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Gaza: rilasciati tre ostaggi. Ma Trump insiste: “Devono essere rilasciati tutti e subito”

Gaza Ostaggi Rilasciati
Gli ostaggi rilasciati a Gaza (Foto dai social)

TEL AVIV – Nel 27mo giorno dell’accordo sulla tregua tra Israele e Hamas, tre ostaggi sono tornati in libertà dopo 498 giorni a Gaza. Ma Trump insiste: devono essere rilasciati tutti e subito.

Aleksandr Sasha Trufanov, cittadino russo-israeliano di 29 anni, Saguy Dekel-Hen, israelo-americano 36enne, e Yair Horen, 46 anni, sono stati liberati a Khan Younis, nel sud della Striscia, secondo il rituale trasmesso in mondovisione da al Jazeera, già sperimentato nei precedenti cinque round: rapiti portati sul palco da miliziani armati a volto coperto, saluti alla folla, dichiarazioni imposte per esortare il governo israeliano a proseguire con la seconda fase dell’intesa.

Intorno bandiere di Hamas e della Jihad islamica palestinese, musica festosa ad alto volume, alcuni terroristi con indosso uniformi e armi sottratte all’Idf. Sulla piattaforma allestita tra macerie e palazzi accasciati su se stessi, la foto dell’ex leader Yahya Sinwar seduto su un divano con vista sulla Spianata delle moschee a Gerusalemme e una clessidra data in mano a Yair con un messaggio per Einav Tsengaukar, leader delle famiglie e madre del rapito Matan, ancora a Gaza con la scritta ‘il tempo sta per finire’.

Finora i terroristi hanno liberato 19 ostaggi israeliani (dei 33 previsti nella prima fase di 42 giorni) e 5 thailandesi. Entro il primo marzo ci sono altre 14 persone da liberare, di cui 8 sono ritenuti morti.

Nello scambio con Hamas, Israele ha scarcerato 369 detenuti palestinesi di cui 36 che stavano scontando numerosi ergastoli per attentati in cui sono state uccise decine di civili.Tra i terroristi ‘con le mani sporche di sangue’ tornati in libertà,Ahmed Barghouti, Ahmed Abu Hader, Bacher Najjar e Shadi Abu Shakhdam, tutti condannati dopo attacchi durante la seconda intifada del 2000-2005.Barghouti, cugino del leader di Fatah Marwan, condannato a 13 ergastoli, sarà esiliato attraverso l’Egitto. Tornano invece a Gaza 333 arrestati nella Striscia dopo il massacro del 7 ottobre.

Il rilascio dei tre ostaggi, tutti rapiti dal kibbutz Nir Oz il 7 ottobre 2023, è avvenuto a conclusione di una settimana di incertezza dopo che Hamas aveva minacciato di ritardare la liberazione accusando Israele di presunte violazioni della tregua. “Grazie alle nostre forze dentro e intorno a Gaza e alla dichiarazione inequivocabile del presidente Trump, Hamas ha fatto marcia indietro e il rilascio è proseguito. Stiamo agendo in piena coordinazione con gli Usa per liberare tutti – vivi e caduti – nel più breve tempo possibile e ci stiamo preparando con tutte le forze per proseguire, in ogni modo”, ha dichiarato il primo ministro Benyamin Netanyahu. Subito dopo, sul suo social Truth, il presidente Usa ha ricordato che lui aveva posto un ultimatum ad Hamas per la liberazione di tutti gli ostaggi entro le 12 di oggi (le 18 in Italia le 19 a Gerusalemme).

“Ora spetta a Israele decidere che cosa fare: gli Stati Uniti sosterranno qualsiasi decisione”.Venerdì sera, incontrando i giornalisti nello Studio Ovale, Trump ha detto che lui, al posto di Israele, avrebbe assunto “una posizione molto dura”. Netanyahu, dal canto suo ha tenuto una posizione cauta sui termini dell’accordo con Hamas, ma senza contrariare Trump. E in serata ha convocato una consultazione sulla sicurezza per fare il punto sulla prosecuzione dei negoziati. Secondo gli analisti, Israele vuole liberare quanti più ostaggi possibile prima che la guerra riprenda.Sia a livello politico che militare si stima che vi sia un’alta probabilità che un nuovo round di combattimenti riprenda nella Striscia: Gaza verrà occupata a meno che la leadership di Hamas non vada in esilio o la Casa Bianca non cambi idea e ponga il veto a una nuova guerra.

Fino a nuovo ordine, resta il risultato di shabbat tra gioia e lacrime di dolore. Arrivato in patria, Sasha – tenuto in buone condizioni dalla Jihad, che l’aveva promesso a Vladimir Putin – ha ricevuto gli abbracci della compagna e della madre, ma ha anche saputo che il padre, Vitaly, è stato ucciso durante il massacro nel loro kibbutz a Nir Oz. Yair, smagrito e col volto scavato, uscendo da Gaza si è lasciato dietro il fratello Eitan, ancora ostaggio di Hamas. Saguy ha perso quasi 500 giorni di vita delle sue bambine e non ha visto la nascita della terza figlia, venuta alla luce mentre lui pativa il buio dei tunnel.

I tre ostaggi israeliani hanno parlato al microfono sul palco allestito da Hamas. “Lascio dietro di me mio fratello Eitan qui a Gaza. Bisogna riportarli tutti a casa”, ha detto uno di loro, Yair Horen. Il fratello è stato rapito insieme con lui nel kibbutz di Nir Oz il 7 ottobre e resta prigioniero nella Striscia.

 Dopo aver firmato il cosiddetto certificato di rilascio, la Croce Rossa ha portato i tre ex ostaggi ad un punto di incontro nella Striscia con l’esercito israeliano, che li ha successivamente portati in territorio israeliano dopo 498 giorni di prigionia nelle mani dei terroristi a Gaza.

 Nel frattempo, centinaia di persone stanno festeggiando la liberazione dei tre rapiti israeliani in piazza degli ostaggi a Tel Aviv.

 Quattordici ostaggi vivi e nove morti sono ancora trattenuti a Gaza. Il 7 ottobre sono state rapite 76 persone a Nir Oz, con l’accordo del 23 novembre sono state restituite 40 persone tra donne e bambini, mentre con l’accordo attuale sono stati rilasciati finora in sei. Sette corpi di soldati caduti sono stati restituiti in Israele nell’ambito delle operazioni di soccorso militare. In totale, 117 tra ragazze e ragazzi, uomini e donne anziani e uomini adulti sono stati assassinati o rapiti da Nir Oz. Si tratta di più di un quarto della popolazione del kibbutz.

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