Qatargate, i giudici di Brescia:”Silvia Panzeri va consegnata al Belgio”
BRESCIA – Ha accolto la richiesta dei giudici del Belgio, la Corte d’Appello di Brescia, dando il via libera al trasferimento a Bruxelles, di Silvia Panzeri, figlia di Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato in cella per il Qatargate, e che da dicembre è agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Milano in seguito a un mandato di arresto europeo.
Si è chiuso così il primo round relativo alla procedura che prevede il trasferimento della giovane avvocatessa nel carcere di recente costruzione di Haren, lo stesso in cui si trova l’ex vice presidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, a meno che la magistratura belga non decida di applicare una misura cautelare meno pesante.
A deciderlo sono stati i giudici presieduti da Giulio De Antoni, i quali, nelle loro motivazioni lette in aula, alla presenza della stessa indagata (che non ha rilasciato dichiarazioni), hanno fatto valere il principio di reciproca fiducia tra Stati dell’Unione Europea e hanno ritenuto sussistere ancora gli indizi di quando, oltre un mese fa, è stata fermata su richiesta nella magistratura di Bruxelles nella casa di famiglia a Calusco D’Adda, nella Bergamasca, assieme alla madre Maria Dolores Colleoni. Nei confronti di quest’ultima la Corte bresciana (un collegio diverso) ai primi di gennaio ha disposto la consegna contro la quale i difensori Angelo De Riso e Nicola Colli hanno presentato ricorso in Cassazione. “Avevamo ragioni che potevano essere condivise, e invece non sono state prese in considerazione”, hanno affermato i due avvocati che valuteranno se impugnare entro cinque giorni il provvedimento che riguarda Silvia Panzeri.
Il tema sollevato, e sui cui si basa la discussione e la richiesta di non consegnare madre e figlia, sono le condizioni definite “critiche” delle carceri belghe. Situazione sulla quale è stata chiesta una relazione all’autorità giudiziaria del Paese dove si sta indagando per associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio, ipotizzando mazzette per favorire gli interessi di Qatar e Marocco. Una relazione, arrivata nei giorni scorsi, e che non soddisfa la difesa: “Presenta punti di criticità – hanno spiegato i legali – in particolare si riferisce a una situazione generale che risale al 2019” e non ai penitenziari dove si trovano i coindagati. E proprio per questa e altre ragioni non si esclude che la difesa, che il prossimo 31 gennaio discuterà davanti alla Suprema Corte il ricorso contro la consegna di Colleoni, impugni anche la decisione presa nei confronti della figlia.
Intanto all’Eurocamera è partito l’iter per la revoca dell’immunità di altri due indagati nello scandalo, Marc Tarabella e Andrea Cozzolino. La presidente del Pe Roberta Metsola, dando il via ai lavori della Plenaria, ha annunciato l’inizio della procedura richiesta dalla giustizia belga. Toccherà alla commissione Juri prendersi carico del dossier nei prossimi giorni. I coordinatori della commissione si riuniranno nelle prossime ore per decidere il relatore del testo per il procedimento di revoca che, come è stato riferito, dovrebbe arrivare entro la Plenaria di febbraio.