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Giustizia: la riforma Nordio all’esame del Parlamento. Test per il governo Meloni

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

Approda in Parlamento, la riforma della Giustizia, firmata dal ministro Carlo Nordio. Per il governo di Giorgia Meloni si tratta di un test reale di tenuta. Soprattutto dopo il duro botta e risposta del Guardasigilli contro l’Anm e nella replica dell’associazione delle toghe. Un affondo, quello del titolare di via Arenula, che non sarebbe stato gradito ai piani alti di Palazzo Chigi. Tanto che si vocifera di una telefonata – non confermata – tra la stessa Meloni ed il ministro. E che l’umore del Guardasigilli non sia dei migliori lo fa intuire Enrico Costa di Iv: “Da giorni magistrati vari contestano il ministro, nel silenzio di Palazzo Chigi. Occhio – osserva – che se Nordio si scoccia vi saluta”.

Un rapporto, quello tra la presidente del Consiglio e Nordio, che anche in passato ha registrato qualche tensione culminata con un incontro chiarificatore. Il testo della riforma, fa sapere il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, dovrebbe essere bollinato oggi, lunedì 19 giugno 2023, per approdare alla Camera il giorno successivo. Ma nel vivo della discussione si entrerà la prossima settimana. L’iter della riforma si preannuncia complicato con le opposizioni che già promettono battaglia: “Noi sindaci con l’Anci chiedevamo una riforma del reato di abuso di ufficio. Non il ‘colpo di spugna’ tipico della politica berlusconiana, che punta all’impunità . Siamo garantisti, non berlusconiani”, mette in chiaro il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che di fatto anticipa la battaglia che il Pd intende fare sulla parte che riguarda l’abuso d’ufficio.

Sul piede di guerra anche il Movimento Cinque Stelle. A far capire che il partito non è disponibile a concedere sconti parla direttamente Giuseppe Conte: “Non vi fate ingannare dal dibattito sull’abuso d’ufficio – ha messo in chiaro sabato nel corso della manifestazione del suo partito – . Oggi l’abolizione di quel reato significa solo che vuoi rendere legittime le raccomandazioni nei concorsi e nelle assunzioni anche nel pubblico, e chi viene favorito? Gli amici e i soliti ricchi e potenti”.

Nessuna sorpresa, invece, dovrebbe arrivare della maggioranza ed in particolare dai due alleati, Lega e Forza Italia. I riflettori sono accesi in particolare su Fi e sulle ricadute che avrà la scomparsa di Berlusconi nella tenuta dei gruppi parlamentari. Dal partito rassicurano che sul testo di Nordio non ci saranno tentativi di blitz; anzi, gli azzurri rivendicano molte delle decisioni prese. In linea con quanto ha sempre predicato il Cavaliere: la stretta sulle intercettazioni e la norma sull’abuso d’ufficio sono due bandierine che gli azzurri rivendicano come loro battaglie storiche: “Le riforme della giustizia andranno avanti e proseguiranno con la separazione delle carriere e la fine della corride delle toghe politicizzate dentro il Csm”, fa sapere Maurizio Gasparri spostando già l’attenzione sull’autunno, quando dovrebbe arrivare la seconda parte della riforma messa in cantiere dal Guardasigilli.

Riforma della giustizia a parte, dagli azzurri però arrivano i primi avvertimenti su altro tema, cavallo di battaglia di Berlusconi: l’innalzamento delle pensioni minime. Il pressing sul governo sarebbe già iniziato, non solo da Fi, ma anche della Lega e l’ipotesi che i soldi (pochi) a disposizione finiscano solo sul taglio del cuneo è una possibilità che gli alleati di Meloni non sarebbero pronti ad accettare. Ma di questo riparleremo al tempo dovuto.


Sandro Bennucci

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