso nei vari tavoli con i sindacati, instaurati sia dal governo attuale, sia da quelli precedenti. Vediamo quali sono, riprendendo un’interessante analisi del sito PMI.it, specializzato in materia.
La ministra ha evidenziato di aver messo a punto un sistema che garantisca sul lungo periodo la sostenibilità dei conti pubblici e l’adeguatezza dei trattamenti previdenziali. Il riferimento alle future generazioni indica la volontà di prevedere meccanismi che tutelino il diritto previdenziale anche a fronte di un mercato del lavoro che spesso comporta carriere discontinue, con il rischio di non maturare un trattamento adeguato. Un elemento su cui Calderone insiste è la volontà del Governo di “chiudere la stagione delle forme di accesso a pensioni sperimentali“.
Saranno evitati i contestati «scaloni anagrafici», come quello che si sarebbe verificato senza proroghe da gennaio 2023, modificando gli attuali requisiti previsti da forme transitorie di flessibilità in uscita, che consentono di ritirarsi con 63 anni (APE), 64 anni (Quota 103), dai 58 o 59 anni (Opzione Donna).
La ministra ha nuovamente evidenziato la necessità di garantire un adeguato ricambio generazionale all’interno del mondo del lavoro, anche “prevedendo forme sostenibili di compartecipazione fra oneri a carico del datore di lavoro e dello Stato, con esodo dei lavoratori più vicini alla pensione e percorsi mirati di staffetta generazionale con doti attrattive di incentivi alle assunzioni che consentano un efficace rilancio dell’occupazione giovanile”.
Un meccanismo simile è già stato inserito in Manovra 2023, con un incentivo a restare al lavoro per chi raggiunge il requisito della Quota 103; il lavoratore può chiedere di non versare più contributi previdenziali, avendo già maturato una pensione, prendendo quindi uno stipendio più alto.
La modifica del sistema previdenziale negli ultimi anni ha dovuto confrontarsi col soddisfacimento (difficile) della duplice esigenza di garantire il ricambio generazionale nel mondo del lavoro e di spostare in avanti l’asticella del pensionamento per chi invece è più vicino alla pensione.
Sulle pensioni dei giovanila ministra è stata chiara: “saranno verificate, a favore delle generazioni più giovani, forme di garanzia pensionistica nel caso di carriere contributive discontinue; si disegneranno forme di potenziamento della posizione pensionistica in modo da formare in modo consapevole una futura rendita adeguata al tenore di vita con oneri calcolati secondo i principi generali del nostro ordinamento pensionistico”.
L’impegno del governo, annuncia Calderone, è quello di aprire anche sulle pensioni tavoli di confronto nel 2023, focalizzando proprio su questo tema l’interlocuzione con i sindacati, che lo hanno più volte richiesto. La prima riunione su tale riforma è prevista per il 19 gennaio, nell’ambito di una roadmap finalizzata a discutere con le parti sociali anche altre riforme future.
Apprezziamo la buona volontà dimostrata dal governo e dalla ministra, ma osserviamo che ancora una volta siamo di fronte ad un elenco di buone intenzioni, da riempirsi di contenuti da discutere con le parti sociali, che hanno già mostrato di avanzare critiche in merito all’operato di questo governo.
I pensionati e i lavoratori in genere pretendono di avere finalmente certezze per il loro futuro e di non essere considerati solo come bancomat da tutti i governi, di ogni genere, di destra, di centro, di sinistra o tecnici “del presidente”. Non vorremmo che alla fine saltasse fuori un’altra ministra in lacrime, come Elsa Fornero, non dimenticata soprattutto dagli esodati che hanno, loro sì, versato lacrime amare a causa dei provvedimenti approvati dal governo “SalvaItalia” del professor Monti.