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Pechino: minacciate ritorsioni contro i Paesi che impongono test covid a chi arrriva dalla Cina. Tajani: “Un tampone non è offensivo”

La portavoce del ministero degli esteri cinese, Mao Ning

PECHINO – E’ stata condannata da Pechino, oggi 3 gennaio 2023, l’imposizione di test Covid da parte di una dozzina di Paesi ai viaggiatori provenienti dalla Cina, avvertendo che potrebbe prendere adottare ritorsioni.

“Alcuni Paesi hanno messo in atto restrizioni all’ingresso rivolte esclusivamente ai viaggiatori cinesi. Questo non ha basi scientifiche e alcune pratiche sono inaccettabili”, ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning, aggiungendo che la Cina potrebbe “prendere contromisure, sulla base del principio di reciprocità”.

La risposta di Antonio Tajani, ministro degli esteri italiano, è stata pronta: “Mi sembrano misure normalissime. Lo fanno tanti cinesi ma anche tanti italiani provenienti dalla Cina. E’ a tutela della salute fare un tampone, non ha nulla di offensivo. E’ un provvedimento normale per evitare che si diffonda il Covid”. E ancora: “Non c’è nessun intendimento offensivo né limitativo della libertà – ha spiegato Tajani -. Noi italiani siamo stati all’avanguardia. Siamo stati il primo Paese e poi altri hanno seguito”.

Il primo ministro francese Elisabeth Borne ha dichiarato che i test anti Covid-19 per i viaggiatori in arrivo dalla Cina continueranno nonostante le proteste di Pechino. “Penso che stiamo compiendo il nostro dovere nel chiedere test”, ha detto Borne alla radio France Info quando gli è stato chiesto della reazione della Cina, prima di aggiungere: “Continueremo a farlo”.



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