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Libri: il delitto Matteotti, “Muoio per te”, scritto da Riccardo Nencini

Giacomo Matteotti

Il 10 giugno 2024 saranno cent’anni dalla morte di Giacomo Matteotti, assassinato da sicari del regime fascista. In Parlamento pronunciò la famosa frase: “Io ho fatto il mio discorso politico … ora voi preparate quello funebre”. Per celebrare la ricorrenza, Riccardo Nencini, esponente e ancora rappresentante del socialismo italiano, ha scritto il libro “Muoio per te”, edito da Mondadori.

Giustamente, l’uccisione di Matteotti viene incasellata fra i “delitti del secolo”. Dove passione politica, lotta per il potere e sentimenti di odio e amore si intrecciano a tal punto da germinare una tragedia dalla quale prenderà forma l’Italia del ventennio fascista.

Tutti sanno che Matteotti fu ucciso, in pochi sanno come e perché. Opposizione politica a Mussolini e al fascismo, scoperta della tangente pagata dalla Sinclair Oil Company a esponenti del regime compreso il fratello del duce, Arnaldo, e infine scoperta da parte di Matteotti del falso in bilancio: era stato dichiarato il pareggio e invece c’era un passivo di oltre due miliardi.
Matteotti avrebbe denunciato quei casi nella seduta dell’11 giugno a Montecitorio. Venne rapito e ucciso il 10 giugno.

Matteotti è segretario del Partito Socialista Unitario, è antibolscevico perché non crede nel ‘fare come in Russia’, lavora a lungo per un accordo tra socialisti, popolari e liberali democratici per formare un governo che isoli il fascismo. Non ci riesce per l’opposizione del Vaticano (che costringerà don Sturzo all’esilio) e per l’opposizione interna al PSI.

Alla sua morte, Gramsci scrive: “E’ morto il pellegrino del nulla”. mentre i comunisti definiscono filo fascisti Amendola, Sturzo e Turati, pericolosi nemici del proletariato perché non credono nella rivoluzione. La divisione tra socialisti riformisti e comunisti inizierà proprio ora e si trascinerà per l’intero secolo, una frattura insanabile che ha segnato le sorti della sinistra in Italia. Matteotti aveva ragione, Gramsci e Togliatti correvano nel senso opposto alla storia.

Nel romanzo molto spazio alle donne protagoniste. Le donne che furono accanto ai personaggi principali della storia che ha cambiato l’Italia sono state cancellate, abrase, dimenticate.
Eppure accompagnarono le scelte dei loro uomini. Amarono, soffrirono, suggerirono soluzioni, crebbero i figli condividendo coi loro uomini il dolore di una stagione terribile. Quella storia va raccontata per intero.

VELIA TITTA è la moglie di Matteotti. Una vita d’inferno, un amore sconfinato. È Velia a rendere invulnerabile L’intransigenza morale di Giacomo.

MARGHERITA SARFATTI è amante, consigliere di Mussolini, storica dell’arte, musa di Novecento italiano. È Margherita ad affiancare Mussolini nell’ora più buia. Sara’ proprio lei a inventare il mito di Mussolini pubblicando all’estero, in lingua inglese, ‘Dux’ (The life of Benito Mussolini).

ANNA KULISCIOFF è la compagna di Filippo Turati. Russa, arrestata a Firenze come rivoluzionaria, medico, autrice delle prime leggi su divorzio e lotta al lavoro minorile. È Anna la mente politica di Turati. Solo lei capirà, già alla fine del 1924, che Mussolini ha partita vinta.

GIULIA SCHUTCH è la moglie di Antonio Gramsci. Aspetta un figlio da lui, è a Mosca, una lettera va una lettera viene. È Giulia la causa della violenta passione amorosa di Gramsci.

La banda che rapisce e uccide Giacomo Matteotti era guidata da un fiorentino, Amerigo Dumini, e composta da cinque arditi, soprattutto milanesi. Il corpo di Matteotti viene ritrovato il 16 agosto nel comune di Riano, in una carbonaia. Solo ossa, verrà riconosciuto dal suo dentista che gli aveva otturato due molari.

Il mandante: Mussolini. Matteotti e’ il leader dell’opposizione, irriducibile nella sua lotta contro il fascismo. E’ stato all’estero, in Francia, in Belgio, in Inghilterra, per svergognare il duce e dimostrare che i suoi metodi non sono cambiati: violenza, assassini, intimidazioni. In Inghilterra pubblica ‘Un anno di dominazione fascista’, la prova che la violenza non si è fermata alla marcia su Roma.

Non è vero che la storia è maestra di vita. La storia non è maestra di niente. Può ripetersi, eccome.
Dumas amava dire: datemi un personaggio e io scriverò un magnifico romanzo d’avventura.
Avesse avuto per le mani una storia così ne avrebbe fatto un capolavoro.

La vicenda umana di Matteotti ci ricorda che la libertà è una palestra nella quale andare ogni giorno e che ci sono frangenti nei quali bisogna uscire dal coro e ripudiare i ‘ma anche’ e le strade in pianura. Ti portano nel posto sbagliato.



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