Giani: “Dante è il padre della lingua italiana, chi non lo studia resta ignorante”
Sono sconcertato che in Italia si possa permettere il rifiuto allo studio di Dante, il sommo Poeta. È il padre della lingua italiana, l’autore di un testo enciclopedico fondamentale per la nostra cultura quale la Divina Commedia, è l’espressione più autentica dell’umanesimo che fa vivere all’Italia quel salto di civiltà che porta nel secolo successivo al Rinascimento. Escludere il suo studio è semplicemente segno di ignoranza. Motivare la esclusione da un processo formativo dell’opera di Dante Alighieri per rispetto alla religione islamica dimostra di non conoscerlo.
Dante nella Divina Commedia propone e favorisce la conoscenza di un filosofo islamico come Averroè, è il primo a parlarci della funzione di guida alla medicina che esprime da Samarcanda un medico come Avicenna, padre della conoscenza del corpo umano. È sorprendente che un insegnante possa avere la superficialità di permettere tale esonero. In una scuola pubblica, un docente che esonera dallo studio di Dante con le motivazioni che i giornali riportano dovrebbe essere licenziato per incompetenza.
Per un giovane che vive in Italia essere esentato dallo studio di Dante è una grave perdita culturale, educativa, umana. L’opera di Dante costituisce un fondamento ineguagliabile della nostra cultura. Ecco perché è inaccettabile che venga negato proprio per le finalità con cui perseguire inclusione, integrazione, coabitazione del nostro Paese di culture e religioni diverse.