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Caro benzina, Urso: “Tagliare le accise vorrebbe dire alzare altre tasse. Meglio intervenire sul cuneo fiscale”

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ROMA – Secondo il ministro delle imprese del Made in Italy, Adolfo Urso, tagliare le accise della benzina “costerebbe un miliardo al mese, 12 miliardi l’anno”. Il governo ha deciso di usare questi fondi “per tagliare due volte il cuneo fiscale” e ha intenzione di farlo ancora con la prossima legge di Bilancio.

Intervistato da Agorà Estate, Urso ha aggiunto: “Il ministero dell’Economia sta preparando la manovra che sarà destinata al taglio strutturale del cuneo fiscale per rilanciare l’impresa e il lavoro italiano e consentire a chi ha salari più bassi di avere un reddito dignitoso frutto del loro lavoro”.

Urso ha ribadito che il prezzo industriale in Italia “è il più basso in Europa” e incalzato sulla tassazione ha spiegato che questa dipende “da una serie di interventi di precedenti governi, che è durata e stata confermata per anni in cui ha governato la sinistra italiana. Draghi è intervenuto con un taglio parziale a fronte di un’emergenza quando il prezzo era arrivato a 2,20 euro al litro, mentre ora la media è 1.945 quindi ben sotto quella soglia. Se noi riproponiamo quella misura dovremmo trovare in altro modo e con altre tasse 12 miliardi di euro l’anno, che sono ben più di quanto costava il reddito di cittadinanza”.

Urso ha quindi spiegato che il governo ha una “strategia ben chiara: abbiamo preferito utilizzare quelle risorse per tagliare per due volte il cuneo fiscale. La prima volta con la manovra dello scorso anno e la seconda con la manovra del primo maggio perché noi siamo andati in soccorso delle famiglie italiane, di quelle più bisognose, e in quella direzione andiamo ancora”.

Urso ha poi sottolineato come questa strategia venga anche apprezzata all’esterno. “Gli investimenti esteri sono cresciuti più di tutti i Paesi europei, la borsa italiana è cresciuta più delle altre europee. I grandi fondi di investimenti dicono che l’Italia è il Paese ideale su cui investire in Europa. Siamo considerati virtuosi, addirittura dalle agenzie di rating che oggi promuovono l’Italia e bocciano gli altri Paesi”.


Bennucci

Sandro Bennucci

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