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Medio Oriente: Qatar rinuncia al ruolo di mediatore. Ma è smentita la richiesta ad Hamas di lasciare il Paese

Qatar

Il Qatar ha deciso di ritirarsi dal ruolo chiave di mediatore. Lo ha riferito a Times of Israel una fonte diplomatica, secondo cui Doha ha stabilito di non poter continuare la sua azione dal momento che nessuna delle due parti è disposta “a negoziare in buona fede”. C’è poi l’altra notizia: l’espulsione degli esponenti di Hamas. Poi smentita.

Secondo il diplomatico le trattative per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi “sono diventati più una questione di politica ed elezioni” sia per Israele che per Hamas, anziché un “tentativo serio di garantire la pace”. Indiscrezioni commentate, poi, direttamente dai vertici qatarioti. Il portavoce del ministero degli Esteri ha dichiarato che il Qatar “aveva informato le parti” della decisione “10 giorni fa, durante i tentativi più recenti di raggiungere un accordo, che avrebbe sospeso i propri sforzi di mediazione se l’accordo non si fosse raggiunto in quell’occasione”.

Doha, però, lascia la porta aperta, assicurando che “riprenderà gli sforzi insieme ai suoi partner quando le parti mostreranno volontà e serietà per porre fine alla brutale guerra e alle continue sofferenze dei civili causate dalle condizioni umanitarie catastrofiche nella Striscia”. Aggiungendo che “il Qatar non accetterà che la mediazione sia un motivo di ricatto”.

Doha ha quindi precisato in merito alla presunta richiesta ad Hamas di lasciare il paese: “Notizie inesatte, l’obiettivo principale dell’ufficio in Qatar è quello di essere un canale di comunicazione tra le parti interessate. E questo canale ha contribuito a raggiungere un cessate il fuoco nelle fasi precedenti e ha contribuito a mantenere la calma nella Striscia in vista dello scambio di ostaggi e detenuti nel novembre dello scorso anno”. Anche Hamas ha dichiarato di non aver “ricevuto alcuna richiesta di lasciare il Qatar”.

Intanto non si ferma l’attività militare di Israele. Una serie di raid dell’Idf ha colpito all’alba varie zone della Striscia di Gaza. Il bilancio, secondo i media arabi, è di almeno 19 vittime. Tel Aviv ha poi annunciato la prima consegna di aiuti da settimane nel nord della Striscia e nel campo profughi di Jabaliya: 11 camion di aiuti contenenti cibo, acqua e attrezzature mediche. Un annuncio che arriva pochi giorni prima della scadenza del termine fissato dagli Stati Uniti a Tel Aviv per migliorare le consegne di aiuti a Gaza. Sul fronte Libano, si registra il bilancio di almeno 27 vittime nei raid israeliani che hanno colpito città nell’est e nel sud del paese. 35 razzi, ha comunicato l’Idf, sono stati scagliati da Hezbollah verso il nord di Israele. Tel Aviv ha poi chiesto all’Unifil di non pattugliare l’area a sud del fiume Litani e altre zone del sud del Libano soggette ad attacchi, riducendo pattugliamenti e movimenti. A riferirlo, fonti ai media libanesi.

I nuovi avvertimenti sarebbero legati alla possibilità di espandere le attività di terra a nuove zone a sud del Litani.Spostandosi all’Europa, resta altissima la tensione legata agli attacchi contro i tifosi del Maccabi Tel Aviv avvenuti ad Amsterdam nella notte tra giovedì e venerdì. Il governo olandese intende verificare se sono stati ignorati eventuali segnali d’allarme provenienti da Israele.

Il ministro della Giustizia, David van Weel, ha dichiarato in una lettera al Parlamento che “è in corso un’indagine” e che “i magistrati intendono procedere il più velocemente possibile”. van Weel ha aggiunto che identificare ogni sospettato è “la priorità assoluta”. Il premier olandese Dick Schoof, che ha rinunciato al viaggio a Baku, in Azerbaigian, sede della Conferenza delle Parti (Cop29), ha incontrato il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar, offrendogli rassicurazioni: “A lui ho detto che il governo olandese sta facendo di tutto per garantire che la comunità ebraica in questo Paese si senta al sicuro”.

Lunedì il governo, ha comunicato il premier, discuterà della violenze in una riunione, aggiungendo che il giorno successivo terrà dei colloqui per affrontare la questione dell’antisemitismo. I procuratori di Amsterdam hanno dichiarato che si aspettano ulteriori arresti man mano che gli investigatori esamineranno i video delle violenze. Al momento, dei 63 arrestati quattro sono ancora in custodia e saranno condotti in tribunale la prossima settimana.



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