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Morte a Sollicciano: Funaro visita il carcere. Le sue parole interrotte fuori da amici e parenti dei detenuti

FIRENZE – Dopo la morte per suicidio del detenuto ventenne, e la protesta di una quarantina di reclusi con fuoco nel carcere, la situazione, oggi 5 luglio 2024, pare tornata sotto controllo. Ma c’è stata la visita al carcere della neo sindaca, Sara Funaro, insieme ai deputati Pd Emiliano Fossi e Federico Gianassi e di M5s Andrea Quartini, dopo che ieri si è suicidato nel carcere fiorentino un 20enne, innescando la protesta degli altri detenuti, anche per le condizioni in cui versa l’istituto. Funaro e la delegazione dei parlamentari è poi intervenuta all’esterno del carcere, dove il garante dei detenuti Eros Cruccolini e il presidente della camera penale, Luca Maggiora, avevano indetto una conferenza stampa. Ad interrompere le parole di Funaro e della delegazione di parlamentari le proteste di alcuni parenti e amici di detenuti, lamentando le condizioni di vita all’interno di Sollicciano.

Funaro ha auspicato che “dal governo vengano a visitare Sollicciano per vedere quali sono le condizioni e si possano sbloccare gli interventi”. “Sono troppi i suicidi nelle carceri, – ha aggiunto – serve un’attenzione particolare e misure che danno attenzione su questo e che lavorano sulla prevenzione e sulle condizioni in cui si vive in carcere. Ieri sono stata sempre in contatto con la direttrice del carcere e la prefettura per vedere l’evoluzione della rivolta interna che per fortuna si è fermata”.

Per Funaro “ci sono tante questioni che vanno affrontate all’interno di Sollicciano, le cui condizioni strutturali sono drammatiche. Sono anni che lo stiamo sottolineando e dicendo che servono interventi strutturali”. “Io sono dell’idea che Sollicciano andrebbe rifatto completamente – ha osservato ancora – ma nel frattempo almeno servono dei lavori. So che alcuni lavori erano partiti ma sono fermi dal febbraio 2023, c’è la necessità di riaccelerare.”.

Poi, ha detto ancora, “c’è una popolazione carceraria multiproblematica e serve sempre una maggiore assistenza delle persone dal punto di vista sanitario. Mi aspetterei un’attenzione da parte del governo perché la situazione di Sollicciano è da tanto tempo che deve essere risolta. Come amministrazione abbiamo sempre investito e continueremo a farlo sempre di più per quella che è la parte in cui possiamo farlo, con i progetti di inclusione. Dall’altra parte però se non si interviene sulle condizioni strutturali del carcere, che è un ambiente degradato, il disagio delle persone che entrano aumenta. Non c’è solo un problema per i detenuti, ma anche per chi lavora in carcere”.

AGGIORNAMENTO DELLE 14,40

Un minuto di silenzio e una preghiera, in lingua araba, davanti a Sollicciano per dare un ultimo saluto a Fedi, detenuto 20enne che ieri si è tolto la vita nel carcere fiorentino, scatenando la protesta degli altri reclusi, rientrata solo dopo molte ore.

A intonare la preghiera è stata Fatima Benhijji, presidente dell’associazione Pantagruel, che da anni opera a Sollicciano e che solitamente segue le persone provenienti dall’area araba. “Ho pregato per lui sperando che la sua sofferenza sia finita. Era un ragazzo che ha sofferto moltissimo – ha ricordato -. E’ arrivato in Italia a 11 anni, dentro un camion di olio. Da minorenne ha girato tutta l’Europa. Ed è stato in un carcere minorile. A 18 anni e cinque mesi è entrato a Sollicciano per una rapina e a Sollicciano è morto”.

L’avvocato del ragazzo, Ivan Esposito, racconta: “Lo seguivo da quando era entrato a Sollicciano. Era entrato in carcere in condizioni difficili perché veniva dalla strada, ed era da solo. All’interno del carcere aveva fatto un percorso lento ma progressivo, tra alti e bassi ma comunque positivo. Gli mancava poco più di un anno e avrebbe terminato. Questo è il mio grande rammarico, perché pian piano eravamo riusciti a sistemare tutte le sue pendenze. Infatti aveva già finito il suo reato da maggiorenne, una rapina compiuta due anni fa, e adesso stava espiando reati commessi quand’era minorenne. Purtroppo non ha retto”.

Esposito spiega che ad avvisarlo del suicidio è stato “un altro detenuto, mio assistito, che mi ha chiamato in lacrime. La dinamica precisa ancora non la conosciamo ma pare che sia rientrato inc ella da solo, abbia bloccato la porta e si sia suicidato”.

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