
Toghe: eletto il “moderato” Parodi alla guida dell’Anm. Meloni: sì al dialogo

ROMA – Cesare Parodi, 63 anni da compiere a maggio, è il nuovo presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm). A ricoprire il ruolo di segretario generale sarà invece Rocco Maruotti, mentre il nuovo vicepresidente è Marcello De Chiara. Per Stefano Celli l’incarico di vicesegretario generale, per Giuseppe Tango quello di coordinatore dell’ufficio sindacale e per Monica Mastrandrea la direzione de La Magistratura. Completano la giunta esecutiva centrale Chiara Salvatori, Paola Cervo, Sergio Rossetti, Dora Bonifacio.
Il Comitato direttivo centrale ha eletto i nuovi vertici dell’Anm e ha dato il via libera a una giunta unitaria, in cui manca all’appello solo Articolo 101. “Chiederò in tempi brevi un incontro con il governo. Non possiamo rinunciare a nessuna strada per la difesa della magistratura, è un momento delicato e non possiamo commettere errori”, ha messo subito in chiaro Parodi dopo l’elezione.
Qualche ora dopo la premier Meloni, dopo avergli augurato buon lavoro, si è subito detta pronta ad accogliere “con favore la richiesta di un incontro col governo” auspicando “che, da subito, si possa riprendere un sano confronto sui principali temi che riguardano l’amministrazione della Giustizia nella nostra nazione, nel rispetto dell’autonomia della politica e della magistratura”.
Nel corso del dibattito, comunque, Parodi aveva sottolineato come la sua corrente “non avrebbe fatto un passo indietro su nulla”.
SCIOPERO CONFERMATO – Resta confermato lo sciopero indetto per il 27 febbraio 2025. “Lo sciopero è stato deliberato, oggi non è stato revocato. Tutto ciò che accadrà nei prossimi giorni sarà condiviso con la Giunta, sicuramente non è stato revocato”, ha spiegato Parodi. Che ha aggiunto: “Condividiamo assolutamente ogni punto di questa battaglia. Noi siamo comunque un potere dello Stato, siamo cittadini che stanno portando avanti una battaglia per difendere la Costituzione su cui abbiamo giurato. Sappiamo che le leggi le fa il Parlamento, le decide il governo, ma come tutti gli altri cittadini possiamo dire la nostra e far valete le nostre ragioni”.
