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Gherardo Gambelli nuovo arcivescovo di Firenze. Ordinato da Betori: “Annuncia la buona novella agli ultimi”

Gherardo Gambelli seduto sullo scranno piu’ alto, da arcivescovo (foto Palinko/Firenzepost)

FIRENZE – Gherardo Gambelli da Castelfiorentino, finora parroco della Madonna della Tosse, è il nuovo arcivescovo di Firenze. Ordinato oggi, 24 giugno 2024, festa di San Giovanni Battista, patrono della città, durante la lunga e struggente cerimonia in Duomo. Alla quale hanno assistito dal vivo oltre tremila fedeli. Voluto da Papa Ferancesco, che lo ha scelto anche per la sua esperienza di missionario e prete delle carceri, commosso e forse consapevole della nuova, pesante responsabilità, Gambelli si è sciolto in un sorriso quando Betori l’ha abbracciato. Affermando: “Aver toccato le periferie geografiche e quelle umane nel tuo impegno missionario in Ciad e in carcere, ti servirà a porre lo sguardo soprattutto su chi viene ignorato o scartato, ad annunciare la buona novella a coloro che appaiono gli ultimi per il mondo, ma sono i primi per il Signore”.

Il nuovo arcivescovo, Gherardo Ganbelli, prima della cerimonia d’insediamento, con il presidente della Regione, Eugenio Giani (foto FB Giani)

Ma l’Africa ha inciso nella preparazione di Gambelli: missionario per oltre 10 anni in Ciad, dove ha contribuito alla nascita del vicariato di Mongo, ha ottenuto che le offerte raccolte durante la celebrazione nella cattedrale di Santa Maria del Fiore siano devolute per la realizzazione di una pastorale giovanile in quel vicariato apostolico, appunto a Mongo.

Betori ha posto l’accento su “quella forma essenziale, povera, della forma di vita e di configurazione di Chiesa che solo permette ai discepoli di Gesù di farsi vicini ai poveri, agli emarginati, loro compagni di strada, pronti a condividere e non solo a dare. La tua esperienza di ministero come sacerdote, caro don Gherardo, ti aiuterà senz’altro a porre i presupposti di questa conversione anche per tutta la Chiesa fiorentina”.

“L’esistenza di Giovanni – ha anche detto Betori – è grazia, e grazia è il ministero che, attraverso la Chiesa, il Signore ti affida, caro don Gherardo. Non temere, perché ciò che accade tra poco per te è dentro un disegno divino che ti ha scelto per farti strumento di grazia e di misericordia per il popolo fiorentino”. “Collocare la tua persona e il tuo ministero a favore di questo popolo – ha proseguito – dentro un orizzonte di grazia e di misericordia, ti libera dai timori che nascono di fronte alla consapevolezza dei limiti della nostra natura umana, dall’ansia della prestazione e dei risultati, dal dover fare i conti con il giudizio degli altri. Tutto è grazia in quel che oggi accade e in ogni momento del tuo servizio alla Chiesa e alla gente di Firenze. La sorgente divina di questa grazia è inesauribile e ti permette di avviarti nel tuo ministero con fiducia”.

“La voce della Chiesa – ha aggiunto l’arcivescovo uscente – resterà sempre una voce scomoda per le logiche del mondo e, se anche non ci venga chiesto, come a Giovanni, il sacrificio della vita, resta anche per noi il compito di non lasciarci irretire dalla seduzione del consenso o dall’illusione di un ascolto che non produce conversione o di un plauso interessato fino a quando non entra in gioco la propria posizione nel mondo”.

“Giovanni ci insegna che la missione è fondamentalmente dono di sé, senza limiti, alla verità”, ha osservato Betori, secondo cui “non è difficile” rapportare l’esempio del Battista “al ministero di un vescovo, più volte richiesto di pronunciare un giudizio sul mondo, che non dovrà mai essere di condanna ma di salvezza, in quanto richiamo alla verità contro ogni falsificazione della realtà. La manipolazione del reale è probabilmente il dramma del nostro tempo e, proprio perché si vuole essere in cordiale dialogo con questo tempo, dobbiamo anche essere coraggiosi annunciatori della verità, sempre nella carità, ma sempre anche con parresìa”.

AGGIORNAMENTO DELLE 14,15

GAMBELLI – “Come Chiesa fiorentina continueremo ad attingere a quelle radici” di “quell’umanesimo che dopo la distruzione morale e materiale provocata dalla dittatura e dalla guerra seppe rifiorire facendo della nostra città un laboratorio di giustizia sociale e di pace fra le nazioni”.

Lo ha affermato monsignor Gherardo Gambelli, nuovo arcivescovo di Firenze, nel discorso con cui si è conclusa la sua cerimonia di ordinazione nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. L’obiettivo dichiarato è quello di “alimentare, in dialogo fattivo con tutti, quel nuovo umanesimo cristiano che consiste nel fare nostri i sentimenti di Cristo”, ricordando che “nel suo discorso pronunciato proprio in questa Cattedrale il 10 novembre 2015, papa Francesco ci aveva lasciato un’immagine che mi piace riprendere: quella della medaglia spezzata a metà che le mamme consegnavano insieme ai neonati allo Spedale degli Innocenti. E ci ricordava: ‘Noi abbiamo l’altra metà. Perché la Chiesa madre ha in Italia metà della medaglia di tutti i suoi figli abbandonati, oppressi, affaticati'”.

Quelle parole del Papa, “così importanti per tutte le diocesi italiane lo sono in particolare per noi perché ci ‘riannodano’ alla nostra tradizione più profonda e feconda”, ha osservato monsignor Gambelli, spiegando che “questi due mesi di preparazione all’ordinazione episcopale sono stati per me un tempo di grazia in cui ho fatto esperienza della vicinanza di Maria nella mia vita, attraverso la preghiera di tanti fratelli e sorelle che mi hanno sostenuto”.


Sandro Bennucci

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