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Turetta a Giulia: “Stai con me e non con le tue amiche”

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin

VERONA – Si ricostruiscono, anche attraverso gli audio, le ultime settimane prima della morte di Giulia. E vengono fuori frasi, attribuite a Filippo, di questo tipo: “Devi stare con me, non con le tue amiche”. Così, anche dopo la fine della loro relazione quando lei aveva deciso di lasciarlo, Filippo Turetta avrebbe manifestato, con sempre più “insistenza” nell’ultimo periodo, la sua ossessiva volontà di “possesso” nei confronti di Giulia Cecchettin.

Lei che era ad un passo dal laurearsi, che aveva il desiderio di diventare illustratrice di libri per bambini e che provava a stargli vicino perché lui le diceva che pensava “solo ad ammazzarsi”, con una sorta di ricatto psicologico.

Nelle ultime settimane, prima che lei l’11 novembre venisse uccisa da Turetta, tra l’altro, alcuni atteggiamenti e comportamenti dell’ex fidanzato ed episodi specifici avevano portato la 22enne ad avere sempre più “ansia” e “paura” che le potesse accadere qualcosa.

Un quadro inquietante, se rianalizzato adesso, e che anche il padre Gino aveva tracciato nella denuncia di scomparsa, rubricata come allontanamento volontario, quella domenica mattina, basandosi sui racconti della sorella Elena e spiegando che quel ragazzo da “tranquillo ma un po’ introverso” era diventato “insistente e possessivo”.

Ora dai messaggi e dagli audio che i legali della famiglia della studentessa, gli avvocati Stefano Tigani e Nicodemo Gentile, stanno raccogliendo – nell’ambito di autonomi accertamenti per aiutare le indagini della Procura di Venezia – risulta che Giulia era sempre più spaventata e che Turetta le avrebbe rinfacciato di passare troppo tempo con la famiglia invece che con lui e di trascurarlo a favore delle amiche, di cui era “geloso”.

Risposte su questi aspetti potrebbero arrivare anche dalle analisi sui due telefoni che sarebbero stati trovati nell’auto: quello di Filippo ma anche quello di Giulia.

Intanto, in ambienti giudiziari viene chiarito che sarà difficile per il 21enne, almeno in questa fase del procedimento, ottenere che venga disposta una perizia psichiatrica per accertare un’eventuale incapacità, anche parziale, di intendere e volere al momento dei fatti.

Al momento, la difesa non ha presentato istanza, anche perché è improbabile che sia accolta. Sul suo caso agli atti non ci sono diagnosi pregresse di problemi mentali, né evidenze specifiche nelle prime valutazioni psicologiche e psichiatriche dell’equipe del carcere di Verona.

La difesa semmai dovrà concentrarsi su una propria consulenza, affidata ad esperti, per raccogliere materiale utile per arrivare ad una richiesta e ad un ipotetico via libera alla perizia più avanti nell’inchiesta, se non direttamente nel processo. La carta difensiva del vizio di mente, comunque, resta
un tema del procedimento.

Già nelle sue dichiarazioni di ieri, davanti alla giudice Benedetta Vitolo, con cui ha ammesso l’omicidio dicendosi “affranto” e pronto a “pagare”, Turetta ha messo nero su bianco elementi che fanno ritenere che la linea difensiva punterà su due fronti: da un lato, escludere la premeditazione, su cui la
Procura di Venezia ha diversi indizi, tra cui i due coltelli che avrebbe portato con sé, e dall’altro verificare eventuali patologie psichiche.

Se nel processo fosse riconosciuta un’incapacità totale verrebbe assolto per non imputabilità,
mentre un indizio parziale porterebbe ad uno sconto di pena. “Sto cercando di ricostruire nella mia memoria – ha detto il 21enne – le emozioni e quello che è scattato in me quella sera”.

La difesa, coi legali Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, potrebbe rendersi disponibile per un interrogatorio davanti ai pm del giovane, a cui a breve sarà imputato anche l’occultamento
del cadavere, con la trasmissione da parte dei pm di Pordenone del fascicolo sul ritrovamento del corpo. L’eventuale scelta di parlare, dopo il silenzio opposto alle domande del gip, significherebbe offrire un contributo alle indagini, rilevante magari anche nel processo per cercare di evitare l’ergastolo.

Di punti da approfondire, nell’inchiesta del pm Andrea Petroni e dei carabinieri, ce ne sono diversi, come fasi e modalità precise dell’aggressione a coltellate, tra Vigonovo e Fossò, e la lunga fuga del giovane. Sul primo aspetto potrebbe fare chiarezza l’autopsia che sarà effettuata venerdì all’Istituto di Medicina legale dell’Università di Padova e a cui parteciperanno tutti i consulenti delle parti.

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