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Kamala Harris: boom di donazioni ai Dem e 500 delegati pronti a schierarsi. Mosca: “Da lei retorica ostile”

Kamala
Kamala Harris (Foto d’archivio)

WASHINGTON – “Mi guadagnerò la nomination e batterò Trump”, ha assicurato Kamala Harris in un post in cui allegava il link per le donazioni, dando già ufficialmente il via alla sua corsa presidenziale. Con l’endorsement di Bill e Hillary Clinton, e di decine di delegati ed ex delegati alla convention democratica.

Il partito democratico si è schierato subito compatto al suo fianco e i 50 presidenti statali hanno assicurato il sostegno per la candidatura alla Casa Bianca. Poco dopo il ritiro di Biden, Harris ha passato più di 10 ore telefonando a oltre 100 leader di partito ed avrebbe già ottenuto l’appoggio di oltre 500 delegati democratici, su un totale di 4.700 che saranno alla Convention in programma ad agosto a Chicago.

Ma da Mosca arrivano segnali contrari: “Da lei retorica ostile”. Il Cremlino oprende tempo, ma è ovvio che non può non considerare positive le parole di Trump che parla di tavolo negoziale e di stop alla fornitura di armi. Kamala, viceversa, dovrebbe garantire la continuità con Biden.

“Questi non sono tempi normali e queste non saranno elezioni normali. Ma questa è la nostra America. E io ho bisogno di voi in questa battaglia”, ha affermato Harris in uno dei suoi primi messaggi di raccolta fondi. E la risposta è stata immediata, con unboom di donazioni per i democraticiche hanno raccolto in poche ore 46,7 milioni di dollari.

In caso invece di mini primarie, come auspicato nei giorni scorsi dall’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e ora da Barack Obama, potrebbero scendere in campo alcuni governatori, nomi che eventualmente potrebbero anche fare da vice a Harris: Josh Shapiro (Pennsylvania), J.B. Pritzker (Illinois), Tony Evers (Wisconsin) e Andy Beshear (Kentucky). Più improbabili il governatore della California Gawin Newsom (considerato troppo liberal e di uno Stato già saldamente dem) e la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, pare perché non vorrebbe bruciarsi le chance di correre nel 2028. Non è da escludere neppure il segretario ai Trasporti Pete Buttigieg.

Anche il senatore indipendente della West Virginia Joe Manchin sta valutando di correre per la presidenza come democratico. Robert F. Kennedy Jr invita invece gli elettori a unirsi e appoggiare la sua candidatura da indipendente, ma si dice “aperto” ad ascoltare i leader del partito democratico qualora lo contattassero per sfidare Kamala Harris per la nomination:. “Sono l’unico candidato che può battere Donald Trump”, sottolinea. Alla vicepresidente intanto sono arrivate le dichiarazioni di sostegno da parte di Shapiro, Newsom, della ‘pasionaria’ del partito Alexandra Ocasio-Cortez del deputato Adam Schiff.

Chi è Kamala Harris –Nata nel 1964 a Oakland, in California, Kamala Harris non ha brillato nei panni di vice, deludendo probabilmente chi si aspettava molto di più da lei. Laureata alla prestigiosa università di Howard, era stata salutata forse un po’ troppo semplicisticamente come ‘l’Obama donna’ per la sua capacità oratoria e di trascinare le folle, almeno fino a qualche tempo fa. Prima di conquistare un seggio al Senato nel 2016 è stata procuratrice di San Francisco, quindi della California.

Barack Obama la definì goffamente “la più bella procuratrice del Paese”, per poi scusarsi. All’ex presidente la lega comunque un’amicizia di vecchia data e una stima reciproca. Proprio l’amministrazione Obama infatti la valutò come possibile giudice della Corte Suprema. Come senatrice, Harris ha subito dichiarato guerra a Donald Trump e si è imposta sul palcoscenico nazionale con i suoi interrogatori all’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions, che sono sono diventati virali e l’hanno accreditata davanti al pubblico democratico a caccia di volti nuovi per il partito.

Da qui la decisione di provare a correre per la Casa Bianca: un tentativo che non ha avuto successo, anche se si era imposta come una delle rivali più agguerrite di Biden nel corso delle primarie. E’ rimasto negli annali l’aspro confronto fra i due nel corso di uno dei dibattiti, durante il quale Harris rinfacciò al suo futuro capo di essersi compiaciuto della collaborazione con due senatori segregazionisti negli anni ’70.

