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Arno a Firenze: sarà nascosto da una muraglia. Perchè mancano le difese dalle alluvioni. Governo e candidati sindaci zitti?

L'Arno in piena agli Uffizi
Arno in piena

Nel 2012 – lavoravo ancora a La Nazione – “smontai”, definendola ridicola, l’idea della Regione Toscana di collocare argini gonfiabili sulle spallette dell’Arno per difendere Firenze dalle grandi piene. Chi, come me e altre centinaia di migliaia di fiorentini, ha ancora negli occhi la spaventosa alluvione del 1966, con un’onda alta oltre sei metri, generata da una valanga d’acqua calcolata in 4100 metri cubi al secondo, sa che quando il fiume tracima porta via tutto. Figuriamoci gli argini gonfiabili, buoni, forse, per qualche canale di campagna. L’Arno, come hanno stabilito i tre grandi studi fatti negli ultimi sei decenni, lo fermi a monte di Firenze. Quando entra in città diventa un esercito invasore inarrestabile: travolge tutto. La domanda viene spontanea: cosa è stato fatto in 58 anni per difenderci da quello che ho bollato come “un torrente con sfrenate ambizioni di fiume”? Poco o nulla di veramente incisivo. E forse, proprio per nascondere questo enorme ritardo, si inventano soluzioni strampalate, inutilmente costose e sicuramente dannose.

GOVERNO E CANDIDATI SINDACI ZITTI – Infatti oggi, stropicciandomi gli occhi per la sorpresa, ho letto, proprio sulla mia “Nazione”, che la Regione ha avuto un’altra idea sconvolgente, d’intesa con la Protezione civile: alzare sulle spallette “muri” artificiali alti almeno 80 centimetri. Da Rovezzano a San Niccolò e poi giù, fino al cuore di Firenze: all’altezza della Biblioteca Nazionale, verso gli Uffizi e Ponte Vecchio. “Muri” un po’ fissi e un po’ smontabili. Costo: 14 milioni e 600mila euro finanziati attraverso il Pnrr. Risultato? Nascondere il fiume a chi passeggia sui lungarni in riva destra. Mentre in riva sinistra, tutto questo significa costringere coloro che si affacciano sull’Arno (in prima fila abitanti e commercianti di Borgo San jacopo) a dotarsi di porte e finestre stagne. A spese loro. Perchè altrimenti, con i “panconi” dall’altra parte del fiume, ad ogni piena si troverebbero l’acqua in casa. Lasciatemi dire, prima di andare avanti, che sono davvero sbalordito dal silenzio assordante del governo (ministri Musumeci e Sangiuliano ne sapete nulla?) e dei candidati a sindaco di Firenze. Sara Funaro è stata informata dalla Regione? E Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione stessa, ha mai visto questo allucinante progetto? Eike Schmidt lo sapeva, anche come direttore degli Uffizi? E il sindaco Nardella ne aveva mai parlato a Cecilia Del Re, quand’era assessora in Palazzo Vecchio?

ALLUVIONE NELLA PIANA – Non basta. Con l’Arno chiuso a Firenze, e incanalato in una specie di “tubo”, il rischio alluvione, anche quando la piena non è gigantesca, verrebbe automaticamente scaricato a valle. Con cattiva sorte per le frazioni e comuni della piana che corre oltre le Cascine: Isolotto, Osmannoro, Scandicci, Lastra a Signa, Signa. Sindaci e amministratori, che pure siedono nell’ex Provincia di Firenze diventata Città Metropolitana, sono stati informati o coinvolti? Sembra di no.

PIANI DI BACINO – L’Arno, lo ripeto, è un torrente con sfrenate ambizioni di fiume, perchè prende l’acqua da una sola montagna: quando piove sul Pratomagno si gonfia, se smette di piovere va in secca. E’ così da sempre. Imprevedibile. Minaccia Firenze e Pisa, città vetrina, e due terzi della Toscana, dal 4 novembre 1177. In otto secoli ha provocato 64 alluvioni. Molte disastrose. Che cosa fare per evitarle è stato scritto in tre grandi progetti: dopo il 1966 fu istituita una commissione guidata dagli ingegneri idraulici Giulio De Marchi e Giulio Supino. Quel lavoro rimase sulla carta. Nel 1975, la Regione Toscana fece sviluppare dallo studio Lotti di Roma il “Progetto pilota” che prevedeva opere a scopo plurimo: laminazione delle piene e approvvigionamento idrico. Arenato per mancanza di risorse. Infine, nel 1999, venne definito dal professor Raffaello Nardi il piano di bacino: ancora punto di riferimento per le opere di difesa, anche se modificato negli anni. Cosa fondamentale: nessuno dei tre grandi studi ha mai previsto “muri” nel cuore di Firenze. Non solo per salvaguardare un paesaggio unico al mondo (il Manzoni come avrebbe fatto a sciacquare i suoi panni se avesse trovate i panconi?), ma soprattutto perchè tutti concordano che Firenze si salva, come detto, con le opere a monte.

CASSE D’ESPANSIONE, ATTESA INFINITA – Non a caso, l’Autorità di bacino, guidata di nuovo dal segretario generale, Gaia Checcucci, non ha dato parere favorevole ai “muri” sull’Arno, come si legge dagli atti pubblicati dalla Regione stessa. L’Autorità di bacino, ente di programmazione, conosce bene grazie alle sue carte e ai suoi esperti, quali sono le cose da fare. Per esempio le casse d’espansione, progettate e avviate, ma ancora lontane da essere completate, nel Valdarno, fra Figline-Incisa e Reggello. Dovrebbe essere alzata anche la diga di Levane. C’è il progetto. Il cantiere pare di là da venire. In tutto, in caso di grande piena, potrebbero essere fermati 30-40 milioni di metri cubi d’acqua. Poca roba di fronte ai 150-200 milioni di metri cubi che travolsero Firenze nel 1966. Ma già qualcosa. Quando i lavori saranno finiti. Ma quando? Quei “muri” progettati sulle spallette di Firenze sembrano palliativi in previsione di un’attesa ancora lunga.

SOPRINTENDENZA – Chi segue le tormentate vicende della Fiorentina e dello stadio Franchi, sa che la Soprintendenza non ha voluto dare il benestare all’abbattimento delle famose scale elicoidali del monumento firmato dall’architetto Luigi Nervi. Allora stupisce, e non poco, che la stessa Soprintendenza non si sia opposta ai muraglioni antiestetici, limitandosi a consigliare che siano dipinti di verde. E abbelliti da piante ornamentali. Al ministro Gennaro Sangiuliano, collega giornalista, già direttore di tiggì Rai, persona pratica, può star bene che l’Arno venga nascosto? Ecco, ho usato molti punti interrogativi. Da fiorentino, nato, cresciuto e … peggiorato in questa città, mi auguro di avere risposte.


Sandro Bennucci

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