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Firenze: inaugurata la parrocchia di San Charbel dei libanesi maroniti. Il saluto di Betori

CaRDINALE BETORI NATALE
Il cardinale Giuseppe Betori (Foto Toscana Oggi)

FIRENZE – Nel pomeriggio di domenica 26 maggio 2024 si è svolta l’inaugurazione della parrocchia di San Charbel dei libanesi maroniti, nella chiesa di Sant’Agata. Alla messa, presieduta dal patriarca maronita, card. Bechara Boutros El Rai, hanno partecipato il ministro degli interni del Libano, Bassam Maoulaoui, il ministro del turismo del Libano, Walid Nassar, l’ex ministro degli esteri e parlamentare libanese Gebran Bassil, l’ambasciatrice del Libano in Italia, Myra Daher e il console del Libano, Charbel Chbeir.

Il cardinale Giuseppe Betori, Amministratore Apostolico di Firenze, ha consegnato al Patriarca il decreto di istituzione della parrocchia di San Charbel per i fedeli della Chiesa cattolica maronita di Firenze. Ecco il testo:

Beatitudine, Eminentissimo Signor Cardinale Patriarca Bechara
Boutros el Rai, sono molto lieto e onorato di darLe il benvenuto nella
nostra Chiesa fiorentina. Il benvenuto si estende agli altri gerarchi ed
ecclesiastici che oggi sono qui convenuti. Ancora il mio cordiale
saluto si estende alle numerose alte autorità politiche libanesi e
italiane che condividono questo momento celebrativo.
È un momento che ha un particolare significato per Firenze, in
quanto dopo decenni torna alla sua destinazione di culto questa chiesa
di sant’Agata, che ha radici antiche e che recentemente è tornata nella
disponibilità della nostra Arcidiocesi. Le radici antiche risalgono oltre
la veste cinquecentesca con cui ci appare oggi e si collocano verso la
fine dell’XI secolo. Agli inizi monastero femminile camaldolese,
verso la fine del XVIII secolo vi furono collocate le suore Montalve
che ne fecero un educandato.

Le soppressioni degli ordini religiosinapoleoniche e poi leopoldine trasformarono gli ambienti annessi a
questa chiesa in Ospedale Militare, funzione che continuò anche con
lo Stato unitario italiano fino agli inizi degli anni duemila, con la
chiesa adibita a luogo di culto per l’assistenza religiosa alle Forze
Armate e poi chiusa. Finalmente negli ultimi anni questo luogo è stato
riconosciuto come proprio del patrimonio dell’Arcidiocesi, che ne ha
voluto la restituzione al culto e ha inteso affidarla alla comunità
libanese in Firenze, che se n’è presa lodevole cura. Un grazie
particolare va a quanti, membri della comunità, hanno ridonato
splendore a questa aula mortificata da anni di abbandono.


Non meno importante è però questo momento per la Chiesa
maronita e segno ne è la presenza tra noi del Patriarca. Non è solo una
chiesa che si riapre ma nasce oggi una comunità di credenti che
intende vivere la propria fede in continuità con la sua antica storia e
tradizione e secondo le forme liturgiche che le sono proprie. Tutto
questo trova anche una forma giuridica specifica con il decreto con cui
l’Arcidiocesi di Firenze erige presso questa chiesa di sant’Agata la
parrocchia persona di san Charbel per quanti in Firenze appartengono
alla Chiesa cattolica maronita. Sono lieto di consegnare questo decreto
nelle Sue mani, Beatitudine.

Vorrei aggiungere ancora una parola. Tante sono le opere d’arte
che adornano le pareti di questa chiesa, ma fra tutte domina la grande
pala d’altare di Alessandro Allori che la terminò nel 1600, capolavoro
della sua maturità artistica. La pala raffigura le nozze di Cana di
Galilea. Ma l’Allori allude con questo quadro anche alle nozze di
Maria de’ Medici che andava sposa a Enrico IV di Francia. La sposa
di Cana è raffigurata nelle sembianze di quella grande regina. Ma a
noi interessa ricordare che l’episodio evangelico di Cana dice come la
presenza di Cristo porti la gioia tra gli uomini. È lui a dare sapore alla
nostra vita tramutandola da acqua in vino.

Oso affermare che noi oggi celebriamo per così dire le nozze tra la Chiesa maronita e la Chiesa
fiorentina. Le celebriamo nella gioia che ci viene dal Signore ogni
volta che un nostro gesto fa crescere l’unità e si pone al servizio dei
fratelli. Sia questo lo spirito che ci anima oggi e che continuerà ad
animare la presenza dei cattolici libanesi in questa città.

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