Gaza: irruzione israeliana nell’ospedale di Khan Yunis. Medici senza frontiere: “Ci sono morti e feriti”
GAZA – Truppe israeliane hanno fatto irruzione nell’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia, in cerca dei “corpi degli ostaggi” rapiti da Hamas: finora senza “risultati”, anche se l’esercito ha annunciato l’arresto di “decine di terroristi nella zona del nosocomio”.
Mentre il team di Medici Senza Frontiere che opera nella struttura ha denunciato una situazione precipitata nel “caos”, con “un numero imprecisato di morti e feriti” e il suo personale costretto ad evacuare.
Da giorni i soldati del’Idf stanno martellando la città natale di Yahya Sinwar, una delle roccaforti di Hamas, e hanno accerchiato l’ospedale. Un luogo dove, come ha spiegato il portavoce militare Daniel Hagari, “in base a informazioni credibili ci possono essere i corpi” di alcuni degli ostaggi.
L’esercito ha parlato di “un’operazione limitata e precisa. Non entriamo negli ospedali senza motivo ma, come abbiamo dimostrato, Hamas usa sistematicamente queste strutture come centri del terrore. In base a valutazioni dell’intelligence e informazioni raccolte sul campo, oltre l’85% delle maggiori strutture mediche a Gaza – ha incalzato Hagari – sono state utilizzate da Hamas per operazioni terroristiche”.
Israele ha sostenuto che le attività mediche dell’ospedale proseguono e che “non c’è alcun obbligo per i pazienti e lo staff medico di evacuare”.
Ma Medici senza frontiere e lo stesso direttore del nosocomio lanciano l’allarme. Il responsabile del Nasser Nahed Abu-Teima ha raccontato alla Bbc che la situazione “è catastrofica”, aggiungendo che “gli unici pazienti rimasti sono ammucchiati nei reparti e in estremo pericolo”. Molti di essi, ha spiegato, “hanno gravi lesioni spinali, agli arti, amputazioni, lesioni cerebrali che hanno portato a paralisi ed emiplegia. E questi pazienti non possono muoversi o non possono camminare”. Poi ha lanciato un appello all’Onu e alla Croce Rossa affinché “salvino questi malati”.
Da parte sua il portavoce del ministero della Sanità di Hamas, Ashraf Al-Qudra, ha detto che “i soldati sono penetrati nel reparto emergenze e traumi e stanno allontanando con la forza i rifugiati e lo staff medico”. Al-Qudra ha poi aggiunto che le truppe “stanno rimuovendo i corpi dei morti dalle sepolture improvvisate scavate sul posto”: operazione che è avvenuta anche in altri ospedali, hanno ricordato i media israeliani, per accertare, attraverso l’esame del Dna, se tra i cadaveri seppelliti ci siano ostaggi.
Il dossier rapiti resta la chiave di volta di un accordo con Hamas ed un possibile cessate il fuoco a Gaza.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha detto di “ritenere possibile un’intesa” ma ha ammesso che ci sono “temi molto difficili” ancora da risolvere. Al 132esimo giorno di guerra, l’esercito stringe con raid e operazioni di terra Kahn Yunis, asse principale per arrivare a Rafah a ridosso dell’Egitto. In un raid mirato è stato ucciso Ahmed Ghoul, comandante nel battaglione Shati di Hamas, che “aveva preso parte al massacro del 7 ottobre” e tenuto “in ostaggio la soldatessa Noa Marciano, poi uccisa da Hamas all’interno dell’ospedale Shifa” di Gaza. Resta altissima poi la tensione con il Libano, da dove gli Hezbollah continuano a lanciare razzi sul nord di Israele.
L’aviazione israeliana sta intensificando i raid oltre confine (una fonte della Croce rossa locale ha parlato di 13 morti negli attacchi di mercoledì) e il ministro della Difesa Yoav Gallant ha di nuovo minacciato di colpire Beirut se Hezbollah non si fermerà. A Nabatieh è stato eliminato Ali Muhammad al-Dabs, un comandante della Forza Redwan, l’unità di elite degli Hezbollah: “Era tra quelli – ha riferito l’esercito dello Stato ebraico – che hanno diretto l’attacco terroristico a Megiddo, in Israele, nel marzo del 2023”. Domani è atteso un nuovo discorso del leader sciita Hassan Nasrallah, il secondo della settimana.