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Von der Leyen: “Entrerà in Europa solo chi vogliamo noi”. Sponda alla Meloni. Via al piano per trattenimenti e rimpatri

Per Giorgia Meloni si è trattato di “una grandissima giornata”. Palazzo Chigi la definisce addirittura storica, epocale. A Lampedusa, ultima fragile frontiera di un’invasione che sembra inarrestabile, Ursula von der Leyen ha detto chiaramente: “L’Italia può contare sull’Ue”. E questa frase appare come un “via libera” ai prfovvedimenti che il governo, fra poche ore, lunedì 18 settembre 2023, approverà per frenare l’immigrazione selvaggia: compresi i nuovi centri affidati all’esercito per “trattenimenti e rimpatri”.

Ha pro9messo, Ursula v on der Leyen, una “risposta coordinata” alla sfida migratoria, declinata per ora in un piano in 10 punti, fra cui ci sono rimpatri più veloci, corridoi umanitari per l’immigrazione legale, e soprattutto la valutazione di nuove missioni navali. Riavviare un’operazione militare di sicurezza marittima come l’incompiuta Sophia è proprio quello che Roma vuole e chiederà formalmente al prossimo Consiglio europeo, dove la premier ora conta sulla sponda di “tanti leader molto sensibili”.

Incluso Emmanuel Macron, il presidente francese oggetto degli strali lanciati un paio d’ore più tardi da Matteo Salvini e Marine Le Pen a Pontida. Per l’opposizione, a 1.200 chilometri di distanza c’erano una parte del governo a braccetto con l’Ue e un’altra con i sovranisti anti-Europa. In attesa di capire come si concilieranno le diverse sensibilità nel centrodestra alle elezioni europee di giugno, dal punto di vista di Meloni ora conta solo il “successo” della sua strategia, che si snoderà la prossima settimana nella richiesta di “maggiore coinvolgimento dell’Onu” davanti all’assemblea generale al Palazzo di vetro.

Intanto la premier vede i frutti della “rivoluzione copernicana” imposta dal suo governo e sopravvissuta alla “strategia” della sinistra italiana ed europea che vuole “smontare la sua tela di Penelope”. Per la leader Dem Elly Schlein è essenziale “superare Dublino, con una equa condivisione delle responsabilità sull’accoglienza”.

Nicola Fratoianni (Si) liquida la ricetta di Meloni come “militare, poliziesca, che non funziona”. E Riccardo Magi (+Europa) denuncia “una passerella nell’hotspot di Lampedusa ripulito e tirato a lucido”. La maggioranza di governo, invece, parla di “svolta” dopo le tre ore di visita sull’isola, dove l’hotspot è sovraffollato e l’esasperazione della popolazione ha portato anche a bloccare il convoglio della premier.

I cittadini di Lampedusa pretendevano un impegno dall’esecutivo, e l’esecutivo se lo aspettava da Bruxelles. Alla fine della giornata tutti sembrano soddisfatti, in attesa che le parole si traducano in iniziative concrete. Le prime sul fronte interno passeranno dal Consiglio dei ministri convocato alle 12.30. “Estenderemo al massimo consentito dalle regole europee”, ossia 18 mesi, “il trattenimento ai fini del rimpatrio di chi arriva irregolarmente in Italia” ribadisce Meloni, precisando che “donne e minori di 14 anni vanno trattati a parte” rispetto ai “meno fragili”.

Confermato, poi, il “mandato al Ministero della difesa di attivarsi immediatamente per realizzare le strutture necessarie”, ossia nuovi Cpr oltre a quelli già presenti in dieci regioni. L’idea, confermano fonti di governo, resta quella di inserire le novità in un emendamento al cosiddetto decreto legge Caivano, appena approdato in Senato.

Dal Pd accusano la premier di puntare sul memorandum con la Tunisia e non sulla redistribuzione dei migranti per non urtare gli alleati sovranisti di Polonia e Ungheria. Ma lei è convinta che “l’unico modo di affrontare seriamente il problema è fermare le partenze illegali”. E “se non lavoriamo tutti insieme saranno investiti prima gli stati di frontiera e poi tutti gli altri”. Von der Leyen promette “una risposta europea coordinata a una sfida europea”.

“Saremo noi a decidere chi arriva in Europa e non i trafficanti”, aggiunge la presidente della Commissione Ue con un’espressione che, osservano da FdI, ricalca un cavallo di battaglia di Meloni. “Parole che dall’Europa non erano mai state pronunciate”, esulta la stessa premier. Nel decalogo della leader europea c’è anche la distruzione delle imbarcazioni usate dagli scafisti, e all’ultimo punto l’implementazione del memorandum firmato con la Tunisia – principale base delle rotte migratorie mediterranee – dopo le due missioni al fianco di Meloni.

E su questo la presidente del Consiglio chiede di “accelerare velocemente”, e di “sganciare” il finanziamento di 255 milioni di euro prospettato al presidente Kais Saied da quello da quasi 2 miliardi di dollari che il Fmi tiene bloccato in attesa di riforme che non sono all’ordine del giorno a Tunisi. È la strategia, sottolinea la premier, di “un’Europa che dimostra di offrire un contributo chiedendo un aiuto in cambio”.


Sandro Bennucci

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