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Stadio Franchi: per Ue non è un monumento da salvare come diceva Pessina. E ora Nardella chiederà i soldi alla Meloni

Franchi
Lo stadio Franchi di Firenze in una foto anni Cinquanta, quando si chiamava Comunale (Foto d’archivio)

Cerca una via d’uscita, andando a bussare alla porta del governo Meloni, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ha scommesso tutto sul restauro dello stadio Franchi. Il no dell’Unione Europea ai 55 milioni che dovevano far parte del Pnrr ha rovinato il progetto, lasciandolo senza un finanziamento indispensabile. Per l’Europa, il Franchi non è un monumento nazionale da salvaguardare, ma solo uno stadio decadente. Di fatto oggi si sancisce quello che un po’ tutti sapevamo: cioè che il progetto era frutto di una forzatura. Morale? Forse sbagliata la valutazione del ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, dopo l’assurdo dibattito fra intellettuali (o pseudo tali) che dettero man forte al sovrintendente Pessina, strenuo difensore di un’intoccabilità dell’impianto progettato da Nervi che non sembra avere considerazione laddove si deve decidere e stanziare soldi. Si dirà che la colpa è dei fiorentini, sempre pronti a dire no: come per alta velocità, aeroporto e via elencando. Vero. E questa spero sia una lezione per i tanti, troppi “signor no” che respinsero indignati la proposta del presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, pronto a finanziare uno stadio nuovo purchè gli fosse assegnato il controllo del progetto e dei lavori.

“C’è chi ha remato contro Firenze e la Fiorentina – afferma sconsolato Nardella – e c’è chi ancora spera che lo stadio Franchi faccia la fine dello stadio Flaminio dello stesso architetto Nervi, abbandonato e degradato. Un buco nero nel quartiere di Campo di Marte. Ma noi non ci arrendiamo minimamente! Non fermiamo la procedura di gara pubblica già avviata, anche perché attualmente il progetto è destinatario del finanziamento statale del Ministero della Cultura per 140 milioni di euro circa che non possiamo perdere. Inoltre abbiamo speso già 8,5 milioni di euro nella progettazione e nella verifica della progettazione. Chiediamo allo Stato italiano di lavorare insieme a una soluzione per sostituire la quota mancante e coprire l’intero importo”.

Nardella ha ringraziato “il ministro Fitto e il governo per aver difeso il progetto condividendo con il Comune di Firenze le motivazioni a difesa della correttezza del procedimento adottato”. “Lo Stato – ha ricordato il sindaco – più di un anno fa ha attribuito alla Città Metropolitana e al Comune di Firenze tale finanziamento, nell’ambito dei Piani Urbani Integrati, con un apposito decreto interministeriale sul quale nessuno fino a ieri aveva mosso formali obiezioni”. Nardella ha ribadito anche di aver “rispettato tutti i tempi imposti dalle regole europee e avendo ricevuto ben 40 autorizzazioni”.

Ma ora, per salvare il restauro del Franchi, il sindaco di Firenze dovrà chiedere aiuto al governo Meloni. Anche con qualche ragione: per esempio tutti i vincoli posti dall’ex sovrintendente Pessina, alto dirigente statale, che di fatto impedirono che della questione stadio si potesse far carico il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso.


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Sandro Bennucci

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