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Morto Graziano Mesina, l’ultimo “bandito” sardo. Una storia di fughe e rapimenti

L’arresto di Graziano Mesina, nel 1968. A catturarlo furono gli agenti della Polizia stradale (Foto d’archivio)

MILANO – Era appena uscito dal carcere ed è morto, a 83 anni, Graziano Mesina. Ossia l’uomo dei sequestri di persona in Sardegna e delle evasioni. Ma anche il ‘mediatore’ che riporto’ in liberta’ il piccolo Farouk Kassam, e uno dei detenuti più noti cui un presidente della Repubblica abbia concesso la grazia.

La storia di Graziano Mesina, il piu’ famoso esponente del banditismo sardo del dopoguerra, con una carriera costellata da ventidue evasioni, di cui dieci riuscite, termina oggi con la sua morte a Milano, dopo una scarcerazione arrivata solo 24 ore prima circa. Penultimo degli undici figli di un pastore, sei fratelli e cinque sorelle, nato ad Orgosolo, nella profonda Barbagia, il 4 aprile 1942, era noto anche come la ‘primula rossa’ della criminalita’ isolana.

In quarta elementare, come raccontera’ nella sua autobiografia ‘Io Mesina’ uscita nel 1993, prese a pietrate il maestro e dovette lasciare la scuola per andare in campagna come servo pastore. Il primo arresto nel 1956, a 14 anni, per porto d’armi abusivo d’arma, un fucile calibro 16 rubato. Nel maggio del 1960 venne arrestato nuovamente per aver sparato in luogo pubblico, e in questa occasione mise a segno la prima delle sue fughe, evadendo dalla camera di sicurezza della caserma dopo averne forzata la porta.

Nel luglio dello stesso anno, mentre Mesina era in carcere dopo essersi costituito, viene rapito e poi ucciso Pietrino Crasta, commerciante di Berchidda. Una lettera anonima alla questura segnalo’ e fece trovare in localita’ Lenardeddu, dove si trovava un terreno per il pascolo preso in affitto dai suoi fratelli, il cadavere di Crasta. Giovanni, Pietro e Nicola Mesina e alcuni vicini di pascolo vengono arrestati come responsabili del delitto.

Nel gennaio 1961 Graziano Mesina venne scarcerato e il 24 dicembre dello stesso anno, in un bar di Orgosolo, il pastore Luigi Mereu, zio di uno degli accusatori dei Mesina nella vicenda Crasta venne colpito da alcuni colpi di pistola e ferito gravemente. Graziano Mesina, verra’ arrestato e condannato a sedici anni di reclusione per tentato omicidio. 

Comincia da questo, un lungo elenco di arresti ed evasioni, da quella in cui riusci a togliersi le manette e scappare a bordo di un treno, a quella in cui si calo’ da un tubo dell’acqua dell’ospedale in cui si era fatto ricoverare da detenuto, oppure il tentativo andato a vuoto dopo essersi fatto dichiarare pazzo e portare in un manicomio giudiziario. L’11 settembre del 1966 dal carcere San Sebastiano una delle sue più famose evasioni.

Insieme a un giovane spagnolo disertore della Legione straniera, Miguel Alberto Asencio Prados Ponte, riusci’ a fuggire scalando il muro del carcere alto 7 metri e lanciandosi nella centrale via Roma a Sassari, prendendo poi un taxi per arrivare a Ozieri. E’ di quell’anno il rapimento del proprietario terriero Paolo Mossa, liberato dopo la promessa che avrebbe pagato il riscatto. Un anno dopo, a Nuoro, travestiti da poliziotti, Mesina e Prados Ponte finsero un blocco stradale e rapirono Peppino Capelli, commerciante di carni, rilasciato con un riscatto di 18 milioni di lire. Alla coppia furono attribuiti molti sequestri: Campus, Petretto, Moralis, Canetto, Papandrea.

Prados Ponte morì quello stesso anno in un conflitto a fuoco con la polizia. Per Mesina inizia una lunga serie di arresti, fughe e nuove detenzioni. Ma è il 1992 un anno cruciale. Il 19 ottobre 1992 Mesina ottenne la libertà condizionale, e dopo 29 anni di carcere si stabilì a San Marzanotto, frazione di Asti. Nel 1992, durante la vicenda del sequestro del piccolo Farouk Kassam, rapito a gennaio a Porto Cervo, Graziano Mesina interviene in Sardegna durante uno dei suoi permessi, con la funzione di mediatore, nel tentativo di trattare la liberazione con il gruppo di banditi sardi responsabili del sequestro del bimbo.

Farouk Kassam sara’ liberato a luglio, in circostanze mai del tutto chiarite. Alla versione della polizia e del governo, che ha sempre negato che fosse stato pagato un riscatto, si contrappone quella di Mesina ribadita in alcune interviste, secondo cui la polizia pagò circa un miliardo di lire per il rilascio dell’ostaggio. 

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