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Europa: la prima ispezione in Italia del commissario Katainen dedicata alla giustizia

Jirky Katainen
Jirky Katainen

ROMA – L’Europa si muove per verificare le prospettive concrete dell’attuazione del piano Juncker nei vari paesi. E comincia dall’Italia. Fra dieci giorni arriverà Jyrki Katainen per fare il punto con governo e parti sociali sulle modalità per il lancio e l’uso del pacchetto mirato a scatenare 315 miliardi di nuovi investimenti continentali in tre anni. Al nostro governo il vicepresidente della Commissione Ue spiegherà come intende muoversi, domanderà consigli, chiederà se e quanto Roma vorrà metterci di tasca propria. Ma non mancherà di controllare come vanno le riforme.

Il Vicepresidente Ue sarà a Roma il 15 e a Milano il 16, incontrando il ministro per l’Economia, Pier Carlo Padoan, e il responsabile degli Affari europei, Sandro Gozi, braccio destro del premier per le cose comunitarie. Incontrerà anche il Guardasigilli Andrea Orlando al fine di valutare l’impatto delle riforme sulla Giustizia civile, le cui «le gravi inefficienze», dicono le raccomandazioni Ue all’Italia di luglio, gravano pesantemente sull’inefficienza del sistema produttivo. Si parlerà di privatizzazioni, mercato del lavoro, servizi e giustizia, il cui stato di avanzamento avrà un peso rilevante per la valutazione sulla Legge di Stabilità nel mese di marzo.

Katainen e la Ue ritengono che sarebbe inutile cercare di attirare investimenti in Italia se poi ci sono vincoli amministrativi che impediscono alle imprese di mettersi in moto. Per questo è importante la riforma della giustizia, arretrata come tutte le altre promesse da Renzi.

Fra un paio di settimane la Commissione presenterà con la Bei una bozza di regolamento per l’uso del Piano Juncker, che si fonda su un Fondo investimenti (Efsi) di 21 miliardi. L’utilizzazione di questo Fondo dovrebbe, secondo le intenzioni di Juncker, avere un effetto moltiplicatore di 15 volte, riuscendo a stimolare 315 miliardi di impieghi in prevalenza privati. Lo stesso presidente Juncker ha ammesso però che, senza un intervento complementare degli stati, il fondo non potrà decollare.

Vedremo i risultati di questi incontri. Se i nostri governanti riusciranno a convincere il rappresentante della Commissione che l’Italia è avviata sulla buona strada, le prospettive per il nostro Paese potranno essere positive. Ma dovranno spiegare bene che lo stato di avanzamento ridotto, in questo momento, prelude all’accelerazione promessa all’inizio dell’anno da Renzi (una riforma al mese). Ma dovranno essere molto abili a confondere le carte in tavola.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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