Inflazione risale: colpa dei prezzi per l’energia. Frena il carrello della spesa, ma Fed e Bce pronte a nuovi rialzi
ROMA – Riserva una poco lieta sorpresa il dato sull’inflazione di aprile: il calo di marzo è stato episodico. ll percorso verso prezzi stabili è ancora accidentato, incerto e tutt’altro che concluso. Per questo le banche centrali, Fed e Bce in testa, si preparano ad un nuovo rialzo dei tassi questa settimana: l’economia ha tenuto anche di fronte alle crisi bancarie e può sopportare una nuova stretta sia in Usa che in Europa. Gli analisti si aspettano però un passo ridotto e toni più moderati: la Fed dovrebbe annunciare un nuovo rialzo da 25 punti base seguito dall’atteso stop, mentre la Bce dovrebbe dimezzare il rialzo che i falchi vorrebbero da 50 punti.
Il nuovo aumento in vista del costo del denaro pesa sulle Borse europee, che girano in negativo dopo i dati sull’inflazione della mattina e nel finale chiudono in forte calo dopo lo scivolone del greggio, crollato (-4%) per il rallentamento della manifattura in Cina e degli ordini di fabbrica negli Usa. Milano cede l’1,7%, Parigi l’1,45%, Londra l’1,24%, Madrid l’1,72% e Francoforte l’1,23%. L’indice dei prezzi al consumo nell’Eurozona era in calo da novembre. A marzo era sceso al 6,9%, e ad aprile è invece risalito al 7%. E’ una soglia psicologica che la zona euro sperava di essersi lasciata alle spalle e invece la retromarcia la costringe a fare i conti con i prezzi dei prodotti energetici che tornano a salire, dopo mesi di calo. In Italia il balzo è stato ancora più accentuato: dal 7,6% di marzo, all’8,3% di aprile.
Anche per l’Italia l’Istat segnala che la causa principale è l’aumento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,7%). La buona notizia, però, è che frena il cosiddetto ‘carrello della spesa’: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, mostrano un nuovo rallentamento (da +12,6% a +12,1%), mentre accelerano quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,6% a +8,2%).
Per il Codacons era solo questione di tempo: la frenata dell’inflazione negli ultimi due mesi “era un’illusione ottica dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas”, e si è esaurita “una volta terminato l’effetto calmierante dei beni energetici”. Ora l’inflazione all’8,3% significa per ogni famiglia una spesa maggiore di 2.428 euro all’anno. Per Confcommercio, invece, non bisogna allarmarsi: era noto che il percorso di rientro non sarebbe stato né immediato né privo di ostacoli. I dati di aprile, in realtà, registrano un aspetto positivo: l’inflazione di fondo, quella a cui guardano le banche centrali per capire la tendenza dei prezzi, è leggermente in calo. Da 5,7% di marzo è scesa a 5,6%, dopo mesi di aumenti. Secondo gli analisti di Bloomberg, non essendoci sorprese al rialzo sull’inflazione ‘core’, il board della Bce giovedì rialzerà i tassi soltanto di 25 punti, perché i falchi non avranno molti dati per argomentare la loro richiesta da 50 punti.
Anche i nuovi dati sui prestiti bancari, altro elemento monitorato dal board, indicano che la politica restrittiva sta funzionando: nel primo trimestre 2023 la stretta sul credito è stata maggiore delle aspettative delle banche. Un nuovo rialzo dei tassi, anche se da 25 punti, significa comunque un’altra stangata sui mutui. Secondo Facile.it l’impatto sulla rata di un mutuo medio a tasso variabile sarà di 237 euro (+52%) rispetto all’inizio dello scorso anno, raggiungendo i 693 euro. Gli esperti prevedono che l’Euribor a 3 mesi non smetterà di salire raggiungendo il suo picco a settembre 2023 con un valore intorno al 3,76%, ovvero la rata arriverebbe a circa 737 euro, oltre 280 euro in più rispetto a quella di gennaio 2022.