Mosca mette al bando il movimento Lgtb: “E’ simbolo della decadenza occidentale”
La Russia di Vladimir Putin vuole mettere al bando il movimento Lgtb. E conferma di volere assumere sempre più il ruolo di baluardo dei valori tradizionali in opposizione a quella che presenta come la decadenza occidentale. “Non vogliamo genitore 1 e genitore 2, ma il papà e la mamma”.
Concretamente, il ministero della Giustizia ha fatto sapere di avere chiesto alla Corte Suprema di mettere fuori legge nel paese quello che viene chiamato “il movimento internazionale pubblico Lgbt”, senza chiarire quali organizzazioni e iniziative vengano prese di mira nel concreto.
Secondo il ministero le attività del movimento Lgbt in Russia presentano elementi di “estremismo”, in particolare “l’incitamento all’odio sociale e religioso”. La Corte Suprema prenderà in esame la richiesta in un’udienza fissata per il 30 novembre. In quella occasione si dovrebbero chiarire i contorni dell’iniziativa. Vale a dire se l’obiettivo sia la chiusura di specifici gruppi o organizzazioni o se la definizione rimarrà nel vago, con la possibilità dunque che venga presa di mira in generale la comunità Lgbt.
L’accusa di estremismo è stata rivolta a molte organizzazioni, attivisti e oppositori in Russia per bloccarne il lavoro, specie dall’inizio del conflitto in Ucraina. Tra i personaggi colpiti Alexei Navalny, in carcere fin dal 2021.
Lo scontro fra l’Occidente e la Russia (che tra l’altro durante l’Unione Sovietica introdusse l’uso del ‘fraterno bacio socialista’ sulle labbra tra leader comunisti di sesso maschile) non si disputa solo sui campi di battaglia dell’Ucraina.
Per chiamare a raccolta il popolo russo nella sfida con gli Stati Uniti e l’Europa, Vladimir Putin sottolinea regolarmente la necessità di difendersi da quelli che vede anche come gli attacchi culturali dell’Occidente alle tradizioni.
In particolare la famiglia, ma anche il patriottismo e la religione, come dimostra la partecipazione del presidente alle principali cerimonie liturgiche, le cui immagini sono regolarmente diffuse dalla televisione di Stato. Su questa linea tradizionalista, capace di far presa anche su un pubblico occidentale più ostile alle trasformazioni in campo sessuale, si erano inserite in passato altre iniziative che avevano preso di mira le comunità gay, lesbica e transessuale. In particolare una legge varata un anno fa contro la cosiddetta “propaganda delle relazioni non tradizionali”.
Una normativa che non contempla sanzioni penali ma amministrative contro i trasgressori, prevedendo pesanti multe per chi, attraverso siti Internet, media, libri o film, è giudicato colpevole di volere diffondere la cultura gay.
Poche settimane prima, durante un discorso al Cremlino per la cerimonia di annessione alla Federazione di quattro regioni ucraine, Putin aveva battuto anche su questo tasto.
“Vogliamo che in Russia ci siano il genitore 1 e il genitore 2 invece di mamma e papà? – si era chiesto -. Siamo completamente impazziti?”. “Qui seguiamo un altro cammino”, aveva detto da parte sua il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, uno dei promotori del disegno di legge insieme a centinaia di deputati: “Dobbiamo pensare ai nostri bambini, alle nostre famiglie e al nostro Paese per preservare e proteggere i valori che i nostri genitori ci hanno trasmesso”.