Inflazione risale: a gennaio più 0,8%. Napoli maglia nera. Firenze al sesto posto, Livorno al settimo
ROMA – Torna a salire l’inflazione. A Gennaio 2024 c’è stato lieve rimbalzo allo 0,8% dallo 0,6% di dicembre 2023, principalmente a causa del rialzo dei prezzi dell’energia e a quello dei beni alimentari. Lo rileva l’Istat, secondo cui su base mensile, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile mentre il cosiddetto ‘carrello della spesa’ continua a decelerare (+5,1%).
La maglia nera degli aumenti va a Napoli: qui l’inflazione segna +1,9%, la più alta tra i capoluoghi di regione e i comuni con più di 150 mila abitanti, con una spesa aggiuntiva su base annua – calcolata dall’Unione consumatori – di 419 euro per una famiglia media, in aumento rispetto a quella che ci sarebbe stata con i vecchi dati Istat, pari a 384 euro. Al secondo posto Perugia, dove il rialzo dei prezzi dell’1,7%, la seconda inflazione più alta ex aequo con Trieste, determina un incremento di spesa annuo pari a 417 a famiglia (sarebbero stati 391 euro con i dati Istat ormai superati).
Medaglia di bronzo per Trieste che con +1,7% ha una spesa supplementare pari a 415 euro annui per una famiglia tipo (erano 395 euro lo scorso anno). Appena fuori dal podio Bolzano (+1,4%, al 3° posto per inflazione, pari a 405 euro), poi Venezia (+1,4%, 369 euro), al sesto postoFirenze(+1,4%, +366 euro), poi Livorno (+1,4%, 357 euro), Milano (+1,2%, 343 euro) e Verona (+1,1%, 283 euro). Chiude la top ten Rimini (+1%, +272 euro).
Nella graduatoria delle città più virtuose d’Italia, 3 città addirittura in deflazione. Vince Campobasso dove l’inflazione pari a -0,7% si traduce in un risparmio equivalente, in media, a 145 euro su base annua. Medaglia d’argento per Reggio Emilia, dove la diminuzione dei prezzi dello 0,4% determina un calo di spesa annuo pari a 109 euro per una famiglia tipo. Sul gradino più basso del podio delle città più risparmiose, Ancona che con -0,3% ha un taglio delle spese pari a 66 euro annui per una famiglia media.
Il dato di gennaio è “un pessimo segnale per le tasche dei consumatori, soprattutto perché i rialzi più sostenuti investono beni primari come gli alimentari, che rincarano del 5,6% su anno e dello 0,9% in un solo mese”, sottolinea il presidente Codacons, Carlo Rienzi, che evidenzia come i dati vanno “ad aggiungersi a due anni di pesante inflazione che ha ridotto la capacità di acquisto dei cittadini e modificato fortemente i consumi delle famiglie”.