Israele: pronto raid contro i pozzi petroliferi dell’Iran. Biden sarebbe d’accordo
TEL AVIV -E’ pronto, Israele, a colpire i giacimenti petroliferi dell’Iran. Come risposta forte ai 200 missili lanciati da Teheran su Tel Aviv e le altri grandi città israeliane. Tutto avviene in stretto coordinamento con gli Usa, da dove è arrivata la conferma che lo Stato ebraico vuole assestare un colpo che metta in ginocchio la Repubblica islamica: Joe Biden stesso ha reso noto che sta discutendo con l’alleato della possibilità di raid contro le installazioni petrolifere.
In attesa dell’attacco all’Iran, che secondo quanto filtra da Gerusalemme avverrà nei prossimi giorni, i caccia dello Stato ebraico hanno continuato a bombardare Beirut per distruggere i centri nevralgici del movimento sciita: un raid avrebbe centrato il quartier generale dell’intelligence. Mentre sul fronte meridionale l’Idf sta premendo per ricacciare indietro il nemico anche con le truppe di terra, ordinando le evacuazioni dei civili oltre il fiume Litani. L’attacco in grande stile sferrato dall’Iran in territorio israeliano, per vendicare la morte di Hassan Nasrallah e di Ismail Haniyeh, rispetto a quello di aprile è stato decisamente più incisivo, con missili più potenti arrivati a destinazione in pochi minuti, alcuni dei quali sono riusciti a eludere le difese israeliane colpendo delle basi militari.
Abbastanza da convincere Benyamin Netanyahu che bisogna rispondere al nemico dove fa più male. Quindi non solo le basi da cui sono partiti i missili balistici, ma anche le infrastrutture che tengono in piedi un Paese con un’economia già traballante. Rispetto a questi piani Washington ha posto un sostanziale veto all’opzione di bombardare i siti nucleari, che secondo il premier israeliano sono i luoghi in cui Teheran si sta attrezzando per costruirsi una bomba atomica.
Adesso, invece, è emerso dalla Casa Bianca che attaccare le installazioni petrolifere, essenziali per l’export e per le forniture energetiche interne, è una possibilità su cui i due partner stanno “discutendo”. Tanto che il greggio è subito schizzato nelle quotazioni alla borsa di New York. I preparativi israeliani sarebbero quasi ultimati. Nonostante il giorno di festa, il Capodanno ebraico, Netanyahu ha tenuto consultazioni di alto livello per decidere come e quando agire. La tv Channel 12, che cita fonti a conoscenza del dossier, ha parlato di una possibile prossima telefonata tra Netanyahu e Biden. Per dare luce verde al blitz “entro pochi giorni”. Da Teheran le preoccupazioni del regime sono state espresse sotto forma di minaccia al G7, che è stato accusato di essere “parziale e irresponsabile” nel suo sostegno a Israele. Un monito lanciato alla vigilia di una giornata dall’alto valore simbolico: i funerali di Nasrallah, con il sermone della Guida suprema Ali Khamenei nella preghiera del venerdì.
Sempre in giornata il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi arriverà a Beirut per incontrare funzionari libanesi. Se l’Iran si prepara al peggio, nel Paese dei cedri la guerra è ormai parte della quotidianità, anche per Beirut. Dove un raid notturno dell’aviazione israeliana ha colpito un centro di soccorso di Hezbollah, uccidendo almeno nove persone. Nella capitale libanese l’Idf ha rivendicato invece di aver preso di mira, oltre agli uffici degli intelligence, anche altri centri di comando. Il più importante bersaglio eliminato, Khider al Shaebia: il capo militare considerato responsabile del raid sul Golan che a fine luglio aveva ucciso 12 bambini che giocavano in un campo di calcio.
Nel sud del Paese, invece, dove i soldati di Tsahal sono impegnate in incursioni di terra (pagando il prezzo di nove soldati uccisi in tre giorni), è stato chiesto ai civili di 25 località di andarsene immediatamente. Inclusa Nabatieh, una delle più grandi città dell’area. L’obiettivo dell’Idf è liberare il terreno per far arretrare i miliziani di Hezbollah oltre il Litani, in modo definitivo, ha confermato il capo di stato maggiore Herzi Halevi, incontrando i comandanti dele truppe.
Ma la situazione rischia di degenerare: l’esercito libanese, che in teoria non dovrebbe essere coinvolto nel conflitto, ha reso noto di aver risposto al fuoco contro le forze israeliane dopo che uno dei suoi soldati è stato ucciso in un attacco. E’ la prima volta. Quanto a Hezbollah, ha rivendicato di aver respinto una nuova incursione israeliana al confine, mentre sono proseguiti i lanci di razzi verso Israele.
Sul fronte di Gaza, che resta drammaticamente vivo nonostante sembri dimenticato, l’Idf e lo Shin Bet hanno annunciato l’uccisione “del terrorista Rawhi Mushtaha, capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza”. Il blitz risale a tre mesi fa.