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E’ morto Botero: l’artista che riempì Firenze di opere “voluminose”

Fernando Botero

MONTECARLO (PRINCIPATO DI MONACO) – E’ morto a Montecarlo, a 91 anni, Fernando Botero artista plastico colombiano più conosciuto al mondo: i fiorentini lo ricordano per le opere panciute che riempirono la città.

Attivo con pennelli e cavalletto fino a pochi giorni fa, Botero aveva festeggiato nel 2022 il suo 90/o compleanno a Pietrasanta, cittadina scelta come base in Italia, e dove ha sviluppato molte delle opere ammirate in tutto il mondo. Il giornalista Julio Sánchez Cristo, che lo conosceva bene, ha commentato gli ultimi momenti di vita: “Nelle ultime ore nonostante la gravità delle sue condizioni fisiche, l’artista ha chiesto di poter lasciare l’ospedale per tornare nella tranquillità di casa sua dove è deceduto”.

La figlia Lina Botero si è espressa così dall’Europa con Radio Caracol: “Mio padre è morto questa mattina, 15 settembre 2023, a Monaco. Era in condizioni di salute delicate da cinque giorni per una grave forma di polmonite. Ha avuto una vita straordinaria e se ne è andato nel momento giusto”.

Il cordoglio per la sua morte è stato reso pubblico anche dal il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e dal sindaco di Pietrasanta, Alberto Stefano Giovannetti. Anni fa, nel 2006, Botero aveva concesso una intervista alla rivista Diners sul tema della morte.

“La cosa più terribile per un artista è sapere che non potrà più dipingere. Voglio morire come Picasso – spiegò – che all’età di 93 anni, dopo aver dipinto un quadro, brutto come quelli che fece alla fine, andò a lavarsi i denti alle 2 del mattino e cadde morto”.

Nato il 19 aprile 1932 a Medellín, dopo studi in Colombia, all’inizio degli anni ’50 intraprese un viaggio verso l’Europa per familiarizzarsi con l’arte del Vecchio Continente, a Madrid, Parigi e Firenze. Quest’ultima città, e la Toscana, segneranno la sua formazione. Iscrittosi all’Accademia fiorentina di San Marco, ricevette una forte influenza dell’arte rinascimentale italiana, studiando soprattutto l’opera di Piero della Francesca, Paolo Uccello e Tiziano.

Questa vicinanza lo spinse negli anni ’70, dopo vari soggiorni in Versilia, ad aprire un atelier a Pietrasanta, dove nasceranno molte delle sue più importanti opere. Là, nel 1993, Botero dipinse nella chiesa di Sant’Antonio Abate due opere: la ‘Porta del Paradiso’ e la ‘Porta dell’Inferno’, che suscitarono polemiche per i personaggi in esse raffigurati.

Nella prima parte della vita lavorò ad una sua formula di originalità, rappresentando nudi femminili, personaggi del circo, animali e elementi naturali ‘obesi’, soggetti che lui però preferiva definire ‘volumi’ – inseriti in una sorta di Arcadia idilliaca fuori dal tempo. In un lento processo di presa di coscienza della realtà che lo circondava, si avvicinò a tematiche più materiali, come la tragedia della ‘Via Crucis’, il dolore di Maria, la morte di Gesù, il tradimento di Giuda, l’indifferenza delle persone.

Fu l’inizio di una seconda stagione in cui Botero dipinse scene di violenza: quella della sua Colombia del narcotraffico o della crudeltà dell’esercito americano in Iraq, con le strazianti immagini dei torturati di Abu Ghraib. Le due facce del suo messaggio artistico sono state sintetizzate nel messaggio del presidente Gustavo Petro: “E’ morto Fernando Botero, il pittore delle nostre tradizioni e dei nostri difetti. Il pittore delle nostre virtù. Della nostra violenza e della pace. Della colomba mille volte respinta e mille volte posta sul trono”.



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