Non contenta, Kamala continuò raccontando di conoscere una ragazzina nera che per fortuna ebbe la possibilità di andare in una scuola migliore grazie al servizio di scuolabus istituito per le minoranze che vivevano nei quartieri più disagiati, servizio al quale – ricordò – il senatore Biden si era opposto: “Quella ragazzina ero io”. Nonostante lo scontro, fu scelta poi come numero due nel ticket dem.

Non è mai uscita dall’ombra di Biden e non ha mai bucato lo schermo, ma sta recuperando terreno e immagine su alcuni temi, come quello chiave dell’aborto. E con i suoi 59 anni e la sua fermezza dietro un sorriso abbagliante potrebbe funzionare come antitesi a Trump, facendolo apparire vecchio e iroso.

Come senatrice, Harris ha subito dichiarato guerra a Donald Trump e si è imposta sul palcoscenico nazionale con i suoi interrogatori all’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions, che sono sono diventati virali e l’hanno accreditata davanti al pubblico democratico a caccia di volti nuovi per il partito. Da qui la decisione di provare a correre per la Casa Bianca: un tentativo che non ha avuto successo, anche se si era imposta come una delle rivali più agguerrite di Biden nel corso delle primarie.

E’ rimasto negli annali l’aspro confronto fra i due nel corso di uno dei dibattiti, durante il quale Harris rinfacciò al suo futuro capo di essersi compiaciuto della collaborazione con due senatori segregazionisti negli anni ’70. Collezionista di sneaker Converse, Harris si sveglia di solito alle 6 del mattino e si allena per mezz’ora. Fra i suoi libri preferiti ci sono ‘Native Son’ di Richard Wright e ‘The Lion, the Witch and the Wardrobe’ di C.S. Lewis. Il suo motto è un monito che la madre le rivolgeva quando era ragazzina: ‘Potrai essere la prima, ma assicurati di non essere l’ultima’. Da allora Harris di tabù ne ha infranti molti, aprendo la strada e diventando un modello per molte donne. Ora ha l’occasione della vita.

La reazione di Trump –Joe Biden sarà ricordato “come il peggior presidente nella storia del nostro Paese” e la sua vice Kamala Harris “sarà ancora più facile da battere”. Pochi minuti dopo l’annuncio del ritiro del suo rivale nella corsa alla Casa Bianca, Donald Trump affida la sua prima reazione ad una telefonata alla Cnn, la tv americana a lui più ostile. Poi marca il punto anche sul suo social Truth, sostenendo che tutti sapevano sin dall’inizio dell’inadeguatezza del leader dem a guidare il Paese:

“Il disonesto Joe Biden non era idoneo a candidarsi alla presidenza, e certamente non è idoneo a servire e non lo è mai stato! Ha raggiunto la posizione di presidente solo grazie a bugie, notizie false e senza lasciare il suo seminterrato. Tutti coloro che lo circondavano, compreso il suo medico e i media, sapevano che non era in grado di essere presidente, e non lo era”.

Un j’accuse contro l’entourage, la stampa e il medico personale del commander in chief. Quindi un attacco su uno dei suoi cavalli di battaglia, l’invasione dei migranti alla frontiera col Messico: “E ora, guarda cosa ha fatto al nostro Paese, con milioni di persone che attraversano il nostro confine, totalmente incontrollate, molte provenienti da carceri, istituti psichiatrici e un numero record di terroristi. Soffriremo molto a causa della sua presidenza, ma rimedieremo molto rapidamente ai danni che ha causato. Facciamo l’America di nuovo grande”.

Trump ha rincarato la dose sostenendo che il partito repubblicano dovrebbe essere rimborsato delle spese sostenute finora nella campagna elettorale perché “ora” con il ritiro di Joe Biden “dobbiamo ricominciare da capo” .

AGGIORNAMENTO DELLE 18,00

Kamala Harris sembra aver già ipotecato la nomination per la Casa Bianca, evitando con ogni probabilità anche le mini primarie. Tutti i suoi principali potenziali sfidanti infatti le hanno già dato l’endorsement, compresi i governatori di California, Michigan, Pennsylvania, Illinois, Minnesota, Wisconsin e Kentucky. Harris ha anche il sostegno di Biden e dei Clinton. Manca quello pubblico degli Obama e dei leader dem del Congresso.

