Amanda Knox: “Pronta a tornare in Italia”. Dovrà difendersi in un processo a Firenze
PERUGIA – “Non ho paura di tornare in Italia per difendermi, ero impreparata a 20 anni ma dopo tutti questi anni sono pronta. E voglio che i miei figli vedano cosa significhi battersi per la verità”.
Amanda Knox è pronta a tornare in Italia. Non da turista come è già successo nei mesi scorsi tra Perugia e Gubbio, con Raffaele Sollecito, e nemmeno per partecipare a un convegno. Questa volta vuole essere in Italia per difendersi, in un processo a Firenze, dall’accusa di avere calunniato Patrick Lumumba nella fase iniziale dell’indagine sull’omicidio di Meredith Kercher, per il quale lei e l’ingegnere italiano sono stati definitivamente assolti.
Un reato, quello di calunnia, che è costato all’americana una condanna (già scontata) a tre anni di reclusione ora annullata dalla Cassazione che ha disposto un nuovo esame degli atti a Firenze (e non è da escludersi che possa essere assolta anche da questo addebito).
“Non ho paura di tornare in Italia per difendermi, ero impreparata a 20 anni ma ora sono pronta. E voglio che i miei figli vedano cosa significhi battersi per la verità” ha scritto su X.
Per vedere riconosciute quelle che considera le sue ragioni, Amanda Knox dovrà però attendere ancora qualche mese. La sua difesa – gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati – si aspetta infatti che il nuovo processo venga fissato a ridosso di giugno. Con l’annuncio della data della prima udienza che è atteso non prima di marzo. Il nuovo processo sarà celebrato dopo che la quinta sezione penale della Cassazione ha revocato e annullato le sentenze con le quali Knox è stata condannata per avere coinvolto nel delitto compiuto a Perugia Patrick Lumumba, poi riconosciuto estraneo all’omicidio e quindi prosciolto.
Una decisione resa possibile dal nuovo articolo, il 628 bis, del codice di procedura penale, in base al quale è ora possibile chiedere che vengano eliminati “gli effetti pregiudizievoli” derivanti da una violazione che sia stata accertata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Quella del diritto di difesa nel caso di Knox.
Di certo Knox non potrà subire una condanna più pesante dei tre anni che le sono stati già inflitti con la calunnia, scontati con i quasi quattro passati in cella tra il 6 novembre del 2007 e il 4 ottobre del 2011 quando venne assolta nel processo d’appello celebrato a Perugia e quindi scarcerata.
Ed è altrettanto certo che non ci sarà un nuovo processo per l’omicidio Kercher. I difensori dell’americana puntano all’assoluzione. Facendo leva sulle violazioni del diritto di difesa riconosciute dalla Corte europea: l’assenza di un difensore e di un interprete quando rese agli inquirenti le dichiarazioni che coinvolsero Lumumba.