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Mediobanca boccia l’offerta di Mps: “Ostile e distruttiva”

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MILANO – Mediobanca boccia l’ops con cui Mps ha tentato la scalata. Il Cda di Piazzetta Cuccia boccia l’offerta pubblica di scambio da 13,3 miliardi e il perché lo spiega in una nota. Per la banca d’affari, fondata da Enrico Cuccia, l’Ops “non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”. E “ritiene l’Offerta priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.

Il comunicato è stato “approvato” dal Cda “con l’astensione dei consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci”, espressione di Delfin, la holding dei Del Vecchio che detiene il 20% in Piazzetta Cuccia. Un socio che, con Caltagirone, da tempo è in contrapposizione con la attuale governance di Mediobanca. Il punto chiave di Piazzetta Cuccia fa riferimento alla compagine azionaria (Caltagirone/Delfin) presente nelle tre proprietà (Mediobanca MPS e Generali).

Mps E Aumento
Mps

La merchant bank milanese, all’arrocco di fronte alla mossa di Rocca Salimbeni, segnala che l’Ops “è caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti: in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024), in MPS, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di MPS), in Assicurazioni Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%”.

“La presenza degli stessi azionisti in Mps, Mediobanca e Assicurazioni Generali nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni – prosegue il comunicato – configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”. Mediobanca rivendica la sua strategia di banca d’investimento e wealth management e “rimane focalizzata nell’esecuzione del Piano One Brand – One Culture” i cui risultati nell’esercizio 23/24 “hanno costituito un brillante avvio del Piano confermandone gli obiettivi” (eps 1,80, Rote 15%, 3,7 miliardi distribuiti agli azionisti in tre anni).

Piazzetta Cuccia ritiene che l’Ops di Siena “non abbia valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business” di Mediobanca “focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita”.

E ancora: l’Ops “distrugge valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti”.Fra le ragioni del durissimo ‘no’ anche il fatto che l’Ops “sia negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca MPS” che ha “un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi)”.

Per la banca guidata dal ceo Alberto Nagel l’operazione “manca di razionale industriale”. Ma non basta: “comporterebbe una immediata perdita della clientela bancaria e finanziaria e di parte di quella large corporate”.Poi ci sono mercati, che contano. “Il calo del titolo Mps dopo l’annuncio- recita il comunicato – ne testimonia la fragilità del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione; rispetto al prezzo undisturbed di Mediobanca di 15,23 euro alla chiusura del 23 gennaio 2025 l’offerta basata sul prezzo di borsa dell’offerente rappresenta uno sconto del 3% sulla base del prezzo di Mps del 27 gennaio (6,41 euro)”.

In Borsa Mediobanca ha chiuso cedendo il 4,36% e Mps in calo del 2,45%. E alla risposta di Mediobanca è arrivata in serata la controrisposta dall’istituto guidato dal ceo Luigi Lovaglio. Fonti vicine all’offerta lanciata da Mps ribattono che “la natura industriale della business combination proposta è talmente ovvia che la stessa Mediobanca ha deciso di includere ormai da tempo nel proprio perimetro lo stesso credito al consumo, e non si tratta certamente di un’attività legata all’Investment Banking, ma è molto più nelle corde di una banca commerciale”.

Non sarà quindi l’ops “a pregiudicare l’identità” di Piazzetta Cuccia. Intanto, l’accordo di consultazione di Mediobanca che riunisce i soci tradizionalmente vicini al suo management, è salito dall’11,4% all’11,62% dopo che Finprog, la holding della famiglia Doris, ha apportato al patto 1,88 milioni di azioni. Mentre il pattista Romano Minozzi, patron di Iris Ceramica Group e azionista di Mediobanca con lo 0,11%, si è espresso a favore dell’Ops di Mps che “sarebbe nell’interesse dell’Italia, se riuscisse”.

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