Gaza: morto Sinwar, leader di Hamas. In un raid israeliano a Rafah. Netanyahu informa le famiglie dei rapiti
GAZA – Il leader di Hamas Yahya Sinwar è stato ucciso in un raid su un edificio di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo scrive il Times of Israel che rilancia notizie di media locali sulla base di informazioni fornite da un funzionario israeliano.
Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, avrebbe dato ordine ai suoi collaboratori di informare le famiglie degli ostaggi che Sinwar è morto: lo riporta Channel 12.
SOLDATO ISRAELIANO – Secondo uno dei soldati che hanno preso parte all’eliminazione del leader di Hamas Yahya Sinwar, anche l’esercito è rimasto sorpreso che a uccidere il ricercato numero 1 sia stato un battaglione di fanteria e riservisti e non un’unità speciale dei servizi segreti.
Lo riferisce Channel 12. “All’improvviso abbiamo scoperto che abbiamo ucciso Sinwar, questo… questa è un’emozione che non ho mai avuto in vita mia”, ha raccontato uno dei militari dell’Idf dell’operazione. “Lasciamo indietro famiglie, mogli, bambini, lavoro e vite intere, e tutta la difficoltà e la tensione scompaiono in un momento come questo, e tutto vale la pena”, ha detto il soldato, “questi sono i momenti in cui realizzi perché sei qui, a Gaza”.
CHI ERA SINWAR – Di Yahya Sinwar, l’esercito israeliano ricorda una frase: “Abbatteremo il confine con Israele e strapperemo il cuore dai loro corpi”. Lo fece davvero il 7 ottobre 2023, ma resta un enigma la decisione di entrare in azione proprio quel giorno, nonostante i maggiori esperti di geopolitica abbiano individuato nell’interesse di Vladimir Putin spostare il faro dalla guerra in Ucraina per puntarlo sul Medio Oriente. Con l’aiuto sostanziale dell’Iran.
Per Sinwar, architetto e responsabile numero uno di quel sabato nero in cui furono massacrati più di 1.200 israeliani, sono stati usati tanti aggettivi: crudele, carismatico, manipolatore, influente. Un insieme di caratteristiche esplosive miscelate nella mente di un uomo rimasto in un carcere israeliano per 22 anni dopo una condanna a diversi ergastoli per l’omicidio di tre soldati dell’Idf e 12 palestinesi sospettati di collaborare con lo Stato ebraico.
Di lui si ricordano gli agenti dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano, che lo interrogarono verso la fine degli anni ’80: “Con spavalderia si prese la responsabilità della punizione inflitta a un sospetto informatore. Ha convocato il fratello dell’uomo, un membro di Hamas, e lo ha costretto a seppellirlo vivo buttandogli addosso terra e terra fino a che non è soffocato”.
Nel 2006 uscì dal carcere con altri mille detenuti palestinesi in cambio del rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit, prigioniero di Hamas a Gaza per oltre 5 anni. Gli anni in cella li aveva impiegati per studiare il nemico, imparando l’ebraico e leggendo tutti i libri a disposizione sui padri di Israele, da Vladimir Jabotinsky a Menachem Begin, a Yitzhak Rabin.
Tornato libero, dichiarò in tv: “Sappiamo che Israele dispone di 200 testate nucleari e della forza aerea più avanzata della regione. Noi non abbiamo la capacità di smantellare Israele”. Era un inganno. Mostrarsi deboli per spostare l’attenzione da sé e colpire al momento giusto. Missione che molti gli riconoscono di aver compiuto.
Cresciuto nella zona più derelitta di Gaza, a Khan Younis, era comparso sulla scena politica con i suoi consigli dal terreno al fondatore di Hamas, il famigerato sceicco Ahmed Yassin, anche lui alla fine eliminato da Israele. Nel 2017 fu eletto leader del gruppo per tutta Gaza, sostituendo Ismail Haniyeh, secondo alcuni ‘promosso’ a fare il capo di Hamas all’estero, in Qatar. In realtà semplicemente tolto di mezzo.
Poi Sinwar, detto Abu Ibrahim, fu rieletto nel 2021. I metodi violenti contro oppositori e spie palestinesi hanno contribuito a farne un leader di spicco, tanto amato dalla sua gente quanto temuto. L’intelligence israeliana ne ha più volte ricordato il popolare soprannome a Gaza: ‘il macellaio di Khan Yunis’, di cui gli stessi membri di Hamas avevano paura.
La sua ascesa all’interno del gruppo dirigente di Gaza si è basata proprio su una reputazione di spietatezza e violenza, che ha attecchito tra i ranghi più alti della fazione. Dopo il 7 ottobre, il capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevi aveva avvertito: “Questo attacco atroce è stato orchestrato da Yahya Sinwar. Lui e i suoi uomini sono già morti”. Anche Benyamin Netanyahu lo aveva definito “un morto che cammina”. Dopo oltre un anno passato a nascondersi come un fantasma tra i tunnel di Gaza, quelle profezie si sono avverate a Rafah.
TREGUA E OSTAGGI – Le agenzie di intelligence Usa stanno lavorando per capire chi potrà essere il successore di Yahya Sinwar, il leader di Hamas che potrebbe essere stato ucciso a Gaza durante un’operazione dell’Idf. Lo riferisce la Cnn, sottolineando che gli Usa hanno a lungo sperato che l’uccisione diSinwaravrebbe fornito a Israele lo spazio politico necessario per acconsentire a un cessate il fuoco.
Ma fonti dell’Amministrazione spiegano alla Cnn che la scelta del successore di Sinwar potrebbe avere un forte impatto sulla volontà di Hamas di riprendere le trattative con Israele per mettere fine ai combattimenti a Gaza e rilasciare gli ostaggi.
AMBASCIATORE TEDESCO – “Bisogna cogliere questo momento per riportare a casa gli ostaggi. La vera gioia non sarà l’uccisione di questo spregevole assassino, ma ciò a cui potrebbe aprire la porta: il ritorno degli innocenti e la fine di questa guerra”. Lo ha scritto in un messaggio su X l’ambasciatore tedesco in Israele, Steffen Seibert, in merito alle notizie sulla morte del leader di Hamas, Yayha Sinwar