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Morte di Giulia, il procuratore di Venezia: “L’ipotesi di reato per Filippo è omicidio volontario”. Lei riceverà la laurea

Filippo Turetta
Filippo Turetta, la foto estrapolata dal volantino digitale condiviso nei giorni scorsi dalla sorella di Giulia Cecchettin sul suo profilo instagram

VENEZIA – L’accusa di reato, per Filippo Turetta, sarebbe di omicidio volontario. Lo ipotizza il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi.

“Può essere omicidio volontario – conferma il Procuratore – ma si tratta di un’imputazione provvisoria perché dobbiamo fare tutti gli accertamenti tecnici sui luoghi, sui reperti, sulla macchina. Dobbiamo sentire la versione dei fatti di Turetta, e solo a quel punto potremo fare un’impostazione più completa”.

“Nessun commento” da parte dell”Oberlandesgericht’ di Naumburg, il più alto tribunale di giurisdizione ordinaria della Sassonia-Anhalt, sui tempi per l’estradizione di Filippo Turetta in Italia. Il ventiduenne “non è stato interrogato, perché bisogna che si nomini un difensore. Dobbiamo interrogarlo, ma questo potrà essere quando viene consegnato”, ha specificato il procuratore capo di Venezia.

“Se i tempi della procedura tedesca fossero lunghi – ha aggiunto Cherchi – potremmo pensare di andare a sentirlo in Germania”.

A Vigonovo (Venezia), Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha detto ai cronisti: “Non provo rabbia, non provo nulla. Io penso alla mia Giulia che per me ormai non c’è più”.

Durante la fiaccolata di ieri sera nel paese il papà di Filippo Turetta, Nicola, ha avvicinato due parenti di Giulia Cecchettin esponendogli il proprio cordoglio e turbamento.

Elena: ‘Mia sorella era buona ma non stupida e ingenua’

“Mia sorella era più buona, più dolce, più sensibile di quello che tutti immaginano. Un’anima pura, un’eterna bambina ma non nel senso di stupida e ingenua; nel senso che era una persona che viveva la vita con leggerezza e senza cattiveria”. Lo ha detto ai giornalisti stamani Elena Cecchettin, tornando a ricordare Giulia. “Questa mattina – ha aggiunto – mi sono immaginata mia sorella che mi diceva ‘forza, vai’. Mi diceva sempre che ero un ‘oplita’. Quando era al liceo classico mi raccontava che gli opliti erano i guerrieri e lei diceva sempre che bisogna avere la forza di un oplita”.

“Dico ai ragazzi: pensate al momento in cui avete mancato di rispetto a una donna in quanto donna, in cui avete mancato di rispetto a qualcuno solo perché donna, avete magari fatto del ‘cat calling’, dei commenti sessisti con i vostri amici. L’ironia da spogliatoio, come la chiamano, non va bene”, ha ribadito Elena Cecchettin.

“Fatevi un esame di coscienza – ha proseguito – e realizzate questa cosa, e poi imparate da questo episodio e iniziate a controllare, a richiamare anche gli altri vostri amici, perché da voi deve partire questo. Perché noi donne possiamo imparare a difenderci, ma finché gli uomini non fanno un esame di coscienza e non si rendono conto del privilegio che hanno in questa società non andremo da nessuna parte. E veramente, fatelo per mia sorella, non c’è vergogna nel fare questo esame. Non c’è vergogna nell’ammettere di aver sbagliato, perché se poi si cambia è servito, e non c’è nulla di sbagliato, tutti sbagliamo. Però bisogna realizzarlo – ha concluso Elena – e bisogna prendere consapevolezza di quello che è il proprio privilegio”.

La rettrice: “La laurea per Giulia ci sarà di sicuro”

“Giulia doveva laurearsi giovedì scorso: sarebbe stata la prima studentessa attesa alle 8 e mezza per una laurea di ingegneria. Una laurea che ci sarà, ci sarà di sicuro”. Lo ha detto la rettrice dell’Università di Padova, Maddalena Mapelli, durante un convegno in aula magna aperto con un minuto di silenzio in ricordo della giovane uccisa.

“Ma questo – ha aggiunto – è il momento di rispettare il dolore dei famiglia, del papà e dei fratelli di Giulia. Quando sarà il momento contatteremo la famiglia per una cerimonia con i tempi e le modalità che la famiglia vorrà accettare”.

AGGIORNAMENTO DELLE 18,45

C’è stato un contatto, tramite messaggio whatsapp, tra Gino Cecchettin e Nicola Turetta. Lo si apprende da Emanuele Compagno, difensore di Filippo Turetta. Al legale, così come allo zio materno di Giulia, Andrea Camerotto, non risulterebbe invece che i due si siano sentiti direttamente al telefono.

Nel messaggio di Turetta al papà di Giulia, questi gli ha espresso “la massima partecipazione al loro dolore, e una forte vicinanza” chiedendo “perdono” e aggiungendo che “Filippo dovrà pagare quel quello che ha fatto”.


Gatto

Gilda Giusti

Redazione Firenze Post

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