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Fiorentina, Commisso: “Il rimpianto? Non aver potuto fare lo stadio. Gli affari con la Juve? E’ l’unico club coi soldi”

Rocco Commisso

FIRENZE – Rocco Commisso, presidente della Fiorentina, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport dove, fra l’altro, parla dello stadio. La mancata costruzione del nuovo impianto, per lui è il più grande rimpianto. E quando il giornalista gli ha chiesto perchè tanti affari con la Juve (da Chiesa a Vlahovic, fino a Nico Gonzalez), il presidente ha risposto: “E’ l’unico club con i soldi”.

“Il sistema italiano – ha detto Commisso – purtroppo è una disgrazia, non solo per noi, ma per chiunque voglia creare e investire. I Comuni sono proprietari di tutto e mettono mille paletti che alla fine dissuadono i privati ad andare avanti. I proprietari degli stadi devono essere i club, non i Comuni”. Lo ha detto il presidente della Fiorentina Rocco Commisso in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’.

“Anche se non ho colpa, considero la mancata costruzione di un nuovo stadio il mio più grande fallimento o forse dovrei dire rimpianto, perché non mi hanno permesso di farlo – ha aggiunto il numero uno del club viola – In cinque anni siamo riusciti a combinare niente e ora con i lavori al Franchi ne passeranno altri. E’ un dolore non essere risciuti in questi cinque anni a convicere l’amministrazione e la politica locale a farmi costruire uno stadio di proprietà invece di ristrutturare il Franchi. Ma in Italia c’à ‘l’agenzia dei monumenti (la sovrintendenza dei beni culturali, ndr) e non abbiamo potuto fare quel che volevamo”.

E ancora: “E’ assurdo dopo cento anni non poter fare uno stadio nuovo a Firenze o vicino Firenze. Che devo dire? Non controllo la burocrazia, ma la politica non ha aiutato la Fiorentina nel percorso di modernizzazione. All’estero ovunque andiamo troviamo stadi moderi, noi invece giochiamo dentro un monumento. E non possiamo ottenere le risorse necessarie che un nuovo impianto garantirebbe. Senza lo stadio di proprietà è impossibile aumentare i ricavi: l’alternativa è indebitarsi, ma non è così che si gestiscono e si tengono sane le aziende”.

Poi il mercato. E gli affari con la Juve. “I tanti affari con la Juve? Se è l’unica squadra – ha detto Commisso – che si fa avanti con i soldi, che devo fare… Abbiamo fatto un grande affare con Vlahovic, il più importante nei miei cinque anni. E guardi Chiesa: ho letto che è andato al Liverpool per 12 milioni. Noi l’abbiamo venduto per quasi 60…chi ha fatto l’affare, gli altri o Rocco? – ha ricordato – Invidia nei confronti dei club che hanno vinto in questi anni? No, perché certe vittorie sono arrivate grazie a situazioni debitorie assurde che hanno portato i club quasi alla bancarotta e poi nelle mandi di fondi per la mancata restituzione da parte delle proprietà dei prestiti ricevuti. E io mi chiedo ancora se chi ha vinto in certi anni poteva essere iscritto al campionato. Stavo per comprare il Milan poi è finito a mister Li e sapete come è finita. E Zhang? Non si sa più dov’è…anche lui costretto a lasciare l’Inter, indebitata con il fondo Oaktree. Poi c’è il caso Juve: da Ronaldo in poi Exor in cinque anni ha dovuto mettere 900 milioni di euro per sistemare i bilanci, nonostante i ricavi annuali fossero superiori a 450 milioni, più del triplo della Fiorentina. Dei club a cui possiamo paragonarci, solo l’Atalanta ha fatto meglio di noi come risultati, ma il loro progetto, compreso di infrastrutture, è partito prima. Le altre no, non posso invidiarle”.

A proposito del sistema calcio in Italia, Commisso resta critico. “La fiducia c’è sempre, ma non ho visto miglioramenti in nessuno degli aspetti, a partire dal rispetto delle regole – ha concluso – La Juventus ha subito una penalizzazione per irregolarità, ma Milan e Inter hanno continuato a spendere nonostante centinaia di milioni di debiti e non sono state mai penalizzate per questo. Non si è voluto intervenire. Questi club, a partire dalla Juve, volevano aggiustare i bilancio con i soldi della Superlega a scapito dei tornei nazionali. Per fortuna quel progetto è fallito e il calcio si è salvato”.

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