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Ucraina: nave russa respinge attaco droni nel Mar Nero. Nuovi raid a Belgorod. Kiev nega suo comandante ferito

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KIEV – “Numerosi attacchi di droni” sono stati registrati nella notte sulla regione russa, ha riferito il governatore Vyacheslav Gladkov, sottolineando che “la maggior parte dei sistemi di difesa aerea ha retto, ma ci sono danni” e almeno una persona è rimasta ferita. Kiev non molla e anzi ha alzato la posta, preannunciando raid anche in altre regioni di confine della Russia.

Questo “finché il regime criminale di Putin non porrà fine alla sua guerra”, ha riferito il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza ucraino Oleksiy Danilov. Mosca ha promesso di rispondere “prontamente e con fermezza” ad eventuali altre incursioni sul suo territorio. Ma intanto la vendetta di Kiev si è abbattuta anche sui mari, dove all’alba la Ivan Khurs, la più moderna nave da ricognizione della Marina russa, è stata oggetto di un attacco con tre droni marini mentre attraversava il Bosforo pattugliando le acque dove corrono i gasdotti Turks Stream e Blue Stream, nella zona di interesse economico esclusivo della Turchia. Poco dopo, le autorità della Crimea hanno annunciato la chiusura del ponte di Kerch, ufficialmente per esercitazioni. L’attacco è stato “respinto con successo”, ha precisato il ministero della Difesa russo. Ma certamente getta ulteriore benzina sul fuoco delle tensioni già alle stelle dopo lo sconfinamento della guerra in terra russa.

L’attacco a Belgorod rappresenta infatti un colpo senza precedenti per Mosca durante il conflitto, mentre Kiev ha ammesso per la prima volta di “collaborare” con i combattenti russi anti-Putin responsabili dei raid. “Comunichiamo e condividiamo alcune informazioni”, ha detto al Financial Times Andriy Chernyak, funzionario dell’intelligence militare ucraina, negando tuttavia l’ingresso di truppe ucraine in Russia e la fornitura di armi americane ai gruppi della resistenza russa. Mosca da parte sua ha accusato invece ancora una volta l’Occidente di coinvolgimento attivo nel conflitto con le armi, con il ministro degli Esteri Serghei Lavrov che ha comparato “l’espansione sconsiderata della Nato” alla “politica della ‘Drang nach Osten’ (Spinta verso l’est) di Hitler”. Mentre i media russi hanno insinuato nuovi dubbi sullo stato di salute del comandante delle forze armate di Kiev Valery Zaluznhy: Ria Novosti ha scritto che il generale “ha riportato ferite alla testa e da schegge in un attacco missilistico delle truppe russe contro un posto di comando nei pressi di Kherson all’inizio di maggio”.

“Bugie”, è stata la secca replica delle autorità ucraine, che hanno pubblicato il video di un intervento online del capo militare a un panel a Odessa il 20 maggio. Sul terreno intanto proseguono i bombardamenti e si continua a guardare a Bakhmut, dove “lo stato maggiore ucraino non ha riferito di combattimenti nella città per la prima volta dal dicembre 2022”, ha sottolineato il think tank statunitense Institute for the study of war (Isw). La novità “suggerisce che le forze del gruppo Wagner potrebbero aver compiuto ulteriori progressi all’interno della città”, secondo gli esperti, mentre l’esercito di Kiev ha riferito di avanzamenti “sui fianchi” dell’insediamento del Donetsk.

La soluzione diplomatica resta lontanissima. Per il Cremlino “non ci sono ancora i presupposti per un processo di pace” e “l’operazione militare speciale continua”. Il presidente Vladimir Putin ha accolto a Mosca l’alleato bielorusso Alexander Lukaschenko, mentre restano i dissapori tra la leadership della Difesa russa e il ribelle Yevgeny Prigozhin. In una nuova polemica, il leader dei mercenari Wagner ha criticato le forze armate russe “assolutamente impreparate a resistere” dopo che i gruppi ribelli russi sono entrati “senza vergogna” nella regione di Belgorod.

E l’operazione militare, secondo lui, ha completamente fallito i suoi obiettivi, rendendo l’Ucraina simile all’Impero Romano, o quanto meno “la nazione più famosa del mondo. Paradossalmente, la Russia voleva smilitarizzare l’Ucraina, invece l’ha militarizzata con le migliori armi del mondo”, ha affermato Prigozhin. Aggiungendo: “Se Kiev all’inizio dell’operazione speciale aveva 500 carri armati, ora ne ha cinquemila. Se allora era in grado di mettere in campo 20 mila soldati, ora ne ha 400 mila. Come abbiamo fatto?”.

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