Skip to main content

Nazionale: nessuno si dimette. Gravina: “Spalletti resta e io non scappo”. E sposta l’obiettivo: Mondiali 2026

Gabriele Gravina, presidente Figc (Foto Federazione Italiana Gioco Calcio)

BERLINO – Eravamo stati, noi di Firenze Post, facili preveggenti: dopo una delle più grandi disfatte della Nazionale italiana (paragonabile alla sconfitta subìta dall’Irlanda del Nord nel 1958, alla batosta con la Corea nel 1966, a Germania 1974 e alle ultime due esclusioni dai Mondiali) nessuno si dimette. Gabriele Gravina, senza una smorfia, convoca una conferenza stampa mentre gli svizzeri, con una squadra compatta ma fondamentalmente modesta, stanno ancora festeggiando il passaggio ai quarti, e annuncia che il “progetto continua”. Quale progetto? Non lo spiega. Fa solo sapere, in estrema sintesi, che “Spalletti resta e io non scappo”.

DISASTRO AZZURRO – Artemio Franchi, e mi dispiace doverlo troppo spesso tirare in ballo, rimetteva il mandato al Consiglio federale. Che poi lo confermava all’unanimità. Qui, invece, è come se il disastro azzurro non ci fosse stato. Dimissioni? Neanche a parlarne o a pensarne. Gravina butta la palla in tribuna e divaga: “Ci sono tante riflessioni che si accavallano – dice – Un po’ tutti siamo dispiaciuti per non aver potuto riconsegnare a tutti i tifosi italiani quel risultato che volevamo. Siamo dispiaciuti per il risultato ma nello sport la sconfitta ci sta. Quello che purtroppo rimane è la delusione per non aver potuto dimostrare a chi ci ha seguito tutto ciò che è stato fatto. Resta la delusione per una incapacità nell’aver potuto dimostrare ciò che abbiamo fatto”.

SPALLETTI – Capitolo dimissioni: “Non scappo dalle responsabilità. Le critiche feriscono, quelle strumentali legate ad una richiesta di dimissioni. Quelle costruttive no, vanno ascoltate. Non esiste che qualcuno possa governare dall’esterno il nostro mondo, questo vale per la politica sia per tutti gli altri nel chiedere le dimissioni sia di Gravina che di Spalletti. Non esiste. Le elezioni Figc non si possono fare prima delle Olimpiadi, alla prima data utile lo faremo. Critiche sì, ma facciamole costruttive”. Obiezione: dopo due sclusioni dai Mondiali e una eliminazione così vergognosa che cosa deve succedere per cerecare una novità, magari fatta di manager che sappiano ricostruire dalle macerie?

TUTTI RESPONSABILI – Anche sulle responsabilit palla in tribuna. Franchi se le assumeva tutte in prima persona. Gravina no, le divide con l’universo mondo: “Siamo tutti responsabili – afferma – ma dobbiamo continuare a esserlo. Lo faremo senza abbandonare la strada di un progetto pluriennale in cui comunque crediamo e che abbiamo inaugurato otto nove mesi fa. Ci saranno riflessioni profonde e passeremo ancora del tempo a confrontarci con il c.t. Spalletti. E abbiamo solo un modo per ripartire. Ripartire con il lavoro. Con la forza del lavoro. Con la forza dei progetti. Io sono pragmatico e credo solo nel lavoro. Dobbiamo essere lucidi e logici. I problemi li affronto col lavoro, non ho cultura di scappare. Il progetto è triennale, è centrale un allenatore subentrato da 10 gare, con scarsa possibilità di avere sempre a disposizione i calciatori, in un panorama che prevede poco più di 100 selezionabili per la nazionale”.

FIFA E UEFA – Quindi dito puntato su Fifa e Uefa: “Oggi emerge a livello internazionale la necessità di ridurre quanto più possibile lo spazio delle nazionali, questo è l’amore che sia ha per la nazionale. Spalletti ha la nostra fiducia, deve lavorare. Fra 60 giorni inizia un nuovo appuntamento, non possiamo pensare che in 60 giorni improvvisamente in Italia fioriscano i Mbappè., i Ronaldo e i Messi. Ci vuole pazienza. Abbiamo solo un’esigenza: attivare la politica della valorizzazione del talento, che c’è. Tutte le nostre nazionali giovanili sono qualificate alla fase finale”.

