Firenze, crollo di via Mariti: “Nessun nome nel registro degli indagati”
FIRENZE – Ancora nessun indagato per il crollo di via Mariti, nel cantiere Esselunga, del 16 febbraio 2024, dove morirono cinque operai. La rivelazione, sconcertante ma non inattesa, è di Paola Santantonio, legale della famiglia di Luigi Coclide, una delle vittime del crollo del cantiere di via Mariti. Non è inattesa questa notizia perchè da tempo l’Associazione Stampa Toscana, sindacato unico e unitario dei giornalisti, ha lanciato un allarme: “Dalla Procura di Firenze non arrivano più informazioni. E questa non è solo una violazione del diritto di cronaca, ma anche una lesione del diritto dei cittadini ad essere informati”.
“Siamo ancora qui – ha detto l’avvocato Santantonio – perché dopo quasi un anno dall’evento drammatico non abbiamo avuto nessuna informazione neanche di iscrizione di un nome nel registro degli indagati. Ho chiesto informazioni circa il deposito di una consulenza perché è stata nominata un equipe di esperti però finora non abbiamo informazioni sul deposito. Presuppongo sia stata depositata perché i termini sono scaduti ed è stata chiesta anche una proroga degli esperti comprensibilissima vista la complessità della vicenda, però tuttavia siamo in attesa di avere qualcosa, per dare qualche risposta a questi parenti della vittime che giustamente ci chiedono continuamente informazioni che noi non riusciamo a dare”.
“Al momento – aggiunge l’avvocato a margine della cerimonia per la raccolta fondi a favore dei familiari della vittime – il fascicolo è coperto dal segreto istruttorio e non possiamo avere informazioni”, sappiamo solo che “lo stato del procedimento è a ‘modello 44′ ovvero è ancora a carico di ignoti. E’ un po’ sconfortante”.
Presente anche Alessandro Taddia, presidente di Taddia Group, associazione che si occupa di risarcimento danni da infortuni sul lavoro, con i legali del gruppo che rappresentano altre tre vittime: Taoufik Haidar, Mohamed El Ferhane e Bouzekri Rahimi.
“La situazione delle indagini – spiega Taddia – fa sì che ancora il pubblico ministero non dia l’accesso agli atti perché sta ancora compiendo tutte le procedure che deve ovviamente compiere per cercare quale sia stato l’errore”.
“Il committente sicuramente è stato una parte in causa però bisogna capire quale sia stata l’impresa e chi e cosa hanno commesso, quindi un errore sicuramente c’è stato da parte di chi tentava di costruire questo immobile”. Parlando delle tempistiche, Taddia ha spiegato che “purtroppo saranno lunghe perché ci sono troppe persone coinvolte, quindi più imprese coinvolte fra appalti e subappalti, quindi sicuramente è una situazione un po’ più lunga del solito”.