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Carabinieri: da operaio forestale a generale dell’Arma. La bella storia di Luigi Bartolozzi, a difesa della terra e degli animali

Il generale dei carabinieri forestali, Luigi Bartolozzi

Come John Wayne, comandante delle “giacche blu” nel bellissimo western “I cavalieri del nord ovest”, anche per Luigi Bartolozzi, generale dei carabinieri forestali di Firenze, è arrivato l’ultimo giorno di lavoro. Non deve andare a trattare con “Volpe Grigia” per evitare un massacro, ma lascia sulla scrivania due fascicoli, pronti per essere chiusi, con due grosse operazioni: una sul traffico di uccelli da richiamo e l’altra su un’inquietante vicenda di animali da compagnia.

Il generale Bartolozzi con il Gonfalone di Firenze e le “chiarine” di Palazzo Vecchio

OPERAIO – A differenza del John Wayne del film, Bartolozzi non è angosciato dalla pensione. Occhi lucidi certo, a 65 anni può succedere, soprattutto se uno ha dedicato l’esistenza a una missione: difendere ambiente, natura animali. Ma in senso vero, non in quello astratto, e spesso distratto, dell’ambientalismo da salotto. Il cappello da generale è il giusto riconoscimento a un’eccellente carriera, cominciata davvero col sudore sulla fronte: da operaio forestale. Impegnato anche contro gli incendi nei boschi. Poi il salto: nei ranghi del Corpo Forestale dello Stato. Una specialità, una professionalità un impegno. Che Matteo Renzi presidente del Consiglio, volle riunire sotto il comando dell’Arma dei carabinieri. Non senza polemiche e contrasti.

CARABINIERE – Ma nel momento in cui guarda il suo cappello da generale, Luigi Bartolozzi vede scorrere una vita di lavoro: nella Comunità Montana del Mugello, quindi in un’Azienda del Corpo Forestale (Poggio Adorno Montefalcone, in provincia di Lucca). Ripensa all’impegno sociale sia nel campo del volontariato che della cultura. Nel 2007 venne nominato “Socio Corrispondente” dall’Accademia Italiana di Scienze Forestali. Nel 2020 è stato eletto dal Consiglio Accademico dell’Accademia “Accademico Ordinario” e nel 2009 gli è stato assegnato il premio, dall’Associazione Nazionale Pro Natura, “la Foglia d’Argento” per l’impegno profuso nell’ambito della difesa e la conservazione dell’ambiente e del territorio. E ovviamente gli torna in mente anche il momento fatidico: l’abbandono dell’uniforme grigia del Corpo Forestale per quella nera dei Carabinieri. Non una banale questione sartoriale: invece, per lui, il compito di guidare una trasformazione delicata: con conoscenze e professionalità da salvaguardare nel passaggio in una nuova realtà. Senza pregiudizi e con senso della realtà.

SUCCESSORE – Nel momento in cui si riappropria di se stesso, regalandosi anche alla famiglia, e lasciando l’ufficio e le due inchieste da chiudere al suo successore, il tenetente colonnello Francesco Montorzi, e per le sue competenze alla tenente colonnella Loriana Armellini, Bartolozzi si abbandona a questo pensiero: “Nella mia carriera professionale ho cercato di applicare i principi frutto dell’insegnamento dei miei genitori: il rispetto e la considerazione, strettamente legati tra loro. Il rispetto è un sentimento di stima, fiducia, di riconoscimento dei diritti verso una persona. Essere considerati significa per me, tenere conto delle esigenze, dei sentimenti e delle opinioni dell’altro o degli altri, cercando di comprenderli e di valutarli”.

COLLABORATORI – Non è tutto. Aggiunge: “Ai miei collaboratori nell’ambito dell’attività lavorativa ho cercato di ribadire alcuni concetti che ritengo fondamentali: impegno, passione, amore e sacrificio. La dedizione per il proprio mestiere è la premessa necessaria per potere sviluppare un lavoro eccellente, dove l’eccellenza è una cometa, perché porta a crescere non solo come professionisti, ma soprattutto come esseri umani.” E allora via, come John Wayne nell’ultima galoppata fuori dal forte, il saluto e l’omaggio, di chi ha lavorato con lui. Con l’invito: “Torna presto Luigi: per un caffè e, magari, un consiglio prezioso”.

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Sandro Bennucci

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