SVIZZERA – Gravina parla del dopo partita con la Svizzera: “Abbiamo fatto una lunga chiacchierata anche col mister: sono pragmatico e penso sia impensabile risolvere i problemi in momenti di difficoltà abbandonando un progetto che dal primo momento abbiamo detto che si tratta di un progetto triennale. Non si può pensare di abbandonare un progetto dopo 8/9 mesi di attività. C’è da cambiare qualcosa, da rivedere qualcosa in termini di approccio. Ci saranno riflessioni profonde, ieri sera abbiamo iniziato a confrontarci con Spalletti. Dobbiamo crescere tutti. La delusione è per una prestazione e una incapacità nell’esprimere quello che avremmo dovuto fare. E soprattutto non poter toccare con mano una capacità del carattere della nostra italianità, nei momenti di difficoltà, nel reagire ad alcuni limiti oggettivi che abbiamo sempre dimostrato, non saper sopperire con una reazione diversa rispetto a ciò che abbiamo toccato con mano ieri. Su questo dobbiamo riflettere tutti. Una riflessione che ieri abbiamo fatto insieme io, il mister, Buffon con tutta la squadra. Una delusione che i ragazzi hanno condiviso con noi, abbiamo diviso tutte le nostre responsabilità, equamente. Non abbiamo nulla da nascondere, siamo tutti responsabili ma dobbiamo continuare a esserlo appellandoci a un grande senso di responsabilità”.

VIVAI – Sui vivai dice: “L’utilizzo dei giovani è un fatto culturale ma poi ci sono i numeri. Il 67% dei nostri calciatori sono stranieri in A, noi abbiamo il 32% di giocatori selezionabili. Dato più o meno in linea con altre realtà, ma stiamo resistendo strenuamente alla richiesta di liberalizzare la possibilità di tesserare gli extracomunitari. Anche la Serie B, un campionato di formazione, ha presentato richiesta per almeno un altro extracomunitario. Non c’è l’atteggiamento culturale per capire che per risolvere difficoltà un asset sono i vivai. Non capiamo che lavorare coi giovani non è costo ma investimento, al nostro interno ci sono resistenze”.

NATIONS LEAGUE – Gravina va avanti tipo caterpillar: “Nessuno può garantire risultato se non attraverso l’impegno e la progettualità. Io rispondo dal 2018, non è un caso che da lì la scelta della Federazione sui vivai è stata di finanziare il più possibile l’attività di base. Dobbiamo allargare la base dei selezionabili, la Nations League ha importanza per il ranking: questo è il gruppo, verranno fuori altri ragazzi ma siamo lontani dagli obiettivi posti. Pensavamo di essere più avanti, ci siamo accorti che siamo tornati indietro. Ma non ci si può arrendere”. “I ragazzi delle selezioni giovanili hanno zero presenze, non c’è valorizzazione. Abbiamo rilanciato le seconde squadre ma abbiamo delle squadre Primavera col 100% di stranieri. C’è un’idea non convinta nell’avere un patrimonio di talenti di valore ma la ricerca della massimizzazione del risultato non permette di avere pazienza sulla loro valorizzazione. L’Under 17 che vince 3-0 col Portogallo fa capire che hai ragazzi straordinari. Ma a volte non giocano nemmeno nel campionato Primavera”.

MONDIALE 2026 – L’obiettivo si sposta sul Mondiale 2026: “L’obiettivo del mondiale 2026 è reale, siamo consapevoli che sarebbe un disastro inimmaginabile non centrare la qualificazione per la terza volta di fila. Questo non solo per il risultato, ancora una volta vorrebbe dire che non siamo stati in grado di percorrere un progetto che dia risposte concrete nell’immediato” Si ritorna a parlare di dimissioni: “Non mi sono soffermato sulla mia voglia di continuare il mio percorso che è impegnativo e mi impedisce da qualche mese di tornare a casa. Io non sono un amministratore unico, non c’è elezione attraverso un cda. Ci sono sette componenti nel mondo del calcio, è giusto il confronto aperto. È giusto ci sia possibilità di verificare con loro se il percorso va continuato o interrotto. Tutto questo lo faremo togliendo un po’ di scorie che ora attraversano anche il mio entusiasmo”.


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741