AGGIORNAMENTO DELLE 20,45

Una media dei sondaggi recenti condotta dalla Cnn che mette a confronto la vicepresidente Kamala Harris con l’ex presidente Donald Trump in vista delle elezioni presidenziali del 2024 evidenzia una sfida serrata senza un vincitore chiaro. I risultati mostrano cheTrump ha il 48% di consensi, mentre Harris è al 47%.

“Sono onorata”: con queste parole Kamala Harris ha accettato l’investitura di Joe Bidendopo che il commander in chief aveva annunciato il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca e appoggiato la sua numero due per la nomination, aprendole la strada alla possibilità di diventare la prima presidente donna e di colore.

“Mi guadagnerò la nomination e batterò Trump”, ha assicurato Harris in un post in cui allegava il link per le donazioni, dando già ufficialmente il via alla sua corsa presidenziale.

Con l’endorsement di Bill e Hillary Clinton, e di decine di delegati ed ex delegati alla convention democratica.

Il partito democratico si è schierato subito compatto al suo fianco e i 50 presidenti statali hanno assicurato il sostegno per la candidatura alla Casa Bianca. Poco dopo il ritiro di Biden, Harris ha passato più di 10 ore telefonando a oltre 100 leader di partito ed avrebbe già ottenuto l’appoggio di oltre 500 delegati democratici, su un totale di 4.700 che saranno alla Convention in programma ad agosto a Chicago.

“Questi non sono tempi normali e queste non saranno elezioni normali. Ma questa è la nostra America. E io ho bisogno di voi in questa battaglia”, ha affermato Harris in uno dei suoi primi messaggi di raccolta fondi. E la risposta è stata immediata, con unboom di donazioni per i democraticiche hanno raccolto in poche ore 46,7 milioni di dollari.

In caso invece di mini primarie, come auspicato nei giorni scorsi dall’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e ora da Barack Obama, potrebbero scendere in campo alcuni governatori, nomi che eventualmente potrebbero anche fare da vice a Harris: Josh Shapiro (Pennsylvania), J.B. Pritzker (Illinois), Tony Evers (Wisconsin) e Andy Beshear (Kentucky). Più improbabili il governatore della California Gawin Newsom (considerato troppo liberal e di uno Stato già saldamente dem) e la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, pare perché non vorrebbe bruciarsi le chance di correre nel 2028. Non è da escludere neppure il segretario ai Trasporti Pete Buttigieg.

Anche il senatore indipendente della West Virginia Joe Manchin sta valutando di correre per la presidenza come democratico. Robert F. Kennedy Jr invita invece gli elettori a unirsi e appoggiare la sua candidatura da indipendente, ma si dice “aperto” ad ascoltare i leader del partito democratico qualora lo contattassero per sfidare Kamala Harris per la nomination:. “Sono l’unico candidato che può battere Donald Trump”, sottolinea. Alla vicepresidente intanto sono arrivate le dichiarazioni di sostegno da parte di Shapiro, Newsom, della ‘pasionaria’ del partito Alexandra Ocasio-Cortez del deputato Adam Schiff.

CHI E’ KAMALA HARRIS –Nata nel 1964 a Oakland, in California, Kamala Harris non ha brillato nei panni di vice, deludendo probabilmente chi si aspettava molto di più da lei. Laureata alla prestigiosa università Howard, era stata salutata forse un po’ troppo semplicisticamente come ‘l’Obama donna’ per la sua capacità oratoria e di trascinare le folle, almeno fino a qualche tempo fa. Prima di conquistare un seggio al Senato nel 2016 è stata procuratrice di San Francisco, quindi della California.

Barack Obama la definì goffamente “la più bella procuratrice del Paese”, per poi scusarsi. All’ex presidente la lega comunque un’amicizia di vecchia data e una stima reciproca. Proprio l’amministrazione Obama infatti la valutò come possibile giudice della Corte Suprema. Come senatrice, Harris ha subito dichiarato guerra a Donald Trump e si è imposta sul palcoscenico nazionale con i suoi interrogatori all’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions, che sono sono diventati virali e l’hanno accreditata davanti al pubblico democratico a caccia di volti nuovi per il partito.

