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Br: arrestato in Argentina Bertulazzi, latitante da 44 anni. Accusato del sequestro Costa. Può ricorrere contro l’estradizione

L’arresto di Bertulazzi, in Argentina (Ansa)

BUENOS AIRES – È stato arrestato ieri, 29 agosto 2024, a Buenos Aires, ai fini dell’estradizione, Leonardo Bertulazzi, latitante delle Brigate Rosse. Revocato, da parte delle competenti autorità argentine, lo status di rifugiato che aveva lì ottenuto nel 2004. Già arrestato nel 2002 dalla Polizia di Stato di Buenos Aires, a seguito di una complessa attività di indagine condotta dagli uomini della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, insieme ai poliziotti della Digos di Genova e all’Interpol, venne poi rilasciato qualche mese dopo. Bertulazzi, appartenente alla colonna genovese delle Brigate Rosse, deve espiare la pena complessiva di 27 anni di reclusione per reati che vanno dalsequestrodi persona, all’associazione sovversiva e ala banda armata.

Latitante dal 1980, si è reso colpevole, tra l’altro, di partecipazione alsequestrodell’ingegnere navale PieroCosta, avvenuto a Genova il 12 gennaio 1977. Ilsequestroera finalizzato all’acquisizione di mezzi finanziari per sovvenzionare l’attività terroristica; 50 milioni di lire vennero utilizzati per l’acquisto dell’appartamento di via Montalcini 8, a Roma, dove venne tenuto prigioniero Aldo Moro. La Polizia argentina ha eseguito la misura restrittiva alla presenza dell’Intelligence italiana e di dirigenti e investigatori della polizia italiana in servizio presso la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, la Digos di Genova e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, presenti a Buenos Aires già da alcune settimane.

Tuttavia, Bertulazzi può presentare ricorso contro le autorità del Paese sudamericano che gli hanno ritirato lo status di rifugiato, permettendone così la cattura. E nel caso l’ex terrorista vincesse la causa, decadrebbe la possibilità di trasferirlo in Italia. Inoltre, anche nell’ipotesi in cui il giudice che sarà chiamato a decidere sul caso della sua estradizione desse parere positivo, il brigatista avrà la possibilità di opporre un ricorso. E solo al termine dell’iter legale, che terminerà con una sentenza definitiva nel terzo grado di giudizio, si saprà se Bertulazzi potrà essere effettivamente estradato in Italia.

L’avvocato d’ufficio ha già mosso i primi passi, riunendosi per almeno un’ora con la responsabile della Commissione nazionale per l’assistenza e la protezione ai rifugiati. Al termine dell’incontro il legale ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulla sua strategia difensiva. Ma è facile indovinare che la riunione sia stata organizzata per chiarire su quali basi sia stato revocato lo status di rifugiato di Bertulazzi. In linea generale infatti, la condizione dovrebbe essere permanente.

Ad ogni modo, il caso è attualmente in mano alla giudice Maria Servini de Cubria, 87 anni, considerata, anche per la sua età, immune alle pressioni politiche. La stessa che nel 2003 ordinò la scarcerazione del terrorista dopo aver valutato che “la giustizia argentina non riconosce le condanne in contumacia”. Intanto i vicini di casa di quell’anziano alto e magro, che viveva al quinto piano con la sua Bettina, e che in molti ritenevano “un brav’uomo dal passato quasi inesistente”, ancora non si capacitano che il compagno Stefano, possa aver preso parte ad un sequestro per finanziare l’acquisto dell’appartamento di via Montalcini dove poi venne tenuto prigioniero Aldo Moro.

Nel palazzo austero di via Defensa 600, nel quartiere di San Telmo, a pochi passi dal centro di Buenos Aires, giovedì pomeriggio il via vai degli agenti della polizia federale e dell’Interpol, ha sorpreso tutti, mentre nei filmati degli inquirenti, si vede Bertulazzi, vestito con maglioncino e pantaloni blu, tranquillo, mentre attraversa in silenzio l’androne dell’edificio, fino all’auto che lo porta via.

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