Argentina, Milei giura: “Non ci sono soldi, subito riforme shock”. Gli auguri di Giorgia Meloni
BUENOS AIRES – Ha ricevuto e abbracciato Zelensky, Javier Milei nel girono del giuramento. Il suo è stato un primo discorso crudo e senza concessioni: “Per fare una politica di gradualismo c’è bisogno di soldi e, mi dispiace ripeterlo, i soldi non ci sono. Quindi non c’è alternativa all’aggiustamento e a una politica di shock”.
Un resoconto fatto direttamente ai suoi sostenitori riuniti nella piazza di fronte al Congresso contravvenendo per la prima volta nella storia argentina alla tradizione che voleva che il primo discorso del presidente venisse rivolto alle Camere riunite.
Dalla scalinata di fronte alla piazza del parlamento, l’outsider ultraliberista ha chiarito quindi che per il Paese non c’è redenzione possibile senza sacrifici. “La sfida è enorme, ma preferisco dire una verità scomoda piuttosto che una menzogna confortante”, ha detto Milei.
E la verità per il leader argentino è che il drastico programma di riordinamento economico e fiscale che vuole portare avanti “avrà un impatto negativo sull’attività, sull’occupazione, sui salari reali e sulla quantità di poveri e indigenti”.
Un panorama, ha sottolineato ad ogni modo, “non dissimile da quello attraversato negli ultimi 12 anni, dove il Pil pro capite è calato del 15% con un’inflazione accumulata del 5000%”. “E’ più di un decennio che viviamo in un contesto di stagflazione”, ma la differenza con il passato per Milei è che nel suo caso “si tratterà dell’ultimo sorso amaro che dovrà bere l’Argentina prima di avviare la ricostruzione” e aprire una “nuova era di pace e prosperità”.
Per portare avanti il suo programma Milei dovrà comunque rispettare il patto siglato con il 56% di argentini che gli hanno concesso fiducia ma che chiedono si rispetti la promessa che l’aggiustamento ricada principalmente sulla “casta dei politici corrotti e degli imprenditori prebendari”.
Il presidente ha parlato quindi di “un nuovo contratto sociale” basato sui principi del liberismo e che prevede “un Paese in cui lo Stato non diriga le nostre vite ma che protegga i nostri diritti” e le cui istituzioni fondamentali sono “la proprietà privata, il libero mercato, la libera competenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale”.
La cerimonia di insediamento e la lista di invitati internazionali ha fornito anche una prima fotografia di quale sarà l’orientamento del nuovo governo in materia di politica estera. La presenza del leader ucraino Volodymyr Zelensky segna una netta svolta rispetto all’orientamento del precedente governo di Alberto Fernandez, mai deciso nel sostenere Kiev contro l’invasione russa.
Zelensky e Milei si sono salutati calorosamente sulla scalinata del Congresso al termine del discorso del neo presidente. Attraverso il suo account X, il capo dello Stato ucraino ha poi salutato il “nuovo inizio” per l’Argentina.
“Sono certo – ha assicurato – che la cooperazione bilaterale fra Ucraina e Argentina continuerà ad espandersi”. Milei ha ribadito in più di un’occasione che i suoi riferimenti geopolitici sono gli Stati Uniti e Israele, così come in generale le democrazie occidentali.
Una posizione sottolineata anche dal ministro dell’Università italiano Anna Maria Bernini, a Buenos Aires in rappresentanza del governo di Giorgia Meloni: “I governi argentino ed italiano hanno punti di vista convergenti in molti aspetti internazionali, ed entrambi siamo dalla parte dell’Ucraina così come dalla parte di Israele”, ha affermato Bernini.
“L’Argentina è storicamente una nazione amica dell’Italia, dove vive la più grande comunità di nostri connazionali all’estero, con la quale intendiamo consolidare le nostre relazioni bilaterali e collaborare sui principali temi dell’agenda internazionale”, ha scritto su X la stessa presidente del Consiglio.