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Pensioni, presidente Inps: “Effetti positivi in manovra. Più aiuti ai trattamenti bassi”

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ROMA – Il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, in audizione sulla manovra, stamani 5 novembre 2024, di fronte alle commissioni riunite Bilancio, ha affermato che, sulle pensioni, il ddl bilancio “prevede interventi che potrebbero determinare effetti positivi in termini macroeconomici, con risvolti anche favorevoli sulla tenuta del sistema previdenziale”.

Secondo il presidente dell’Inps, il ddl “segna una soluzione di continuità rispetto agli interventi transitori di contemperamento delle tensioni inflazionistiche degli anni 2022-2023, peraltro con la ulteriore previsione di misure temporanee a sostegno delle categorie di pensionati che versano in condizione di maggiore fragilità”.

Sotto questo profilo, “assume rilevanza – prosegue Fava – il ritorno al regime di perequazione ordinario delle pensioni rispetto all’inflazione, il quale non può essere eccessivamente disatteso se non per far fronte a situazioni connotate da temporaneità come accaduto soprattutto negli anni del Covid. Il recupero pieno dell’inflazione, che “si stima attestarsi allo 0,8% per l’anno 2024, permette di superare il raffreddamento attuato per il biennio 2023-2024 per i redditi pensionistici più elevati. Mentre per il biennio 2025-2026 la proroga degli interventi a favore dei pensionati con reddito pensionistico inferiore al trattamento minimo Inps (articolo 25) permette di rientrare gradualmente dal sostegno per i pensionati in maggiore difficoltà. C’è da tener presente in ogni caso che il livello di inflazione registrato, se da un lato mette meno sotto pressione le finanze pubbliche, fa registrare incrementi delle prestazioni contenuti”.

Sempre secondo Fava, con le misure di trattenimento in servizio (articolo 23) e flessibilità in uscita (articolo 24) “il Ddl predispone un impianto allo stato coerente, attraverso interventi che riguardano tanto la permanenza nel mercato del lavoro quanto una maggiore gradualità nel passaggio alla pensione”.

Quota 103, introdotta nel 2024 per il pensionamento anticipato, risulta poco utilizzata “in ragione della scarsa convenienza del calcolo contributivo del regime delle decorrenze previste e del limite all’importo della pensione fino all’età di accesso alla pensione di vecchiaia: ad oggi risultano circa 1.600 domande”, ha sottolineato il presidente dell’Inps. “Il sistema contributivo sta andando progressivamente a regime e i potenziali lavoratori interessati al canale di uscita hanno una rilevante quota di pensione calcolata con il sistema contributivo; quindi, anticipare il pensionamento non risulta conveniente per l’effetto dei coefficienti di trasformazione in rendita del montante”.



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