Da qui la decisione di provare a correre per la Casa Bianca: un tentativo che non ha avuto successo, anche se si era imposta come una delle rivali più agguerrite di Biden nel corso delle primarie. E’ rimasto negli annali l’aspro confronto fra i due nel corso di uno dei dibattiti, durante il quale Harris rinfacciò al suo futuro capo di essersi compiaciuto della collaborazione con due senatori segregazionisti negli anni ’70.

Non contenta, Kamala continuò raccontando di conoscere una ragazzina nera che per fortuna ebbe la possibilità di andare in una scuola migliore grazie al servizio di scuolabus istituito per le minoranze che vivevano nei quartieri più disagiati, servizio al quale – ricordò – il senatore Biden si era opposto: “Quella ragazzina ero io”. Nonostante lo scontro, fu scelta poi come numero due nel ticket dem.

Non è mai uscita dall’ombra di Bidene non ha mai bucato lo schermo, ma sta recuperando terreno e immagine su alcuni temi, come quello chiave dell’aborto. E con i suoi 59 anni e la sua fermezza dietro un sorriso abbagliante potrebbe funzionare come antitesi a Trump, facendolo apparire vecchio e iroso.

Come senatrice, Harris ha subito dichiarato guerra a Donald Trump e si è imposta sul palcoscenico nazionale con i suoi interrogatori all’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions, che sono sono diventati virali e l’hanno accreditata davanti al pubblico democratico a caccia di volti nuovi per il partito. Da qui la decisione di provare a correre per la Casa Bianca: un tentativo che non ha avuto successo, anche se si era imposta come una delle rivali più agguerrite di Biden nel corso delle primarie.

E’ rimasto negli annali l’aspro confronto fra i due nel corso di uno dei dibattiti, durante il quale Harris rinfacciò al suo futuro capo di essersi compiaciuto della collaborazione con due senatori segregazionisti negli anni ’70. Collezionista di sneaker Converse, Harris si sveglia di solito alle 6 del mattino e si allena per mezz’ora. Fra i suoi libri preferiti ci sono ‘Native Son’ di Richard Wright e ‘The Lion, the Witch and the Wardrobe’ di C.S. Lewis. Il suo motto è un monito che la madre le rivolgeva quando era ragazzina: ‘Potrai essere la prima, ma assicurati di non essere l’ultima’. Da allora Harris di tabù ne ha infranti molti, aprendo la strada e diventando un modello per molte donne. Ora ha l’occasione della vita.

LA REAZIONE DI TRUMP –Joe Biden sarà ricordato “come il peggior presidente nella storia del nostro Paese” e la sua vice Kamala Harris “sarà ancora più facile da battere”. Pochi minuti dopo l’annuncio del ritiro del suo rivale nella corsa alla Casa Bianca, Donald Trump affida la sua prima reazione ad una telefonata alla Cnn, la tv americana a lui più ostile. Poi marca il punto anche sul suo social Truth, sostenendo che tutti sapevano sin dall’inizio dell’inadeguatezza del leader dem a guidare il Paese:

“Il disonesto Joe Biden non era idoneo a candidarsi alla presidenza, e certamente non è idoneo a servire – e non lo è mai stato! Ha raggiunto la posizione di presidente solo grazie a bugie, notizie false e senza lasciare il suo seminterrato. Tutti coloro che lo circondavano, compreso il suo medico e i media, sapevano che non era in grado di essere presidente, e non lo era”.

Un j’accuse contro l’entourage, la stampa e il medico personale del commander in chief. Quindi un attacco su uno dei suoi cavalli di battaglia, l’invasione dei migranti alla frontiera col Messico: “E ora, guarda cosa ha fatto al nostro Paese, con milioni di persone che attraversano il nostro confine, totalmente incontrollate, molte provenienti da carceri, istituti psichiatrici e un numero record di terroristi. Soffriremo molto a causa della sua presidenza, ma rimedieremo molto rapidamente ai danni che ha causato. Facciamo l’America di nuovo grande”.

Trump ha rincarato la dose sostenendo che il partito repubblicano dovrebbe essere rimborsato delle spese sostenute finora nella campagna elettorale perché “ora” con il ritiro di Joe Biden “dobbiamo ricominciare da capo” .


Bennucci

Sandro Bennucci

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