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Salute, solo un fiorentino su tre cerca di ridurre i farmaci

Una ricerca sui fiorentini e i farmaci
Una ricerca sui fiorentini e i farmaci

FIRENZE – Ai fiorentini piacciono i farmaci, e solo un terzo accetta di ridurre il numero di medicine. La “colpa” è in parte dei medici che le prescrivono ogni volta che il paziente si fa visitare si fanno visitare (37%) ma spesso degli stessi utenti che ne fanno un uso regolare slegato dal comparire di un malanno (25%). Insomma, sono in molti, nel capoluogo toscano, ad avere una relazione salda con i medicinali. Solo il 33% dichiara di impegnarsi per farne a meno e prenderli solo quando strettamente necessario. Questo, almeno, è quanto rilevato da un’indagine realizzata dall’Osservatorio Sanità di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria, che ha voluto indagare la propensione degli italiani ad assumere medicine.

Un dato che conferma quanto emerso da altri precedenti studi, secondo cui nei primi 9 mesi del 2012 gli italiani hanno acquistato oltre 1,3 miliardi di confezioni di medicinali – una media di 22 confezioni a testa – per una spesa farmaceutica totale, considerando anche quelli acquistati e distribuiti dal SSN, di 19,2 miliardi di euro. Tuttavia forse tra i fiorentini comincia anche a farsi largo l’idea di voler ridurre l’assunzione di tutte queste soluzioni chimiche se, come rileva UniSalute, il 71% dei fiorentini intervistati sembra propenso ad affiancare alla medicina tradizionale le soluzioni alternative, come l’omeopatia o le cure ayurvediche. Il 28% del campione resta però fedele esclusivamente alle classiche terapie mediche.

Ma torniamo al rapporto tra fiorentini e farmaco. Cosa fanno una volta prescritto ed acquistato il medicinale? Ben l’80% consulta il foglietto illustrativo, il bugiardino, per saperne di più. Solo il 19% degli intervistati si fida ciecamente dell’indicazione del medico senza porsi altre domande. L’utilizzo così massiccio di farmaci da parte della popolazione italiana e dei fiorentini nello specifico, se da una parte può essere legato ad un fattore anagrafico (l’Italia ha sempre più anziani), dall’altro è dovuto ad una cattiva propensione ad affidarsi ai medicinali al primo sintomo di malessere. “Una maggiore educazione a un utilizzo dei farmaci solo quando strettamente necessario – conclude UniSalute – porterebbe benefici non solo alla salute dei cittadini ma a quella dello stesso Sistema Sanitario Nazionale, costretto a fare i conti con una sempre più drastica riduzione delle risorse”.

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