Firenze: prima della Merkel fu Helmut Kohl, nel 1992, a subire il fascino di questa città
FIRENZE – La serie dei vertici italo-tedeschi a Firenze non è molto lunga. La storia inizia il 9 maggio 1938 quando in città si tenne un colloquio fra Adolf Hitler e Benito Mussolini. Allora il Führer arrivò in treno e fu accompagnato a vedere i principali monumenti. Sceso poi dal Piazzale Michelangelo entrò a Boboli da Porta Romana dove attendevano centinaia di figuranti per la messinscena degli antichi ludi toscani: dal pisano gioco del ponte alla aretina giostra del Saracino, dall’antico gioco del calcio fiorentino, al palio senese. Subito dopo prese avvio un rapido giro nelle gallerie di Palazzo Pitti e, passando attraverso il corridoio vasariano, degli Uffizi. Infine in Palazzo Vecchio si tenne un breve incontro con varie personalità politiche, della cultura e dello spettacolo. Firenze, che era l’ultima tappa di un viaggio che aveva prima toccato Roma (capitale del neoproclamato impero) poi Napoli (proiezione militare italiana nel Mediterraneo), doveva mettere in scena e sottolineare il nesso spirituale e culturale tra Italia e Germania e tra i rispettivi loro regimi.
KOHL – Del più recente vertice italo-tedesco, prima di quello odierno, sono stato invece testimone diretto. Ero Viceprefetto vicario di Firenze quando, il 17 settembre 1992, prima di Angela Merkel, negli stessi luoghi, passò 23 anni fa il suo predecessore, e per qualcuno padre politico, Helmut Kohl. Al posto di Renzi c’era Giuliano Amato. Andammo ad accogliere l’ospite all’aeroporto di peretola e lo conducemmo a visitare la città. Singolare il colpo d’occhio della stretta di mano fra i due,come testimonia una foto dell’epoca riprodotta da Firenzepost.
UFFIZI – Kohl rimase colpito dagli Uffizi e dal Vasariano e più in generale dalle bellezze della città. Un pò quello che, magari neppure troppo inconsciamente, Renzi si è augurato organizzando l’incontro sotto il David con Frau Angela, per convincerla a ammorbidire le posizioni tedesche almeno in materia di crescita. Allora, nel settembre 1992, si era all’indomani della famosa manovra ‘lacrime e sangue’ del governo Amato I, i novantatremila miliardi di lire tra maggiori entrate e tagli alle spese che a sua volta aveva fatto seguito al prelievo forzato sui conti correnti. La situazione italiana era bruttissima, si era in pieno clima di mani pulite, e Amato la affrontò in modo radicale anche se il suo governo, l’ultima formazione di “pentapartito” (Dc, Psi. Psdi. Pri e Pli) era debole e venne falcidiato dagli avvisi di reato che costringevano i ministri alle dimissioni.
FIRENZE – In questo quadro il vertice italo-tedesco era veramente determinante: l’Italia doveva risollevarsi e chiedeva aiuto alla Germania. Il cancelliere tedesco Helmut Kohl, un cristiano democratico che è entrato nella storia come protagonista della riunificazione tedesca, ma che era al tempo stesso un grande europeista, aveva voluto il vertice a Firenze e aveva chiesto e ottenuto che fosse aperto da una passeggiata in città. La partenza del giro a piedi fu da Piazza Santissima Annunziata, statua del granduca Ferdinando, via dei Servi con sosta improvvisata per un caffè alla pizzeria d’angolo su piazza del Duomo, avanti verso Palazzo Vecchio e poi corridoio vasariano, passaggio sopra Ponte Vecchio, traversata dell’Arno e termine a Palazzo Pitti.
MONETA – Il vertice durò due mezze giornate e si concluse con un pranzo nel ristorante Latini. Narciso Latini volle regalargli un suo prosciutto ed Helmut Kohl, dopo aver ringraziato l’ospite, uscì dal ristorante avviandosi in via della Vigna Nuova con l’intenzione di fare shopping. In quell’occasione si discusse soprattutto della situazione monetaria: l’euro era ancora di là da venire, c’era il serpente monetario, ma anche allora la Germania era il paese determinante per le scelte economiche a livello europeo. Dopo i colloqui col Cancelliere tedesco Amato, evidentemente rassicurato, affermò: “Martedì saremo di nuovo nel sistema, state tranquilli”. Kohl aggiunse, come se non bastasse, a conferma delle parole del ‘dottor Sottile’: “Ho parlato con Major ed anche lui mi ha assicurato che presto pure l’ Inghiltera lo farà”.
CENA – La cena poi fu servita in prefettura, a anch’io collaborai col cerimoniale della Presidenza del Consiglio per la preparazione del menù, un menù in gran parte toscano: carpaccio di pesce spada, sedanini al pomodoro, tagliata di filetto alle erbe, bavarese di crema e cioccolato, caffè . Innaffiati di buon vino toscano bianco, rosso, e infine lo spumante.
MERKEL – La storia si è ripetuta quasi un quarto di secolo dopo. Angela Merkel ha accettato l’invito di Matteo Renzi, che ha fatto affidamento, oltre che sulle sue indubbie capacità di convincimento, anche sull’atmosfera della città e dei suoi tesori per far breccia nell’animo della Merkel, convincendola a tirare un po’ il freno sull’austerity e a allargare la flessibilità.
DAVID – La conferenza stampa finale, fatta dai due leaders proprio sotto il David di Michelangelo nel Museo dell’Accademia, ha confermato che anche questa volta l’incontro fiorentino è stato fruttuoso. L’Italia si presentava certo in condizioni migliori rispetto a quelle del 1992, ma ha ancora necessità dell’appoggio della Germania per far avanzare, a livello europeo, l’idea di una maggiore apertura verso la crescita e il lavoro. E Angela Merkel, affascinata sì dalle bellezze di Firenze, ma concreta come suo solito, ha confermato la fiducia nell’azione del nostro premier e nel programma delle sue riforme, tenendo però a sottolineare come quella del lavoro, il progetto del Jobs Act, sia quella fondamentale. Non per niente gli imprenditori tedeschi che operano nel nostro Paese, da lei incontrati in mattinata, avevano espresso la loro soddisfazione per la possibilità di poter assumere con maggiore facilità grazie alle nuove regole introdotte dal governo.
IDEALI – Anche questa volta dunque i temi economici l’hanno fatta da padrone, ma sia Renzi che la Merkel hanno concordemente sottolineato che il fattore monetario non è tutto, occorre che due laders responsabili creino le condizioni affinché i giovani possano credere nuovamente negli ideali europei, quegli ideali che hanno condotto i Padri dell’Europa e, in tempi più recenti, anche Helmut Kohl, a impegnarsi per l’unificazione del vecchio continente e per la salvaguardia di quei principi fondanti della nostra civiltà che vengono adesso messi in pericolo da fondamentalismi e atti terroristici. Angela e Matteo ufficialmente non hanno parlato di sicurezza e di terrorismo, ma credo che i recenti avvenimenti e la manifestazione unitaria di Parigi, ricordata da Renzi e alla quale erano entrambi presenti, siano comunque stati oggetto dei colloqui riservati, a quattr’occhi, che fra un pranzo e una visita culturale i due leaders si sono concessi.
Firenze può vantarsi di aver contribuito nuovamente a posare un mattone importante per la costruzione europea.