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Le due guerre & gli affari: anche Riad e Paesi arabi elaborano un piano per ricostruire Gaza senza Hamas

Palestinesi Sfollati Tornano A Gaza
Palestinesi sfollati tornano nel nord di Gaza (Foto d’archivio)

Macron, con il suo vertice di Parigi, tenta di riportare Francia ed Europa (sì, c’è anche l’Italia) al tavolo di trattativa per l’Ucraina, già apparecchiato da Trump e Putin in Arabia Saudita. Marina Berlusconi intanto dice che se l’Ue è emarginata deve farsi una domanda e darsi la risposta. Netanyhau, spalleggiato dalla Casa Bianca, minaccia di scatenare “l’inferno” contro Hamas se tutti gli ostaggi ancora a Gaza non verranno liberati subito.

Ma dietro tavoli ed equilibri mondiali (si tira in ballo la storia, parlando di una nuova Yalta), spuntano cose assai concrete: affari e investimenti. C’è da ricostruire l’Ucraina. Anche i Paesi arabi sono interessati. E addirittura pensano più in grande. Che cosa esattamente?

Ecco qua: nonostante lo shock e la palese violazione del diritto internazionale contenuta nell’ipotesi di Donald Trump di spostare altrove l’intera popolazione della Striscia, come fanno notare gli analisti internazionali, I Paesi arabi, dopo l’annuncio arrivato dallo Studio Ovale, si sono messi al lavoro con urgenza per sviluppare un piano sul dopoguerra nell’enclave, abbastanza solido da contrastare quello di Trump. Non sarà facile. Come mostra il discorso del segretario di Stato Usa Marco Rubio, oggi a Gerusalemme.

“Il presidente Trump – ha detto – è stato molto coraggioso nella sua visione del futuro di Gaza. Non si tratta delle stesse idee stanche del passato, ma di qualcosa che sinceramente ha richiesto coraggio e visione per essere formulato. Hamas non può continuare come forza militare o governativa. Finché rimarrà così, la pace sarà impossibile. Deve essere eliminato. Deve essere distrutto”.

Intanto, secondo numerose fonti, l’Arabia Saudita sta guidando l’operazione per concretizzare una bozza di piano sul dopoguerra che sarà discussa il 20 febbraio a Riad con Egitto, Giordania, Qatar ed Emirati arabi Uniti. Ossia prima del vertice convocato d’urgenza in Egitto sette giorni dopo. Giovedì prossimo all’incontro dovrebbero prendere parte anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen e il premier Mohammad Mustafa.

Tra le proposte, un fondo di ricostruzione per Gaza guidato dai Paesi del Golfo e soprattutto un accordo per mettere da parte Hamas. Nel frattempo, diversi organi di informazione egiziani legati al governo hanno riferito che il Cairo sta esercitando forti pressioni su Hamas affinché accetti l’istituzione di un comitato temporaneo incaricato di supervisionare l’attuazione del piano di ricostruzione di Gaza.

Alti funzionari hanno spiegato che Hamas si è impegnato ad essere escluso dalle attività. L’obiettivo dell’iniziativa araba, secondo le fonti, è di offrire un’alternativa al piano di The Donald di svuotare Gaza per farne una riviera, oltre che convincere Israele che Hamas non controllerà la seconda fase dell’accordo.

I dettagli su come dovrebbe operare il comitato per la ricostruzione e in che modo sarà coinvolta l’Anp non sono chiari. Il principe giordano Hussein ha incontrato nella capitale egiziana il presidente Sisi per discutere la posizione comune dei due Paesi che si oppongono alla proposta arrivata dalla Casa Bianca, ma al contempo non possono fare a meno degli aiuti militari e finanziari americani.


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Sandro Bennucci

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