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Medio Oriente in fiamme: incubo Iran. Usa e Gb: “Via subito dal Libano”. Anche l’Italia in allerta

Caccia In Pista
Caccia israeliano in pista (Foto d’archivio)

Le intelligence occidentali sono convinte che l’Iran cercherà di far breccia nel “cerchio di fuoco” che protegge Israele. A differenza dell’operazione di aprile, con l’Iran che informò preventivamente delle sue intenzioni dando l’idea di voler solo dare una dimostrazione di forza, questa volta non ci sono indicazioni precise, in particolare sui tempi.

L’escalation sembra però ormai alle porte, tanto che gli Stati Uniti hanno sollecitato i connazionali a lasciare subito il Libano “con qualsiasi volo disponibile”. Londra ha fatto la stessa cosa, aggiungendo che “la situazione potrebbe deteriorarsi rapidamente”. Anche l’Italia è ovviamente in allerta: nel sud del Libano, lungo la Blue Line al confine con Israele, ci sono oltre 1.000 dei nostri militari impiegati in Unifil, mentre altri 200 circa sono a Beirut nella missione bilaterale Mibil. L’appello a Teheran alla moderazione è stato veicolato dal segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia all’ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sabouri, con Tajani che ha chiesto di “interrompere il ciclo delle azioni militari che potrebbero provocare uno scontro più generalizzato in tutta la regione”.

Il Pentagono intanto nella serata di venerdì ha dichiarato ufficialmente che gli Usa rafforzeranno la loro presenza militare in Medio Oriente, schierando ulteriori navi da guerra e aerei da combattimento per proteggere il personale statunitense e difendere Israele. “Il dipartimento della Difesa continua ad adottare misure per mitigare la possibilità di un’escalation regionale da parte dell’Iran e degli alleati”, ha detto la vice portavoce del Pentagono, Sabrina Singh. E sempre venerdì sera la missione permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite ha rilasciato comunicato con il quale in sostanza ha informato ufficialmente tutto il mondo che “Hezbollah colpirà obiettivi in profondità nei territori occupati da Israele, in risposta all’attacco a Beirut” nel quale è stato ucciso Shukr.

“Nelle prossime ore, il mondo sarà testimone di scene straordinarie e sviluppi molto importanti”, ha rincarato la tv di Stato iraniana. Abbastanza per creare uno stato di forte angoscia nella popolazione israeliana, che da giorni sa che potrebbe essere colpita direttamente e denuncia ai media l’assenza di rifugi sufficienti e di informazioni ufficiali. Teheran si vuole vendicare davanti a tutto il mondo della pesante umiliazione inferta da chi ha ucciso Haniyeh facendo esplodere un appartamento dei pasdaran “segretissimo”. Probabilmente la Nahaja (le forze aeree della teocrazia), cercherà di sfidare soprattutto i sistemi Arrow progettati per intercettare missili balistici a grande distanza dal territorio israeliano, nell’atmosfera. Siano essi lanciati dall’Iran o dallo Yemen, cioè da una distanza di 1.800-1.400 chilometri. Oppure, se saranno sparati dall’Iraq o dalla Siria nordorientale, da una distanza di 800-600 chilometri.

L’esercito israeliano ha gli aerei pronti in pista, ma sa che un attacco concentrico è complicato da intercettare. E intanto bombarda i mezzi che stanno trasportando in queste ore armi dall’Iraq verso la Siria, e altre verso il Libano attraverso l’aeroporto di A-Daba. Così come continua a mettere in pratica la serie di omicidi mirati per eliminare i comandanti delle milizie sciite. Sabato l’Idf ha fatto sapere di aver eliminato con un drone un comandante chiave di Hezbollah in Libano, Ali Abd Ali, coinvolto nella pianificazione e nell’esecuzione di numerosi attacchi a Israele.

Quindi ha distrutto a Gaza una ormai ex scuola usata da Hamas come rifugio. Ora c’è solo da aspettare. Nel passato Israele ha saputo difendersi dagli attacchi di più eserciti arabi messi insieme (nel ’48, nel 67, nel ’73). Ma oggi Israele è un altro Paese, e anche le armi sono altre.



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