Esplosione di Calenzano, la Procura: perizia sugli impianti. Restituite le salme alle famiglie
FIRENZE – Le salme delle cinque vittime (tre autisti e due manutentori) dell’esplosione di Calenzano sono state restituite alle famiglie. Intanto la procura ha disposto la necessità di avere una perizia sull’impiantistica strutturale del deposito Eni. Un documento elaborato da specialisti che serva a stabilire le cause dello scoppio che ha causato anche 26 feriti – di cui due ancora in gravi condizioni al Centro ustioni di Pisa – e notevolissimi danni materiali nella zona di Pratignone.
Gli inquirenti hanno così dato incarico ad altri consulenti dotati di professionalità specifiche per esaminare le condizioni degli apparati presenti nell’area di scoppio, non solo gli impianti delle pensiline di carico dei carburanti ma pure autocisterne e, come emerso ieri, anche per valutare che ruolo abbia giocato il mezzo sollevatore che stava alzando un carrello vicino alle baie di carico. Per la procura di Prato al momento il fulcro degli accertamenti verte sulle manutenzioni, anche straordinarie, previste nel deposito la mattina del 9 dicembre e, di riflesso, sul tipo di avaria o inconvenienti riscontrabili negli impianti.
La perizia sugli assetti industriali del deposito servirà a mettere ordine e a avere delle risposte. Pertanto lunedì 16 dicembre passata una settimana dal disastro, i magistrati inquirenti della procura di Prato e gli investigatori dei carabinieri effettueranno per la prima volta un sopralluogo tecnico affiancati da questi altri consulenti chiamati a esaminare gli impianti industriali del sito. I risultati e le conclusioni della perizia sugli apparati industriali coinvolti nell’esplosione sotto indagine, una volta disponibili, verosimilmente potrebbero essere oggetto di un incidente probatorio nel prosieguo del procedimento.
Il procuratore Luca Tescaroli con gli specialisti in impiantistica strutturale ha completato la compagine di consulenti tecnici ed esperti di materie diverse ottenendo le professionalità utili a definire “i molteplici profili di potenziali responsabilità”. Oltre agli esplosivisti già nominati nelle prime ore, Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino, che tra l’altro hanno operato sulla strage di Capaci, ai medici legali, ai genetisti forensi, ora per studiare gli assetti del deposito Eni arrivano periti con competenza nell’impiantistica e altri con quella all’organizzazione delle misure di tutela per la sicurezza sul lavoro. Quest’ultimo profilo riporta ai dubbi su una delle tre ipotesi di reato con cui è aperto il fascicolo di indagine, ovvero la ‘rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro’.
Le altre due fattispecie penali al momento ipotizzate dalla procura pratese sono omicidio colposo plurimo e crollo doloso di costruzioni. Intanto sono stati ultimati “gli accertamenti autoptici, odontoiatrici e sul Dna” delle salme che “hanno consentito di attribuire i resti umani alle persone decedute e verranno posti a disposizione dei loro cari” per i funerali. Il procuratore Tescaroli afferma inoltre che “le delicate indagini in corso richiedono la massima riservatezza. L’ufficio è impegnato a svolgere le necessarie investigazioni per accertare prima possibile le eventuali responsabilità ove esistenti per fornire le necessarie risposte”.