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Furbetto del cartellino? No, vigile urbano che timbrò in mutande è stato reintegrato e risarcito

Il fermo immagine tratto da un video diffuso il 22 ottobre 2015 dalla Guardia di Finanza. Quel gesto non è reato

GENOVA, 28 OTT – Il vigile ripreso dalle telecamere della Guardia di Finanza in mutande mentre timbrava, era diventato il simbolo dei ‘furbetti del cartellino’. In realtà, Alberto Moraglia era un dipendente modello. Tant’è vero che è sempre stato assolto dall’accusa di truffa.

Ma al comune di Sanremo queste assoluzioni evidentemente non sono bastate per richiamare in servizio il vigile Moraglia. C’è voluta la sezione Lavoro della Corte d’Appello di Genova a dire a Palazzo Bellevue che ‘deve’ reintegrarlo e gli deve corrispondere “a titolo di risarcimento del danno” la retribuzione globale “dal giorno del licenziamento a quello dell’effettiva reintegra”.

Contributi compresi. Una cifra che si aggira attorno ai 250 mila euro considerando che Muraglia è stato licenziato il 22 gennaio 2016. Sette anni fa. L’inchiesta della Guardia di finanza che rese evidente la figura del ‘furbetto del cartellino’ nel comune di Sanremo portò il 22 ottobre 2015, in un blitz rimasto nella storia della Città dei fiori: vennero notificate 43 misure cautelari di cui 34 arresti domiciliari, 8 obblighi di firma.

Tra gli indagati, patteggiarono i dipendenti sorpresi in flagranza di reato: c’era chi andava a fare la spesa ma anche chi andava a farsi un giro in canoa. Di questi 16 sono stati rinviati a giudizio e 10 processati, e assolti. Erano accusati di assenza ingiustificata in orario di ufficio.

Tra questi c’era Alberto Moraglia. Accusato di timbrare in mutande, come da immagine catturata dalle telecamere installate dalla Gdf, per poi tornarsene a casa (da qui l’accusa di truffa) , il vigile affrontò serenamente il processo consapevole di non aver fatto nulla di penalmente rilevante. D’altro canto, timbrare il cartellino in mutande non configura la fattispecie di alcun reato possibile.

“Mi è capitato di smontare dal servizio, di arrivare a casa e ricordarmi di non aver timbrato. Per evitare di rivestirmi sono andato a strisciare il badge anche in pigiama” aveva detto il vigile al magistrato.

E infatto Moraglia venne assolto. Scrissero allora i giudici: “Non solo (Moraglia) timbrava, ma iniziava a lavorare mezz’ora prima del suo turno”.

Smontate tutte le accuse, l’ex vigile poteva aspettarsi che Palazzo Bellevue revocasse il licenziamento del 22 gennaio 2016. E invece no: il provvedimento è stato confermato nel maggio di quest’anno.

L’ormai ex vigile, che s’era inventato factotum aprendo un piccolo esercizio, non ha rinunciato però alla battaglia. Ha presentato ricorso e ha vinto.

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