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Mattarella ai ragazzi: “L’amore non è possesso, nè dominio”. Serve cultura della pace. “Votate, il voto libero decide”

Il presidente Mattarella durante il messaggio di fine anno al Quirinale (foto Palinko)

ROMA – Asciutto, schietto, deciso: ecco il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Pronunciato _ come annunciato – in piedi, con l’albero di Natale alle spalle. Un messaggio fuori dall’agenda della politica. Che i politici di ogni schieramento – quasi in coro – alla fine hanno applaudito.

Dalla guerra – ha cominciato Mattarella – arrivano “macerie, non solo fisiche. Che pesano sul nostro presente. E graveranno sul futuro delle nuove generazioni. Di fronte alle quali si presentano oggi, e nel loro possibile avvenire, brutalità che pensavamo, ormai, scomparse; oltre che condannate dalla storia”.

“E’ indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalita’ di pace”, ha detto ancora il Presidente “Parlare di pace, oggi, non e’ astratto buonismo. Al contrario, e’ il piu’ urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che puo’ essere devastante per il futuro dell’umanita’”.

“Sappiamo – ha proseguito – che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace. Occorre che venga perseguita dalla volonta’ dei governi. Anzitutto, di quelli che hanno scatenato i conflitti. Ma impegnarsi per la pace significa considerare queste guerre una eccezione da rimuovere; e non la regola del prossimo futuro”.

Per il Presidente “volere la pace non è neutralita’; o, peggio, indifferenza, rispetto a cio’ che accade: sarebbe ingiusto, e anche piuttosto spregevole. Perseguire la pace vuol dire respingere la logica di una competizione permanente tra gli Stati. Che mette a rischio le sorti dei rispettivi popoli. E mina alle basi una societa’ fondata sul rispetto delle persone. Per conseguire pace non è sufficiente far tacere le armi. Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera. Dipende, anche, da ciascuno di noi”.

“La violenza. Penso a quella piu’ odiosa sulle donne. Vorrei rivolgermi ai piu’ giovani. Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non e’ egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – e’ ben piu’ che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità”.

Tra i “problemi e le emergenze” che cittadini e famiglie devono affrontare c’è “il lavoro che manca. Pur in presenza di un significativo aumento dell’occupazione. Quello sottopagato. Quello, sovente, non in linea con le proprie aspettative e con gli studi seguiti. Il lavoro, a condizioni inique, e di scarsa sicurezza. Con tante, inammissibili, vittime”. Il Capo dello Stato mette in luce, poi, “le immani, differenze di retribuzione tra pochi superprivilegiati e tanti che vivono nel disagio”.

Affermare i diritti significa prestare attenzione alle esigenze degli studenti, che vanno aiutati a realizzarsi. Il cui diritto allo studio incontra, nei fatti, ostacoli. A cominciare dai costi di alloggio nelle grandi città universitarie; improponibili per la maggior parte delle famiglie”.

“Rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti” ma “in una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo”.

Quindi gli auguri “più grandi” a “Papa Francesco, che ringrazio per il suo instancabile magistero”.

“Prima che un dovere, partecipare alla vita e alle scelte della comunità è un diritto di libertà. Anche un diritto al futuro. Alla costruzione del futuro. Partecipare significa farsi carico della propria comunità. Ciascuno per la sua parte”.

“La democrazia è fatta di esercizio di libertà. Libertà che, quanti esercitano pubbliche funzioni – a tutti i livelli – sono chiamati a garantire. Libertà indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento”.

“La forza della Repubblica e’ la sua unita’. L’unita’ non come risultato di un potere che si impone. L’unita’ della Repubblica e’ un modo di essere. Di intendere la comunita’ nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perche’ si riconosce nei valori fondanti della nostra civilta’: solidarieta’, liberta’, uguaglianza, giustizia, pace – prosegue il presidente della Repubblica – I valori che la Costituzione pone a base della nostra convivenza. E che appartengono all’identita’ stessa dell’Italia. Questi valori – nel corso dell’anno che si conclude – li ho visti testimoniati da tanti nostri concittadini. Li ho incontrati nella composta pietà della gente di Cutro. Li ho riconosciuti nella operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango; e cantavano ‘Romagna mia’”.

Affermare i diritti “significa non volgere lo sguardo altrove di fronte ai migranti”. E ancora: “Viviamo un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto. Per definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social”.

“Perché la democrazia è fatta di esercizio di libertà – spiega Mattarella -. Libertà che, quanti esercitano pubbliche funzioni – a tutti i livelli – sono chiamati a garantire. Libertà indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento”.

Partecipare “significa contribuire, anche fiscalmente. L’evasione riduce, in grande misura, le risorse per la comune sicurezza sociale. E ritarda la rimozione del debito pubblico; che ostacola il nostro sviluppo”.

“Contribuire alla vita e al progresso della Repubblica, della Patria, non può che suscitare orgoglio negli italiani. Ascoltare, quindi; partecipare; cercare, con determinazione e pazienza, quel che unisce’, aggiunge Mattarella, parlando di ‘unità non come risultato di un potere che si impone. L’unità della Repubblica è un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace. Buon anno a tutti”.


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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