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Acqua: le reti perdono il 43%. Servono nuovi invasi. Il rebus dei dissalatori

Manca l’acqua. Anche se quando si scaricano le famigerate “bombe” (piogge violente e concentrate, inventai il termine dopo l’alluvione del 1996 nell’Alta Versilia) abbiamo disastri. Il dato certificato dall’Istat è che le reti idriche italiane perdono ancora il 42,4% dell’acqua potabile. Nel 2022 l’acqua dispersa nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile soddisferebbe le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno.

Il dato sulla dispersione è peggiore di quello del 2020 (42,2%). Le reti comunali di distribuzione erogano ogni giorno, per gli usi autorizzati, 214 litri di acqua potabile per abitante (36 litri in meno del 1999). Nel 2023 è al 28,8% la quota delle famiglie che non si fidano a bere acqua di rubinetto (stabile rispetto al 2022).

Si può far qualcosa per migliorare una situazione destinata a peggiorare anno dopo anno? Certo che sì. Le soluzioni possono essere due. In territorio come la Toscana si possono costruire gli invasi previsti dal piano di bacino dell’Arno (firmato dal professor Raffaello Nardi, è datato 1999). Servirebbero, oltre che per l’approvvigionamento idrico, anche per la sicurezza dalle alluvioni.

Ma ogni volta che qualcuno ne parla nascono i comitati contrari. Che poi sono gli stessi che protestano in caso di siccità o di alluvione. L’altra possibilità sarebbe dissalare l’acqua marina. Ci sta provando l’Arabia Saudita, con investimenti miliardari. Ma con risultati non ancora esaltanti.

Ma andiamo a leggere i dati Istat. Nel 2022, il volume di acqua prelevata per uso potabile in Italia è pari a 9,14 miliardi di metri cubi, impiegati per assicurare gli usi idrici quotidiani della popolazione, ma anche di piccole imprese, alberghi, servizi, attività commerciali, produttive, agricole e industriali collegati direttamente alla rete urbana, nonché le richieste pubbliche (scuole, uffici pubblici, ospedali, fontanili, ecc.). Il prelievo giornaliero di 25,0 milioni di metri cubi, pari a 424 litri per abitante, è reso possibile da una fitta rete di approvvigionamento ( circa 37.400 fonti attive per gli usi idropotabili).

Prosegue la lenta e modesta contrazione dei volumi prelevati registrata a partire dal 2018. Nonostante il volume prelevato nel 2022 si sia ridotto dello 0,5% rispetto al 2020 (-4% rispetto al 2015), l’Italia si riconferma – da oltre un ventennio – al primo posto nell’Unione europea per la quantità, in valore assoluto, di acqua dolce prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei (escludendo quindi i prelievi da acque marine). Tra i Paesi Ue27 dell’area mediterranea, l’Italia è tra quelli che utilizzano maggiormente acque sotterranee, prelevate da pozzi e sorgenti, per soddisfare le richieste idropotabili della popolazione.

In termini pro capite, il divario tra i Paesi Ue27 è ampio e l’Italia – con 155 metri cubi annui per abitante – si colloca in terza posizione, preceduta solo da Irlanda (200) e Grecia (159), e seguita a netta distanza da Bulgaria (118) e Croazia (111). La maggior parte degli Stati membri (20 su 27) ha prelevato tra 45 e 90 metri cubi di acqua dolce per persona per l’approvvigionamento pubblico.

Sebbene il 2022 sia stato l’anno più caldo e il meno piovoso dal 1961, il prelievo ad uso potabile non sembra aver subito, nel complesso, variazioni significative, nonostante a livello locale si siano, in alcuni casi, registrate importanti criticità in determinati periodi dell’anno.

Nel 2023, la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni è pari all’8,9% ed è in lieve diminuzione rispetto al 2022 (9,7%). Il disservizio investe le regioni in percentuali molto diverse e interessa circa 2 milioni 300mila famiglie; tra queste, oltre i due terzi è residente nel Mezzogiorno (1,6 milioni di famiglie).

Allora? Governo e amministrazioni pubbliche leggano bene le cifre. E propongano soluzioni. Non politiche, buone solo per ottenere qualche voto, ma pratiche. Nell’interesse di tutti. Anche se ci sarà sempre qualcuno che si straccia le vesti e protesta.


Sandro Bennucci

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