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Manovra oggi in Cdm: blitz del governo. Stretta con le banche

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Palazzo Chigi (Foto d’archivio)

ROMA – Sorpresa: con una settimana d’anticipo rispetto al previsto, arriva la terza manovra del governo Meloni. Significa che Palazzo Chigi gioca la carta del blitz e, con uno scatto inatteso, chiude anzitempo il cantiere della legge di bilancio. Che sarà già oggi, 15 ottobre 2024, sul tavolo del consiglio dei ministri, inizialmente fissato per varare sul filo di lana solo il Documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles.

Un’accelerazione, secondo alcune fonti, dettata dalla necessità di rispettare i tempi Ue e anche dall’intenzione di rispettare la scadenza interna che vorrebbe la manovra inviata al parlamento entro il 20 ottobre. Con la manovra arriveranno il tanto discusso contributo delle banche e i tagli lineari per i ministeri. Due dei dossier più delicati su cui da settimane, sotto il pressing dei “sacrifici” chiesti dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, si lavora per trovare una quadra.

Sulla partita più delicata, quella delle banche, si va avanti ad oltranza. Il tema è delicato e ha creato non poche scintille dentro la maggioranza, con il vicepremier e leader di Fi Antonio Tajani che torna a rassicurare: “Nessuna visione punitiva, nessuna tassa sugli extra profitti”.

Da parte bancaria si confida che non ci sarà un intervento né sull’Ires né sull’Irap, ma un contributo sotto forma di intervento sulle Dta (imposte differite attive, ndr.) e sulle stock option. Si ipotizza anche un intervento per i fondi utilizzati per rafforzare il patrimonio bancario. In ogni caso si starebbe cercando una convergenza sull’entità del contributo. Nelle attese della vigilia, il cdm, convocato domani alle 20, si doveva limitare a varare il Dpb, lo scheletro della manovra: un via libera in extremis per rispettare la scadenza del 15 ottobre fissata dall’Ue. Nelle ultime ore aveva preso corpo l’ipotesi che potesse arrivare anche il decreto legge fiscale collegato. Il governo si sarebbe preso poi una settimana per portare la legge di bilancio vera e propria in cdm (la data cerchiata in rosso era lunedì 21).

In serata, però, la mossa a sorpresa: nell’ordine del giorno della convocazione spunta, oltre al Dpb e alla conferma del decreto fiscale, anche lo schema di disegno di legge di bilancio. Il governo è dunque pronto a svelare le carte. Giorgetti trascorre la serata con gli uffici competenti per limare il testo. Si confermano gli interventi in favore dei redditi medio bassi e delle famiglie con figli, fanno sapere ambienti del Mef: le entrate arriveranno soprattutto da tagli e razionalizzazione delle spese e non ci sarà aumento di tasse per le persone e le aziende. La manovra dovrebbe aggirarsi intorno ai 25 miliardi e confermare a grandi linee le misure dello scorso anno.

Taglio del cuneo e Irpef a tre aliquote diventano strutturali. Interventi che, assicura il presidente della commissione Finanze della Camera Marco Osnato (FdI), permetteranno di abbassare la pressione fiscale dal 42,3% del 2024 al 42,1% nel 2025, riducendo così il dato tendenziale del 42,8% indicato nel Piano strutturale di bilancio. Sul fronte della spending, con un obiettivo fissato a 3 miliardi e la minaccia di Giorgetti di fare il “cattivo”, arrivano i tagli lineari che, secondo quanto si apprende da fonti qualificate del governo, saranno comunque gestibili in modo flessibile: saranno cioè i singoli dicasteri a decidere come distribuire la cifra imposta dal Mef.

Ci saranno anche le attese risorse per la sanità: le cifre sono ancora ballerine, ma un’ipotesi, circolata su siti specializzati, in attesa di conferme ufficiali indica una cifra vicina ai 3,2 miliardi. Risorse che serviranno al ministro della Salute Orazio Schillaci ad avviare l’annunciato piano triennale di assunzioni per medici e infermieri.

Per la Pa il ministro Paolo Zangrillo assicura stanziamenti per i contratti 2025/27, mentre sul fronte delle pensioni si punta a perfezionare il bonus Maroni, incentivando chi sceglie di rimanere al lavoro. Si punta anche a confermare nel 2025 il bonus ristrutturazioni al 50%, ma solo per le prime case: per tutte le altre da gennaio scenderà al 36%. Resta alta, intanto, la preoccupazione delle opposizioni, che attendono di capire l’entità dei tagli.



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