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Equo compenso: è legge. Meloni: “Restituirà dignità e giustizia al lavoro”. Il Pd si è astenuto

Giorgia Meloni

ROMA – L’equo compenso è diventato legge. Il testo è stato approvato con 213 voti a favore, nessun contrario, e 59 astenuti: i deputati del Pd. Il testo impone alle imprese bancarie e assicurative (e loro controllate e mandatarie) ed alle aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10 milioni, di versare al professionista a cui affidano incarichi un compenso equo, “proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro” e “conforme ai parametri ministeriali” per la determinazione delle remunerazioni.

“Oggi la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo alla proposta di legge sull’equo compenso. Una norma che ha l’intento di riconoscere e tutelare la qualità e la quantità del lavoro svolto dai liberi professionisti nei confronti dei cosiddetti contraenti forti”.

Lo scrive la premier Giorgia Meloni sui social. “Una legge attesa da anni che ho voluto riproporre a inizio legislatura e di cui sono orgogliosamente prima firmataria insieme al collega Morrone – aggiunge -. Ringrazio tutti i deputati e i senatori per questo importante traguardo raggiunto volto a restituire dignità e giustizia a tanti professionisti a cui per troppo tempo sono state imposte condizioni economicamente inique”.

“Ci hanno visto arrivare e siamo arrivati! L’approvazione della legge sull’equo compenso è un risultato fortissimamente voluto dal governo, da Forza Italia e dall’intero centrodestra. Una vittoria che, da oggi, rende il Paese più inclusivo e civile”. Lo dichiara il viceministro alla Giustizia e senatore di Forza Italia Francesco Paolo Sisto. “Un mercato in cui esistono scappatoie per non riconoscere il pieno valore economico di una prestazione professionale è un mercato iniquo e squilibrato. Era dunque doveroso intervenire con uno strumento normativo che mettesse ordine nella giungla dei patti leonini e dello sbilanciamento a favore dei grandi committenti, garantendo in particolare i professionisti più giovani. Lo abbiamo fatto, con tenacia e passione , a tutela di un intero settore e dei cittadini”.

Ancora Sisto: “Ci sono mestieri, come quello del giornalista, mortificati negli ultimi anni dalla concorrenza selvaggia, al ribasso, che ha penalizzato non soltanto gli operatori e ingessato il mercato, ma, ha diminuito la qualità dell’informazione. Per questa ragione è estremamente positivo che la proposta di legge sull’equo compenso per i professionisti appena approvata dalla Camera dei deputati riconosca anche i giornalisti tra i lavoratori che forniscono prestazioni d’opera intellettuale che hanno diritto ad una remunerazione equa, adeguata ‘alla qualità e alla quantità del lavoro svolto”.

Paolo Emilio Russo (Forza Italia): “Il testo approvato oggi sancisce questo principio per chi lavora in aziende – editoriali e non- con più di 50 dipendenti. Forza Italia ha contribuito ad estendere il numero di soggetti obbligati al rispetto delle disposizioni anche ai “contraenti forti”, ovvero pubblica amministrazione, partecipate, controllate e mandatarie. Il lavoro autonomo, in tutti i settori, non può e non deve essere una giungla: la norma approvata dal Parlamento va nella direzione giusta”.

Tommaso Foti (Fratelli d’Italia): “L’equo compenso è finalmente realtà. Con l’approvazione definitiva alla Camera della proposta di legge a prima firma Meloni, verranno infatti tutelati quei professionisti, inspiegabilmente criminalizzati dalle politiche del passato, che forniscono quotidianamente prestazioni d’opera intellettuale in favore di aziende e pubbliche amministrazioni. Grazie alle norme approvate oggi non ci saranno più professionisti sottopagati e verrà garantito loro un diritto chiaramente tutelato anche dalla nostra Costituzione. E’ un primo passo – prosegue – verso una riforma che riguarderà la formazione, l’orientamento e l’accesso alla professione. Grazie al coerente e determinato impegno di Fratelli d’Italia è stato onorato un altro impegno assunto in campagna elettorale, atteso da anni da quel mondo delle libere professioni e che riceve oggi adeguata risposta”.

Mentre Federico Gianassi (Pd) motiva così l’astensione del suo partito: “Il Pd è impegnato da tempo nell’approvazione di leggi che tutelano il diritto alla retribuzione equa per i lavoratori, come sancito dall’art. 36 della Costituzione. Per questo che siamo impegnati nella battaglia per l’approvazione del salario minimo legale ed è per questo che abbiamo lavorato per l’affermazione dell’equo compenso per i liberi professionisti. In quest’ottica abbiamo dato un contributo affinchè la norma, oggi approvata, fosse la più ampia ed estesa possibile. Con rammarico, invece, dobbiamo prendere atto che le nostre proposte migliorative sono state respinte dalla maggioranza. Avevamo chiesto, ad esempio, di estendere la platea delle imprese obbligate a riconoscere l’equo compenso, abbassando i limiti dimensionali ed estendo l’obbligo anche alle società di riscossione, così come avevamo chiesto di cancellare le sanzioni al professionista che è parte debole del rapporto e non può essere pure sanzionato se non gli viene riconosciuto un equo compenso. Avevamo inoltre suggerito di prevedere una norma transitoria che intervenisse su tutti quei rapporti in essere che non rispettano l’equo compenso. Abbiamo ricevuto, da governo e maggioranza, solo un muro invalicabile. Per tale ragione, pur apprezzando che la norma di oggi afferma il principio dell’equo compenso ed estende l’ambito di applicazione rispetto a quella del 2017, non possiamo non registrare con rammarico che si tratta di una occasione persa perché lascerà fuori dalla tutela ancora centinaia di migliaia di liberi professionisti. Ed è per queste ragioni che il gruppo Pd si è astenuto”.



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