Migranti: il decreto del governo sui “Paesi sicuri” diventa emendamento. L’opposizione insorge
ROMA – Migranti: il governo cambia strategia. Il decreto legge sui Paesi sicuri in esame al Senato – ovvero il provvedimento che ridefinisce la lista degli Stati in relazione ai richiedenti asilo – confluirà in un emendamento al ‘decreto flussi’, che sarà in esame in Aula alla Camera il prossimo 21 novembre. Ma questa decisione, emersa dopo la conferenza dei capigruppo della Camera, fa infuriare l’opposizione.
“O il decreto sui Paesi sicuri viene ritirato oggi stesso dal governo e quindi non esiste più. Oppure se il decreto c’è, si rispetta il Parlamento. Le regole le decide il Parlamento, non certo il governo. Così si stanno calpestando i confini dello stato di diritto – denuncia il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia in una dichiarazione condivisa da Alleanza Verdi e Sinistra – su questo abbiamo protestato chiedendo che si facciano subito le audizioni sul decreto Paesi sicuri. La Russa ci ha detto che farà opera di moral suasion verso la commissione Affari costituzionali”.
Sono circa trecento gli emendamenti depositati dai gruppi al decreto flussi in esame in commissione Affari Costituzionali alla Camera. “La decisione non vuole assolutamente ledere le prerogative parlamentari, ma essendo i due provvedimenti affini per materia e strettamente connessi tra di loro, riteniamo per questo opportuno che vengano esaminati insieme”, chiarisce il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Ma il Pd parla di “violenza procedurale consumata in Commissione Affari Costituzionali”.
A prescindere dalle modalità di approvazione, non c’è ancora l’univoca certezza che il provvedimento sui Paesi sicuri, varato all’indomani della bocciatura da parte dei magistrati del tribunale di Roma della convalida del trattenimento dei migranti portati in Albania, possa essere risolutivo. Nelle ultime ore il tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di Giustizia europea lo stesso decreto del governo e la risposta dei giudici dell’Unione potrebbe arrivare tra diversi mesi.
Intanto il governo ha comunque dato mandato all’Avvocatura dello Stato di preparare le controdeduzioni da presentare alla Corte di giustizia europea, mentre nei giorni scorsi il Viminale ha fatto presentare il ricorso in Cassazione contro la mancata convalida dei trattenimenti: anche in questo caso la decisione degli ermellini non sarà a breve.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dal canto suo, ha già annunciato che l’esecutivo andrà avanti proseguendo con le procedure di rimpatrio accelerate e la nave della Marina militare Libra, preposta al trasferimento dei migranti nei centri italiani in Albania, è nel porto di Messina in attesa delle disposizioni del ministero.
Nelle prossime ore saranno inoltre formalizzati i ricorsi da parte di diversi migranti tra i dodici che erano stati portati a Gjiader e che si erano già visti annullare la richiesta di asilo con la procedura accelerata. Al momento quei dodici, cinque egiziani e sette bengalesi, restano quindi nello status di ‘richiedenti asilo’ in attesa di una pronuncia definitiva delle autorità italiane che non avverrà subito.