
Trump: dazi su alluminio e acciaio. La misura colpirà Canada, Messico, Brasile Sud Corea. Ma anche l’Europa

WASHINGTON – Trump fa scattare i dazi: del 25% su acciaio e alluminio, poi tariffe reciproche. Sono gli ultimi due capitoli della guerra commerciale condotta da Donald Trump contro amici e nemici all’estero, mentre in patria continua a smantellare con Elon Musk l’amministrazione federale, tra polemiche e una raffica di cause legali.
Il presidente è pronto a firmare gli ennesimi ordini esecutivi nello Studio Ovale, prima quello sui metalli e martedì o mercoledì l’altro, come ha preannunciato sull’Air Force One mentre volava a vedere il Super Bowl. “La produzione di acciaio è una componente importante della nuova età dell’oro promessa da Trump”, ha spiegato alla Cnbc uno dei suoi principali consiglieri economici, Kevin Hassett. È uno dei motivi per cui il tycoon ha condiviso anche lo stop di Biden alla vendita di Us Steel ai giapponesi, concordando alla fine un loro investimento ma senza assumerne il controllo.
La misura colpirà in particolare il Canada, principale esportatore di acciaio e alluminio in Usa (con una quota del 25%), il Messico (12%), il Brasile, la Corea del Sud ma anche l’Ue, per la quale gli Stati Uniti sono il maggior mercato per l’export dei due metalli. Bruxelles attende la notifica della mossa, ma Parigi e Berlino hanno già reagito. Il presidente francese Emmanuel Macron ha avvertito che dazi Usa sull’Europa danneggerebbero anche gli Stati Uniti facendo aumentare l’inflazione e ha giurato in un’intervista alla Cnn di essere pronto a un nuovo faccia a faccia con Trump sulle tariffe.
“L’Unione Europea è il vostro primo problema? No, non credo. Il vostro primo problema è la Cina, quindi dovreste concentrarvi sul primo problema”, ha detto. “L’Unione Europea risponderà ai nuovi dazi”, gli ha fatto eco il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot. Sulla stessa linea anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz: “Lo dico con grande prudenza ma anche con grande chiarezza, come Unione Europea possiamo reagire velocemente ai dazi, se dovesse diventare necessario”. Trump aveva già introdotto nella sua prima presidenza dazi su acciaio (al 25%) e alluminio (10%) per proteggere la produzione americana da quella che a suo avviso era una concorrenza sleale, favorita dai sussidi statali. Da allora l’export italiano di acciaio verso gli Usa ha perso i due terzi della quota, secondo Federacciai. Dopo un anno il tycoon li aveva revocati per Canada e Messico, ma ora li rilancia, ignorando il divieto del nuovo accordo commerciale che lega i tre Paesi nordamericani.
Poi sarà la volta dei cosiddetti dazi reciproci. “È molto semplice, se loro ci tassano, noi tassiamo loro, allo stesso modo”, ha spiegato. In campagna elettorale aveva promesso addirittura una legge in Congresso, il Reciprocal Trade Act, ma nel frattempo procede a colpi di ordini esecutivi. Nelle scorse settimane, il presidente aveva annunciato dazi del 25% a Canada e Messico su tutte le merci, salvo sospenderli per un mese per gli sforzi dimostrati nella lotta al traffico di fentanyl e clandestini. E del 10% su 525 miliardi di merci della Cina, che ha risposto con dazi del 15% entrati in vigore oggi ma solo su 14 miliardi di beni americani, forse per lasciare spazio ai negoziati.
Nel frattempo la scure di The Donald si abbatte ovunque, dal penny ai board consultivi delle forze armate, mentre i dem lanciano una task force (anche legale) di risposta rapida e una piattaforma per i ‘whistleblower’, le talpe dell’amministrazione (protette per legge, ndr) pronte a denunciare eventuali violazioni da parte di Trump e del doge Musk. Ma gli allarmi continuano: da cinque ex segretari al Tesoro, che ammoniscono sulla “democrazia sotto attacco” dalle colonne del New York Times, a circa 200 ex dirigenti della sicurezza nazionale Usa che hanno lavorato per o con la Cia, che in una lettera ai vertici delle commissioni Intelligence di Camera e Senato esprimono “profonda preoccupazione” per gli esodi incentivati offerti ai funzionari dell’agenzia e mettono in guardia contro “conseguenze terribili”.
Evocando il rischio di creare un “vuoto di intelligence”, di minare le partnership con gli 007 alleati nonché le capacità di contrasto alle minacce di Cina, Russia e Iran.
